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domenica 14 agosto 2016

"RICICLO" il grido degli artisti. Donatella di Lallo, Justine Casertano, Simona D'Alessandro ed Antonio Della Porta in Mostra nella sala AXA di Campobasso


"RICICLO" il grido degli artisti!!!

Il Quotidiano del Molise
del 22 marzo 2012
di Paolo Giordano

Ancora una volta la Palladino Company ha aperto le sue porte all’arte e, questa volta, lo ha fatto con un intento altamente educativo. Non è una scoperta il nostro vivere in un’epoca di sfrenato consumismo, totalmente sommersi dalle immondizie soprattutto per la crescente produzione di rifiuti, eccessiva rispetto alle capacità di smaltimento. Inoltre bisogna tristemente prende atto che la Comunità Europea ha diffidato il Molise poiché dal 2009 non ha “fatto passi in avanti” nella raccolta differenziata. Dal 17 marzo nella sala AXA con la collettiva “Riciclo” quattro artisti molisani lanciano il grido d’allarme attraverso una proposta costruttiva ed affascinante. Arte ed artigianato si fondono in un elegante connubio che guarda al futuro attingendo alla Tradizione. 
Con riuso e riutilizzo si “producono” opere/oggetti belli e soprattutto di uso quotidiano. Però a dispetto del titolo provocatorio della mostra bisogna precisare che non si tratta semplicemente di “riciclare” bensì di “creare”. Pezzi di vetro e bottiglie in plastica (pvc) diventano eleganti monili e raffinati gioielli nelle mani della notissima Justine Casertano. Famosi i suoi
un "piatto" di Justine Casertano
meravigliosi piatti decorati con colori e disegni in stile personalissimo. Pezzi unici come, del resto, quelli degli altri espositori. Gioie ed accessori nascono dalle mani di Antonio Della Porta. 
una "sedia" di
Donatella di Lallo
Tra le materie prime utilizzate ci sono intonaci, laterizi e sanitari dismessi. Il Della Porta è specializzato nella lavorazione della ceramica ed ha brevettato una tecnica con cui il cotto viene ricostruito a freddo.
Nell’era dei giornali telematici dà soddisfazione constatare che il caro vecchio quotidiano cartaceo, dopo esser stato letto, ancora ha molto da dare e dire. Donatella Di Lallo e Simona D’Alessandro, in modi differenti, utilizzano la carta stampata. La prima, celebre per le “sculture comode”, manipolando la cartapesta genera sedie e mobilio (usando come scheletro anche vecchie suppellettili), plasma ciotole, bracciali e tanto altro in tinte dalle tonalità calde e vivaci. La D’Alessandro, invece, intrecciando giornali realizza svuota tasche, oggettistica per ufficio/studio, elementi d’arredo e -soprattutto- borse e borselli i cui accessori sono materiali di recupero: freni di bicicletta, cinghie di motori, tubi per acquario. Le pagine stesse delle riviste adoperate fungono da artistici decori. E se piove? Ci ha confessato l’autrice che: “una volta mi si è rovesciata una bottiglia d’acqua nella borsa… ancora la uso tranquillamente”.
La mostra, patrocinata dalla Provincia di Campobasso, sarà visitabile fino al 27 marzo però chi era all’inaugurazione ha potuto apprezzare i canti di Mariella Brindisi e Mario Mancini: due ricercatori, che hanno raccolto la tradizione orale dei canti popolari della valle del Fortore. Un tesoro destinato a scomparire ed invece preservato da un duro lavoro a suo modo “di recupero e riutilizzo”.
Gradevole e simpatica la conclusione con un buffet quanto mai originale: "tarallucci" e vino!
Un ironico menù gustato con estremo piacere dal folto pubblico intervenuto


un'opera di Donatella di Lallo



"La fortuna creativa nel simbolismo magico". Donatella di Lallo attraverso le sue opere, riciclando,evoca atmosfere di terre lonatane


"La fortuna creativa nel simbolismo magico".  
Donatella di Lallo, riciclando, 
 attraverso le sue opere evoca atmosfere di terre lonatane

Il Quotidiano del Molise
del 02/04/2011
di Paolo Giordano

“La fortuna creativa nel simbolismo magico” è il “titolo” della mostra di Donatella di Lallo visitabile dal 2 al 15 aprile presso la Palladino Company di Campobasso. In esposizione alcune sculture che l’occhio razionale degli adulti vedrà semplicemente come oggetti di cartapesta. Ma il “fanciullino” (dimorante in ognuno) percepirà la magia sprigionata da un mondo fantastico. Non si tratta di semplici sedie, bensì di autentici troni sontuosamente ornati e degni di mitici sovrani.
L’autrice impasta, modella, domina la cartapesta con abilità, inventiva e creatività. Ha alle sue spalle una trentennale esperienza artistica che, partendo da pregevoli quadri “classici” sia nello stile che nei soggetti, è giunta alle “maschere”, per approdare -un domani- a chi sa quali sconosciuti nuovi lidi. Donatella con molta umiltà ha sempre evitato le luci della ribalta, eppure ha un curriculum di tutto rispetto. In Molise ha esposto a Guardialfiera (2000), Torella del Sannio (2009), Oratino e Pesche (2010). A Campobasso è stata accolta dal Circolo Sannitico (1990) e dai Grandi Magazzini Teatrali (2009). Ma anche Zagabria (1989), Merano, Bolzano, Foggia (1998) e Viterbo
(2006) hanno ospitato le sue creazioni. Decine di quotidiani, periodici e riviste specializzate d’arte ed arredamento hanno trattato della sua produzione ed ha all’attivo il catalogo della personale “Sculture Comode” (2009). Le sue creature rimandano immediatamente all’arte etnica. I colori vivaci richiamano le musicalità latino-americane. L’aura sprigionata trasporta nelle realtà oniriche di Lewis Carroll, il padre di Alice nel paese delle meraviglie.
D’obbligo, in considerazione dei materiali di recupero utilizzati, un accenno alla “riciclarte” con la sua valenza sociale. Infine non è secondario l’essere al cospetto di stupendi e funzionali elementi di arredo per dimore di ogni genere.
Magistralmente, e con la dovuta competenza, è lo studioso Antonio Picariello ad accompagnare per i sentieri del variegato “paese delle meraviglie” di Donatella…”Queste opere propongono l’Italia come dimora aperta all’arte del pianeta intero e permettono alla staticità del corpo terrestre di poter danzare e lievitare  nella forma aurea dei cromatismi ornamentali carichi di simbolismi della natura a modello comparativo con le architetture ornamentali delle nostre pietrificate cattedrali medievali. È la ricerca della  forma fortunata dell’istinto architettonico  che l’artista  trasforma in gioco visivo, capace di scatenare passione giocosa nello sguardo dei bambini e degli adulti attraverso un sotteso riporto codificato ad altre civiltà lontane nel cuore e nella topologia dalla canonica affezione occidentale. Forse poetica relativamente  etnica,  ma certamente molto più avanzate nel pensiero animista dell’imponente statuaria e imbalsamata vocazione espressiva dettata dalla civiltà industriale di questo galleggiante
Occidente. Il cuore meridionale dell’Italia si risveglia senza fatica divorando colori e simboli inconsci che quest’arte pre-freudiana e post-junghiana getta ai cuori di chi vuole ritornare nel gioco bello del guardare e del sentire il pianeta. Una grande sedia colorata dove poggiano i sorrisi delle maschere intrise di spiritualità feconda.”
Il pregio basilare della vulcanica campobassana è, comunque, una sana ironia! In lei non c’è alcuna pretesa didattica né l’intento di lanciare messaggi epocali socio-filosofico-culturali per i posteri. La sua Essenza è positiva, solare. Ama visceralmente la Natura ed il genere umano. Chi ha le capacità e la professionalità per farlo coglierà, decifrerà e diffonderà quel che i suoi manufatti comunicano. Lo spettatore dovrà solo ascoltare i racconti narrati dalle sculture di cartapesta, spogliandosi da ogni tipo di sovrastruttura e mettendo a nudo il proprio animo. Seguendo, quindi, l’invito dell’artista stessa nell’esplorazione di “mondi lontani miliardi di anni luce, per tuffarsi con un brivido nel non-conosciuto, arrivando fino in fondo e riemergendo dopo aver toccato le corde più oscure e insieme più luminose di un mondo che galleggia, acqueo e pericoloso, nel profondo dell’anima. Usando il proprio coraggio per arrivare proprio là dove si teme, per scoprire quanti innumerevoli ed insospettabili mondi albergano dentro le risonanze moltiplicantesi dell’anima, come grotte comunicanti in cui suoni ed echi sciolti nel colore si mescolano e si rincorrono.”
Ma al di la di tutto interverranno, entusiastici, tantissimi fanciulli….dai quattro agli ottant’anni!

Donatella di Lallo e la Castellana: come trasformare un "rudere" in dimora.


Donatella di Lallo e la Castellana
come trasformare un "rudere" in dimora.

di Paolo Giordano

Il Quotidiano del Molise
06 ottobre 2010
La Castellana è una delle contrade alla porte di Campobasso.
E’ di fatto associata a Polese, infatti  a quest’ultima si fa riferimento ai fini della residenza, ma si estende su un colle a sè stante. 
Prende il nome da un antica costruzione, che come un castello domina da una radura le vallate sottostanti. Il toponimo si riferisce alla proprietaria di questo edificio, il cui nucleo più antico è costituito da un “torrione” del 1700 a pianta rettangolare. L’insediamento iniziale è sicuramente precedente, poiché le denominazioni dell’hinterland campobassano risalgono al periodo che va dal XV al XVII secolo.
In considerazione delle potenzialità strategiche del sito non è da escludere che si trattasse di una rocca d’avvistamento o di un vero e proprio feudo.
Con il trascorrere degli anni, sia per l’intervento umano e sia per cause naturali, è completamente scomparsa ogni traccia del passato, ma la struttura è stata trasformata in un’elegante dimora munita di portale e corte.
Completamente immersa in una lussureggiante vegetazione è ulteriormente valorizzata dalla salubrità dell’aria. Per il piccolo maniero, a causa dei processi di urbanizzazione che sono alla base dell’abbandono degli insediamenti rurali, era incominciato un periodo di degrado accelerato da costanti atti vandalici.
Mescolando la cruda realtà al mondo delle favole vien facile sognare che, per uno strano gioco del Fato, alcuni luoghi permeati di vita propria obbligatoriamente incrocino la loro storia con quella di persone “sui generis”. E chi è maggiormente deputata ad essere protagonista di una fiaba se non un’artista?
"La Castellana" portale
Donatella di Lallo e “la Castellana” si incontrarono verso la metà degli anni ottanta e fu subito amore a prima vista!
L’attuale filosofia di vita vuole che si demolisca ogni vetusto manufatto, per realizzare dei nuovi impersonali fabbricati. Contro ogni logica corrente la di Lallo, con perseveranza e caparbietà, ha lavorato negli anni ad un lento e graduale recupero di quella che poi è diventata la sua abitazione. E non importa quanto tempo sia trascorso prima di renderla vivibile. Tanto ancora c’è da realizzare, ma il gusto, la cura del particolare, il rispetto per le architetture hanno riportato all’originaria bellezza l’antica casa in pietra. Ma se il fortilizio in miniatura è tornato a risplendere lo deve alla passione profusa ed al coinvolgimento emotivo che non sono assolutamente comprensibili per l’ “homo economicus”.
Come inizia ad accadere in più parti d’Italia, si dovrebbe incentivare il restauro del “vecchio”,  invece di rilasciare un’infinità di nuove concessioni, a seguito delle quali vengono fagocitati senza pietà numerosi spazi verdi.
In contrada Polese l’antica torre, ritenuta da alcuni una colombaia o addirittura un granaio, un tempo testimonianza di fatiscenza, oggi è la bandiera di una rinascita. Nei progetti dei proprietari è ardentemente vivo il desiderio di trasformala in una biblioteca, dove raccogliere le centinaia di volumi in loro possesso.
In tutta sincerità non si potrebbe immaginare altrove l’atelier di questa poliedrica creativa e non si può pensare ad una Castellana che non abbia le fattezze di Donatella.


La Castellana