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lunedì 13 ottobre 2014

RISOLTO L'ENIGMA DELLO STEMMA DEI MONFORTE-GAMBATESA SIGNORI DI CAMPOBASSO

Il Quotidiano del Molsie
del 03/12/2013

di Paolo Giordano

L’Araldica, ovvero la “Scienza del Blasone”, non è un arida materia appannaggio di pochi appassionati, bensì è una “viva” disciplina accessibile a tutti coloro che vogliano, anche attraverso di essa, studiare l’evoluzione delle società e della Storia in generale.
Ci sembra, pertanto, quanto mai opportuno riprendere le fila di un discorso iniziato nell’aprile2012 con cui lanciammo una provocazione: lo stemma dei Monforte-Gambatesa, signori di Campobasso è in realtà l’Arme di Riccardo di Gambatesa (condottiero italiano, nato negli anni ’70 del 1200 e morto nel 1326) .
Fino ad ora si disponeva solo di indizi… anche se più di tre e quindi, come sosteneva Agatha Christie, sussisteva quasi una prova.
Stemma Monforte
(da "Dissertazione Istorico
Critica della Famiglia Monforte")
Lo stemma della famiglia Monforte, che vantava origini francesi, è “un leone di azzurro in campo d’argento sostenente uno scudetto di oro caricato di cinque code d’ermellino”. Di questa rappresentazione, nelle nostre terre, non se ne trova alcuna se non una famosa cartolina del Trombetta che riprende quanto riportato anche in Ziccardi-Albino (“I Cappuccini in Campobasso”, 1876).
In Molise, e solo qui, la nobile casata si fregiava di “una croce accantonata da quattro rose abbottonate”. Testimonianze maggiori ve ne sono a Campobasso: sul ponte levatoio del Castello, nel torrione meridionale dello stesso, su porta Sant’Antonio Abate, nell’atrio del Comune (da porta san Leonardo?). Non si possono assolutamente ignorare, però, ne lo scudo sull’acquasantiera di Santa Maria della Strada né tantomeno i due emblemi di Tufara, uno sulla porta cittadina e l’altro sul campanile della parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo. In Benedetto Croce (ed anche in Gasdia) si menziona solo la “croce accantonata di rose” e fino alla fine del 1800 gli studiosi scrivono sempre di Monforte-Gambatesa, mai solo di Monforte ed addirittura il Masciotta “parla” di famiglia Gambatesa (gli stessi signori cacciati nel 1465 da Campobasso, cioè i Monforte) relativamente al feudo di Tufara.
Il De Gingins, in un lavoro rimasto inedito, negò che Cola di Campobasso fosse “di quella famiglia” (Monfort di Francia), perché in realtà era un Gambatesa, ed avrebbe preso il nome Monforte per rivendicare l’eredità da un “ramo” in via di estinzione. Ma il Croce, autorità indiscussa per la conoscenza delle gesta di Nicola II, ribatte che “ciò non è esatto perché il conte di Termoli, al quale si allude, era esso stesso un Gambatesa, e perché questi Gambatesa erano veramente dei Monforte, che, per essersi estinta la famiglia Gambatesa, avevano aggiunto al loro proprio un secondo cognome: Monforte alias Gambatesa, come si trovano chiamati”
CAMPOBASSO
stemma Monforte Gambatesa
Ed è qui il punto cruciale: Riccardo di Gambatesa non ebbe figli maschi e, nominato tutore di Giovannuccio Monforte, maturò verso di lui un così profondo affetto da concedergli la mano della figlia Sibilia. Per salvare dall’estinzione il suo casato chiese ed ottenne, nel testamento, che il nipote Riccardello (figlio di Giovanni e Sibilia) aggiungesse al proprio cognome quello materno: Riccardo II, fu pertanto il primo Monforte-Gambatesa. Ciò ci lasciava supporre, con ragionevole certezza, che costui avesse fatto propria, oltre al nome, anche l’Arme del nonno.
Oggi finalmente ne abbiamo la prova inconfutabile. Nella “Blasonario della famiglie subalpine”, fondato e gestito da Federico Bona, è contenuto una stemma identico a quello dei Monforte di Campobasso che apparteneva (incredibile scoperta!!) a Riccardo di Gambatesa, signore di Roure e consignore di Maria nonché Siniscalco di Provenza, il quale transitò in quelle terre (cisalpine e transalpine) sin dagli inizi del 1300.

E’ finalmente stato possibile, pertanto, dichiarare risolto l’enigma dello stemma dei Monforte di Campobasso. Esso è unico in Italia, e ben diverso da quello dei Monfort di Francia, perché in realtà è il vessillo di quel virtuoso e “savio signore”, vincitore in battaglia dei Savoia e dei Visconti, che combatté in difesa di Genova in un assedio che fu paragonato a quello di Troia (1320). Riccardo di Gambatesa è oggi forse poco conosciuto in “patria”, ma, ai suoi tempi, fu ammirato, temuto, stimato e rispettato -dalla Sicilia alle Alpi- tanto dagli amici fidati quanto dai più acerrimi nemici.


STEMMA DI RICCARDO GAMBATESA
(Federico Bona - Blasonario Subalpino)


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