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mercoledì 30 gennaio 2013

Nel 1912 moriva il maestro Michele De Nigris autore del settenario dell'Addolorata e del Coro del "Teco vorrei Signore", cantato a Campobasso durante la processione del venerdì Santo.


Il Quotidiano del Molise
del 30/03/2012


di Paolo Giordano

la tomba del De Nigris nel cimitero di Campobasso
Ricorre quest’anno (2012) il centenario della morte del Maestro Michele De Nigris (nato nel 1828?). 
Fu docente di musica e canto al Mario Pagano, nella Regia Scuola Normale Femminile ed in quella tecnica “Vincenzo Cuoco”. 
Amato e rispettato da alunni e colleghi “dopo aver dato tutta la sua nobile esistenza all’arte, alla scuola ed alla famiglia” si spense serenamente in tarda età, a 84 anni, il 27 gennaio 1912. Educò all’arte musicale anche attraverso testi da lui stesso scritti come “Ristretto di Grammatica Musicale”. Il De Nigris, comunque, è ben noto per i suoi componimenti, regolarmente infatti ogni anno i campobassani (e non) sono affascinati e sconvolti nel profondo dell’anima da due sue opere: il settenario dell’Addolorata ed il suggestivo coro del venerdì santo (la cui trascrizione per "banda" è opera del noto musicista Lino Tabasso).
Nel “Teco vorrei Signore”, che accompagna il Cristo morto in processione per le vie cittadine, musicò le prime due strofe dell’introduzione alla via crucis comunemente attribuita all’abate Pietro Metastasio.
Il "Teco vorrei"
nella trascrizione per banda di L. Tirabasso (archivio Cattedrale)
da "Campobasso Capoluogo diel Molise" Palladino Editore
Il Settenario, invece, datato secondo alcuni 1890 (Giuseppe Di Fabio, Eduardo Di Iorio) e 1891 secondo altri (Letizia Bindi, Giovanni Mascia), è il tradizionale struggente canto che si alterna con le preghiere recitate durante i 7 giorni (sabato-venerdì) che precedono la Domenica delle Palme. 
Il titolo dell’inno è “Oh, di Gerico Beata” ma da tutti è conosciuto come “zuchetezu” o “zucheta-zù” o ancora “zù ctè zù”, termine di varia interpretazione. 
Giovanni Mascia scrive di “voce onomatopeica ispirata dal fraseggiare profondo dei contrabbassi”, Letizia Bindi ed Elia Rubino lo “traducono” con “botta e risposta” – “domanda e risposta”. 
Sarebbe, insomma, una parola dialettale che indica il dialogo tra violini e contrabbasso (o solamente contrabbasso) che chiude le varie parti. 
Non è assolutamente da escludere che ci si riferisca alla struttura del canto in cui le voci si intrecciano continuamente l’una all’altra (canto e controcanto). Il canonico Giuseppe Di Fabio suppone, infine, che abbia origine “dalle ultime note del canto stesso”. E’ altamente spirituale quel che il compianto don Armando Di Fabio ravvisa nelle intenzioni del Maestro.
La Cappella (oggi chiusa)
in cui sono conservate
le spoglie mortali del musicista
L’incipit è costituito da iniziali “note di assonanza molto stridenti che stanno ad indicare la “rabbia” dell’uomo di fronte al dolore, ma poi nella contemplazione di Dio, che accetta il dolore e la sofferenza e di più la morte per noi, la musica si placa fino a coinvolgere tutti e far dire: “fa che io teco viva e spiri ché felice ognor sarò”.Nella storica chiesa di Santa Maria della Croce gli intervenuti, molti dei quali con i capelli bianchi, regolarmente si commuovono ascoltando le parole e le note dello “zuchetezu”. 
Eppure del De Nigris rischiano di perdersi irrimediabilmente sia le notizie biografiche che quelle artistiche. 
La sua tomba, come quella di tanti altri personaggi molisani, versa in un vergognoso stato di degrado e di abbandono. 
Ma del resto…molliter ossa cubent! Dolcemente i resti mortali riposino, mentre noialtri, inutilmente, in battaglie forse già perse in partenza tanto ci affanniamo!

5 commenti:

  1. Purtroppo si vuole mettere in evidenza solo la bravura del Maestro Colasurdo che è arrivato ad essere qualcuno ed ha fare carriera solo grazie alla generosità e bontà di Don Armando Di Fabio mai purtroppo ricambiata. Perché il maestro non ha effettuato qualche iniziativa per rendere più degna la sepoltura del Maestro De Nigris vero autore del settenario. Ma bisogna sempre esibirsi per dimostrare alla cittadinanza la propria bravura. Ma la popolazione conosce la verità!

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    1. Nel mio articolo, oramai di quasi un anno fa, non c'è nulla di collegato a quanto accade ai nostri giorni.
      Il mio intento era appunto quello di richiamare l'attenzione sul De Nigris. Sono forse stato tra i primi se non il primo, ma come al solito non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire: totale silenzio e disinteresse da parte di chi ha le redini della nostra storia presente.
      L'unico accadimento è stato la chiusura della cappella perchè probabilmente qualche lapide sarà pericolante (come accade in quasi tutte le vecchie cappelle gentilizie).
      Mah....

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    2. Signor Paolo queste cappelle non vengono chiuse perché pericolanti ma per impossessarsi delle stesse da parte dei politici comunali mettendo sotto la chiave pericolante come giustificazione per l'appropriazione delle stesse. Vadasi a vedere alcune situate al vecchio cimitero sullo spiazzale dell'ingresso.

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  2. Un centenario che andava onorato. Una piccola imprecisione.
    La trascrizione per banda del "Teco vorrei" è opera del noto musicista Lino Tabasso, come ho accertato de visu, nel proporre al fotografo la partitura, e come correttamente annotato nel saggio "Aspetti di folclore religioso, storico e letterario" ricompreso in "Campobasso. Capoluogo del Molise" vol. II.

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  3. All'erta stò!
    Nella didascalia della foto l'avevo scritto, ma recependo la tua preziosa segnalazione provvedo ad inserirlo anche nell'articolo.
    E' pur vero che nel post c'è solo il ricordo del De Nigris senza scendere in dettagli tecnici.
    Però ogni notizia in più deve essere opportunamente evidenziata.
    Penso che come ho "corretto" possa andare.
    Grazie.

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