Pensieri



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venerdì 22 giugno 2012

Chiara Mastropietro volontaria della dea Mefite. Storia di una novella Schliemann presso gli scavi archeologici del santuario italico di San Pietro di Cantoni in agro di Sepino (CB).


Il Quotidiano del Molise
del 13 febbraio 2011

di Paolo Giordano

Chiara Mastropietro
In Molise operano dei novelli Schliemann che, pur sperando in uno sbocco occupazionale, lavorano “gratis et amore dei” presso gli scavi archeologici del santuario italico di San Pietro di Cantoni in agro di Sepino. Un’area sacra recinta di mura megalitiche a quasi 700 mt sul livello del mare, ubicata tra l’insediamento difensivo di Terravecchia e l’area di mercato e produzione di Altilia. La notizia, già nota agli addetti del settore, è stata raccontata in un ampio articolo di Feole pubblicato da ”il Quotidiano” il 09 agosto 2010: I Volontari della dea Mefite”. Subito è nata, alimentandosi progressivamente, una curiosità: che faccia avranno i volontari della dea?”
Chiara Mastropietro è una di loro, poco più che ventenne, ben lontana dallo stereotipo della studiosa. E’ un’esile e bella ragazza figlia della sua epoca, che segue la moda e non sembra assolutamente un topo di biblioteca. Dopo la prima domanda scruta l’interlocutore con i suoi occhi chiari. L’iniziale apparente imbarazzo è scomparso ed ora è lei, con il suo sguardo deciso, a gestire l’intervista.


articolo di
Leopoldo Feole
del 09/08/2010
Come ti sei ritrovata a vivere questa avventura dall'innegabile gusto romantico?
La vita è un susseguirsi di coincidenze! Da sempre sono stata attratta ed affascinata sia dall’archeologia che dal restauro. Ho una grande passione per il mondo dell’arte ed ho cercato di “qualificarmi” anche con studi appropriati. Ho avuto la fortuna di conoscere il professor Maurizio Matteini Chiari, responsabile scientifico dello scavo in questione, che mi ha subito”arruolata”. Oramai da sei anni sono l’unica costantemente presente in questo cantiere.
Certamente mi ha emotivamente coinvolto il culto qui praticato: una divinità femminile che tutelava la maternità e gli affetti domestici… dunque la fertilità. Tutto ciò in una lontana epoca di violenze e brutalità
Durante la campagna di scavo c’è stato qualche rinvenimento o scoperta che ti ha suscitato particolari emozioni?
una sepoltura
Devo sfatare l’idea diffusa dei reperti che saltano fuori belli, sani e lucenti! Si scava tanto prima di rinvenire qualcosa. Agli inizi non si riesce a distinguere cosa ci sia nella terra. Alla lunga poi ci si “fa l’occhio” per cui tra chiodi, monetine e pezzi di ceramica solo l’esperienza permette di identificare frammenti importanti. Il mio ricordo è legato al primo ritrovamento personale. Eravamo in tre su un “quadrato” (lo scavo è suddiviso in un reticolato di quadrati 4 mt x 4 mt) ed è apparsa la foderatura in pietra e laterizi della tomba di un uomo. Essa era priva di arredi ed è attualmente in fase di studio.
Chi è peggior nemico di questo importante sito archeologico: il saccheggio dei tombaroli o il disinteresse degli organi competenti?
I tombaroli di certo! Il danno non è solo la sottrazione di oggetti ma come essa avviene. Noi scaviamo per strati. Appena cambia la tipologia del terreno ci fermiamo per effettuare rilievi tecnici e fotografie, stilando le opportune relazioni. I tombaroli arrivano armati di metal detector, scavano, distruggono, “schifano” (quasi prendendoci in giro) chiodi, pezzi di bronzo ed ogni altro pezzo di metallo inutile e rubano tutto quel che possono. Il nostro lavoro viene di fatto rallentato perché dobbiamo ripristinare lo status quo. Una volta hanno divelto il lastricato del Podio arrecando danno e perdita di tempo, quindi di risorse economiche. Certo… se gli organi competenti si preoccupassero di prevenire….
Che percezione hanno i tuoi amici e coetanei di questo tuo "impegno”?
Quasi tutti, in prima battuta, chiedono “chi me lo faccia fare” a stare ore ed ore sotto ad un sole impietoso frugando nella terra. Io, poi, offro il fianco quando trasporto nella quotidianità l’esperienza di “volontaria”. Ad esempio mi è capitato, tra l’ilarità generale, di fissare un muro qualunque alla ricerca dei punti opportuni per i rilievi, come se fossi sullo scavo. Però, in fondo, sono affascinati sia dalla mia attività e sia dall’alone di mistero che avvolge il Santuario. Il punto zero (il più alto) è a quasi 666 mt sul livello del mare. Numero che tradizionalmente si associa al demonio (nell’Apocalisse sarebbe un riferimento all’imperatore Nerone). Poi c’è il “muro del sonno”. Una struttura a nord del Podio, dove chi lavora è vittima di crisi di sonno. E’ accaduto anche a me, sia da sola che con un’amica. Ci aggiravamo fresche e pimpanti per tutta l’area, ma quando ci accostavamo al muro del sonno…
Quale futuro professionale pensi ci possa essere, in Molise o altrove, per “i volontari della dea Mefite”? E comunque come speri di non vanificare questa tua esperienza?
Nell’immediato sembrerebbe nessuno! Personalmente, però, sono tanto “cresciuta”: turni, orari, fatica, vita “comunitaria” con autogestione (gli addetti alloggiano nell’area archeologica di Altilia). Si impara a condividere ed a convivere. Comunque stiamo acquistando una specifica professionalità che teoricamente potrebbe aprire molte prospettive. Bisognerà vedere “dove andrà il mondo”. Io credo fermamente che ognuno di noi riuscirà a fare tesoro di quanto vissuto in questi anni.
Rivolgi un appello in difesa delle sorti di San Pietro di Cantoni, lanciando una tua proposta di tutela e valorizzazione!
Il minimo indispensabile è l’istallazione di telecamere e sistemi di allarme. Una recinzione sarebbe più che necessaria, ma mancano i fondi. Con il materiale rinvenuto, molto di inestimabile valore, si potrebbe allestire un museo stabilmente aperto. Certo ogni iniziativa dovrebbe essere frutto di un’interazione almeno tra Regione, Provincia, Ministero e comune di Sepino. L’ubicazione del Sito è strategica sull’arteria di collegamento Roma-Foggia. Si potrebbe creare un indotto per gli artigiani con la riproduzione dei tanti meravigliosi monili rinvenuti e per i ristoratori con “menù sanniti” studiati ad hoc.
Ma tante attività potrebbero sorgere grazie ad un progetto turistico-culturale che colleghi -per iniziare- San Pietro, Altilia e Boiano. Già sarebbe una eccellente base di partenza! Essenziale è il confronto con altre regioni dove ci sono paesini che creano quasi dal nulla incredibili attrazioni per i turisti.
Ma forse sono troppo giovane e per questo entusiasticamente incline a “mandare la fantasia al potere!”


 foto del "cantiere"







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