"Il Quotidiano del Molise" del 08 febbraio 2014 |
di Paolo Giordano
la Galleria ARTES |
L’importante evento, curato da Francesca Della Ventura e Tommaso Evangelista, analizza quella che potrebbe essere ritenuta l’unica autentica linea artistica molisana, riunendo –per la prima volta– tutti i grandi pittori figurativi che hanno operato in Molise.
Tale “corrente” è generalmente ritenuta anacronistica, eppure la mancanza di
legame con le “avanguardie” (che ben tardi arriveranno in Regione grazie al
Premio Termoli) ha caratterizzato la cultura locale, non tagliando fuori il
Molise dal panorama nazionale, bensì consentendo la nascita di una vera e
propria Scuola, quella di Campobasso.
Fu il compianto Lino Mastropaolo (?) a
coniare tale definizione riferendosi al gruppo di artisti che si ispira a
Trivisonno, o che ne sono stati allievi, o che, comunque, ne hanno subito
influenza.
Unitamente al Maestro Amedeo, un talento “fuori dal tempo”, ma
pienamente inserito nella Storia dell’Arte Italiana, è stata parimenti
determinante un’altra personalità totalmente diversa: il bohemien Marcello
Scarano.
Insomma, è offerta al visitatore (dal
21/12/13 al 12/02/14), in un ambiente di forte spessore tecnico e qualitativo,
una rassegna completa ed esplicativa dei figurativi molisani.
Le opere sono atemporali e con una valenza universale. In esse si riscontra l’attenta ricerca formale e la cura di quei valori che sono alla base della buona pittura.
Le opere sono atemporali e con una valenza universale. In esse si riscontra l’attenta ricerca formale e la cura di quei valori che sono alla base della buona pittura.
Aprono la mostra i quadri di
D’Attellis tra i quali la “discarica” in cui la Venere di Urbino del Tiziano viene
deposta (all’ombra del Monforte) su un camion della nettezza urbana: inquietante
ed inconfutabile icona della furia iconoclasta della nostra epoca.
Un autentico
scoop le opere dell’isernino Ucciferri, cariche di sensualità ed analisi dell’identità
della persona, che da oltre 5 anni non erano ammirate da un pubblico.
donna col costume di Frosolone (Gilda Pansiotti) |
Particolare
l’accostamento di due “crocifissioni”: quella di Pettinicchi, con la sua struggente
distorsione dei corpi, e quella di Oriente che, memore dei toni espressionistici
del Pettinicchi, caratterizza la scena con una variegata e grottesca umanità.
Fresche e vitali le sculture di
Manocchio, d’effetto il neorealismo di Genua, di grande qualità la pregevole
produzione di Paglione, còlto negli aspetti più intimi e nascosti del suo
religiosissimo animo.
L’unica presenza femminile è la milanese Gilda Pansiotti,
molisana d’adozione, che dopo aver esposto nella Berlino degli anni ‘30 ed in
diverse biennali organizzate durante il “ventennio”, si innamorò della XX
piccola regione. Sua una serie di costumi popolari: nei locali di Artes la
“donna col costume di Frosolone”.
Autoritratto (Scarano) |
Affascinate, infine, il dialogo
tra i due Maestri i cui capolavori sono collocati nello stesso spazio gli uni
di fronte agli altri.
Scarano sia con la sua pennellata densa, che si rifà alla
Scuola Romana, e sia con l’inconfondibile tratto quasi impressionista.
Trivisonno (anche) con un autoritratto che richiama proprio la tecnica di
Marcello Scarano e con un sorprendente bozzetto “barocco” (Natività), in cui le
figure emergono, estratte dall’ombra, grazie ad un sapiente uso del pennello.
Nell’ultima sala due autori in cui si concretizza una sorta di epilogo.
Di Toro che, ispirandosi a Guttuso, incarna l’ultima propaggine di realismo
sociale ed il romano Papa che, avendo affrescato la Cattedrale di Bojano,
rappresenta la continuità dell’Arte Sacra in Molise, di cui Trivisonno e
“l’allievo” Paglione sono gli indiscussi capiscuola.
Parrebbe, quindi, che la Mostra
si concluda con un interrogativo sulle incertezze del “domani”: quale sarà il
prosieguo della linea figurativa e realistica nell’arte molisana?
Autoritratto (Trivisonno) |
Crocifissione (Pettinicchi) |
Crocifissione (Oriente) |