Nihil sub sole novum!
Ed allora vale la pena di riprendere un articolo relativo ad un problema ancor oggi estremamente attuale: le aperture domenicali dei negozi.
Lo scritto è del 2012, ma sembrerebbe che non abbia -purtroppo- perso la sua attualità.
Al di là delle Leggi è da chiedersi se i Credenti non dovrebbero essere automaticamente "obiettori", nel rispetto dei dettami della Chiesa Cattolica?
Chi ha come obiettivo il proprio interesse persegue il guadagno con tutti i mezzi leciti: e non lo si può assolutamente biasimare.
Scarsa, invece, appare la coerenza (e la conoscenza della dottrina) da parte sia di esercenti, che di acquirenti, cattolici.
Chi ha come obiettivo il proprio interesse persegue il guadagno con tutti i mezzi leciti: e non lo si può assolutamente biasimare.
Scarsa, invece, appare la coerenza (e la conoscenza della dottrina) da parte sia di esercenti, che di acquirenti, cattolici.
Il Quotidiano del Molise del 13 novembre 2012 |
di Paolo Giordano
Domenica 25 novembre (2012) Confesercenti e Federstrade, con la condivisione della C.E.I.,
inizieranno la raccolta di firme per proporre in Parlamento una legge
di iniziativa popolare per abolire la liberalizzazione degli orari di
apertura degli esercizi commerciali.
La norma introdotta dal decreto
Salva Italia ha tolto alle Regioni la podestà di disciplinare i
calendari d’apertura, in base alle esigenze territoriali, con la
speranza di portare benefici ad un’Economia sempre più in crisi.
Il risultato finale è stato sia il calo dei consumi che
dell’occupazione: neppure per gli operatori della grande
distribuzione l’aumento dei costi è stato compensato da quello
delle vendite. Oltre a ciò si sottrae la domenica all’Uomo,
svuotando il “settimo giorno” della sua valenza di “riposo ed
unità per i nuclei familiari”. E’ appunto per questo che la
C.E.I., anche per restituire dignità al lavoro, appoggia
l’iniziativa.
L’arcivescovo di Campobasso-Bojano Giancarlo
Bregantini (presidente della commissione per i problemi sociali e il
lavoro, la giustizia e la pace) auspica che il 25 i parroci radunino
i commercianti delle loro parrocchie per raccogliere le firme sui
sagrati, da sempre luoghi di incontro tra i cristiani ed il
Territorio.
Non sarà una battaglia confessionale, ma una scelta
antropologica.
Del resto l’Europa insegna: in Germania, Francia,
Spagna, Belgio e Olanda di domenica le saracinesche restano chiuse. I
Cristiani, comunque, dovrebbero conoscere i fondamentali della
propria Fede! Il Catechismo della Chiesa Cattolica proclama
chiaramente che come Dio cessò il 7° giorno da ogni lavoro, così
anche la vita dell’uomo è ritmata da lavoro e riposo.
L’istituzione del Giorno del Signore (dies domini = domenica) offre
la possibilità di godere di riposo e tempo libero per curare la vita
familiare, culturale, sociale e religiosa. In tale giorno ci si
dedicherà ad opere di misericordia e/o si potranno distendere corpo
e mente. I fedeli sono chiamati a vigilare affinché legittime
giustificazioni non creino abitudini pregiudizievoli per la
religione, la vita familiare, la salute. Nel tempo libero i cristiani
dovranno ricordasi dei bisognosi e di coloro che non possono
riposarsi a causa della povertà o della miseria. Non bisognerà
trascurare le opere di bene e gli umili servizi di cui necessitano
malati, infermi ed anziani. Andranno coltivate anche le attenzioni
per parenti ed amici, dedicandosi inoltre a meditazioni, riflessioni
e studio per la crescita della vita interiore. E quando certuni
lavori impediranno ciò ci si riserverà in altri momenti il
sufficiente e necessario tempo di libertà.
In conclusione
“nonostante le rigide esigenze dell’economia, i pubblici poteri
vigileranno per assicurare ai cittadini un tempo destinato al riposo
ed al culto divino. I datori di lavoro hanno un obbligo analogo nei
confronti dei loro dipendenti”. (sez. II, cap.1 art. 3, da 2184 a 2188)