scena da "La dolce vita" |
La
scena iniziale de “La dolce Vita” di Fellini, in cui una statua del Redentore
sorvola Roma in elicottero, sembra voler anticipare il passaggio di reliquie di
Santi avutosi nel Molise in questi ultimi mesi.
Tale
fenomeno sarà la risposta ad una crescente esigenza di spiritualità?
O un
tour propagandistico per richiamare l’attenzione, in un Sud da sempre recettivo
a questi temi che potrebbero sembrare anacronistici? Ognuno risponderà in base alle più profonde convinzioni personali.
Il termine
reliquia indica, principalmente, le spoglie mortali o una parte di esse,
appartenute ad una persona venerata come santo o semplicemente famosa. Se ne
può, quindi, parlare anche in ambito laico, come nei casi di conservazione di
ciocche di capelli o di calchi di parte del corpo di personaggi illustri. La
dottrina della chiesa è ferma nel dichiarare che non si è dinnanzi ad atti
assimilabili a pratiche magiche o superstizioni. Questi avrebbero efficacia di
per se stessi, mentre le reliquie sono solo una testimonianza che rimanda a
persone “che in vita si sono distinte
per l’esercizio delle virtù cristiane in forma eroica o hanno dato la vita a
causa della fede”.
Reliquiario in Santa Maria della Croce a Campobasso |
I
Santi non sono altre divinità, bensì “alleati” che intercedono nella richiesta
di una “Grazia”, che viene comunque (caso mai) concessa esclusivamente da Dio. L’approccio
sbagliato di troppi fedeli rende comprensibili i casi in cui, all’interno della
comunità cristiana, si è tentato di annullare del tutto la devozione verso le
reliquie. Esempio eclatante, ancora attualissimo, è la novella di Frate Cipolla
in cui “promette a certi contadini di
mostrar loro la penna dell'agnolo Gabriello; in luogo della quale trovando
carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo”.(Boccaccio,
Decameron, giornata VI, novella X). Non c’è stata, però, una flessione
nell’affezione a tale culto e del resto, nei secoli, per conservare i resti
mortali dei Santi si sono realizzati reliquiari, altari, cappelle ed,
addirittura, chiese: San Pietro e San Paolo –in Roma- sorsero sulle tombe degli
Apostoli.
Il
transito in Molise “di alcuni santi” permette anche di approfondirne la storia
e di comprenderne la vita.
Nella
formazione ed istruzione dei Cristiani, particolarmente in un’epoca di
secolarizzazione e di progresso tecnologico (grazie al quale si accede
facilmente alle più svariate forma di conoscenza), è importante confrontarsi
con queste figure di testimoni della Fede, riscoprendone l’esempio e
studiandone le opere. Il catechismo della Chiesa Cattolica rispetta e tutela le
forme di pietà e religiosità popolare (art. 1674-1675). Tali pratiche, pur se non
basilari per la fede cristiana, sono rispettabilissime nella misura in cui
concorrono al miglioramento dell’essere umano. I non credenti ed i modernisti ritengono
che queste manifestazioni siano l’inizio della fine dell’istituzione
ecclesiastica. Una “fine” “iniziata” troppi secoli fa per essere realmente
“finale”!
E’
necessario, comunque, che si curi la formazione trasmettendo i giusti
insegnamenti, affinché si possano evitare episodi come quello che si narra
accaduto in una chiesa napoletana.
La leggenda
racconta di un fedele che, non ricevendo la grazia richiesta a San Gennaro,
capovolgendo completamente i termini del discorso, si rivolse alla statua del Cristo
dicendo: “Gesù! Ditecelo voi a san
Gennaro che mi facesse la grazia!”
reliquiario in Santa Maria della Croce
a Campobasso