il Quotidiano del Molise del 13/11/2012 |
di Paolo Giordano
Domenica
25 novembre Confesercenti e Federstrade, con la condivisione della C.E.I.,
inizieranno la raccolta di firme per proporre in Parlamento una legge di
iniziativa popolare per abolire la liberalizzazione degli orari di apertura
degli esercizi commerciali.
La norma introdotta dal decreto Salva Italia ha
tolto alle Regioni la podestà di disciplinare i calendari d’apertura, in base
alle esigenze territoriali, con la speranza di portare benefici ad un’Economia
sempre più in crisi. Il risultato finale è stato sia il calo dei consumi che
dell’occupazione: neppure per gli operatori della grande distribuzione
l’aumento dei costi è stato compensato da quello delle vendite. Oltre a ciò si
sottrae la domenica all’Uomo, svuotando il “settimo giorno” della sua valenza
di “riposo ed unità per i nuclei familiari”.
E’ appunto per questo che la
C.E.I., anche per restituire dignità al lavoro, appoggia l’iniziativa. L’arcivescovo
di Campobasso-Bojano Giancarlo Bregantini (presidente della commissione per i
problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace) auspica che il 25 i
parroci radunino i commercianti delle loro parrocchie per raccogliere le firme
sui sagrati, da sempre luoghi di incontro tra i cristiani ed il Territorio. Non
sarà una battaglia confessionale, ma una scelta antropologica. Del resto
l’Europa insegna: in Germania, Francia, Spagna, Belgio e Olanda di domenica le
saracinesche restano chiuse.
I Cristiani, comunque, dovrebbero conoscere i
fondamentali della propria Fede! Il Catechismo della Chiesa Cattolica proclama
chiaramente che come Dio cessò il 7° giorno da ogni lavoro, così anche la vita
dell’uomo è ritmata da lavoro e riposo. L’istituzione del Giorno del Signore
(dies domini = domenica) offre la possibilità di godere di riposo e tempo
libero per curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa. In tale
giorno ci si dedicherà ad opere di misericordia e/o si potranno distendere corpo
e mente.
I fedeli sono chiamati a vigilare affinché legittime giustificazioni
non creino abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita familiare, la
salute. Nel tempo libero i cristiani dovranno ricordasi dei bisognosi e di
coloro che non possono riposarsi a causa della povertà o della miseria. Non
bisognerà trascurare le opere di bene e gli umili servizi di cui necessitano
malati, infermi ed anziani. Andranno coltivate anche le attenzioni per parenti
ed amici, dedicandosi inoltre a meditazioni, riflessioni e studio per la
crescita della vita interiore. E quando certuni lavori impediranno ciò ci si
riserverà in altri momenti il sufficiente e necessario tempo di libertà.
In
conclusione “nonostante le rigide esigenze dell’economia, i pubblici poteri
vigileranno per assicurare ai cittadini un tempo destinato al riposo ed al
culto divino. I datori di lavoro hanno un obbligo analogo nei confronti dei
loro dipendenti” (cap.1 art. 3, 2184-2188).
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