di Paolo Giordano
Quando la fontana di Cacciapesce fu restituita alla Città si diffuse un entusiasmo collettivo. Campobasso ritrovava un importante pezzo della sua storia che si credeva irrimediabilmente perduto. Ciò induceva anche a perdonare il fatto che dopo averla smontata, danneggiata, smembrata e trafugata la si fosse riconsegnata ad un privato, perché la utilizzasse quale biglietto da visita per il nuovo quartiere da egli stesso realizzato. Non mancarono delle perplessità… ma furono etichettate come “le solite critiche da provinciali eternamente scontenti”. Stranamente, però, tutti coloro che nell’infanzia avevano sguazzato accanto alla fontana la ricordavano più imponente: “ma che hanno fatto…l’hanno rimpicciolita?!”
Oggi dopo aver attentamente osservato, studiato e valutato il reinserimento del monumento nel tessuto urbano ed architettonico del capoluogo il giudizio finale è tutt’altro che positivo. Pur essendo stato modificato il basamento (che i testimoni oculari ricordano più alto) è proprio la collocazione a “ridurne” le dimensioni. Nella sua precedente “vita” essa dominava su una vasta piazza triangolare, mentre oggi è relegata alla fine della discesa di corso Bucci, seminascosta tra le case e soffocata dalle bancarelle. Prima “dialogava” con palazzi importanti quali il Seminario e la Caserma dei Carabinieri, oggi ha per dirimpettaio un bagno pubblico.
La Fontana era in un luogo di grande vita ed i bambini vi giocavano accanto, pur se rimproverati dai genitori che temevano potessero cadervici dentro. Nel succitato triangolo venivano ospitate le “giostre” e durante la Guerra gli alleati vi accatastarono enormi quantità di generi alimentari.
La vicinanza del Monopolio di Stato significava movimento e passaggio continuo di persone e carretti (come testimoniato dalle foto d’epoca). Era un punto nevralgico socio economico ai confini tra la città Murattiana, la periferia ed il mondo intero, considerata la vicinanza della Stazione Ferroviaria. Non sono da trascurare i corteggiamenti ed i furtivi incontri tra le fanciulle mandate a prender l’acqua ed i loro giovani spasimanti. Oggi, dopo un breve periodo di “non è potabilità” le 6 cannelle sono tristemente asciutte. Una ringhiera in ferro, per quanto artistica, separa il manufatto dai passanti… dal calore della gente! La sua utilità sociale è, quindi, scomparsa come i troppi pezzi mancanti che sono stati reintegrati.
Con il “senno di poi” tanti altri siti si sarebbero potuti individuare, ma quel che infastidisce è ancora una volta la supponenza con cui si prendono decisioni in barba al parere del popolo sovrano.
un interessante "studio" della Fontana per gentile concessione di Roberto Morfini da Campobasso |
Nessun commento:
Posta un commento