Il Quotidiano del Molise del 05 agosto 2015 |
di Paolo Giordano
“Come è piacevole e melanconico
passeggiare fra quelle parlanti mura, allorché il sole che scende all’occaso le
indora, con i suoi morenti raggi! E quando raccolto in te stesso siedi su uno di quei sassi, i pensieri volano ai tempi
che furono, a quei tempi nei quali colà tutto era vita, moto, destrezza,
valentia e coraggio”. In tal modo nel 1910 il giornalista, storico e
ricercatore Alfonso Perrella esprimeva le sue intime sensazioni nel passeggiare
sulla sommità “della collina Monforte”.
IL MASCHERONE (foto Mario Ziccardi) |
Ancor oggi, in alcune giornate dalla
luce particolarmente irreale, è oltremodo ritemprante per lo spirito aggirarsi
nelle stradine del Borgo Antico, oramai quasi del tutto deserte, percependo
ancora l’eco lontana dei suoni, dei
rumori e degli schiamazzi di chi le abitò nei tempi passati.
Prediletta compagnia è la memoria
dei vari letterati che nei secoli studiarono le antiche vestigia, percorrendo
chiassi e viuzze. Si percepiscono nettamente le “ombre” di Gasdia, Padre
Eduardo,Uberto D’Andrea e tante altre gradevoli presenze: dame, fate, cavalieri
e gnomi… dalla Civerra a Mazzamauriello.
Improvvisamente forte è la
sensazione di essere osservati proprio da una di queste “concrete” forme di
vita! Ed è in uno dei vicoli nei pressi della chiesa di San Bartolomeo che
fantasia e realtà si fondono in maniera quasi indiscindibile.
Un volto curioso e grottesco ci
osserva… apparentemente in maniera malevole. Ma non è un genietto malvagio che
ci scruta da circa tre metri di altezza, bensì uno stravagante elemento
architettonico tardo settecentesco in terracotta. Per darne esatta e
dettagliata descrizione utilizziamo una scheda tecnica pubblicata di recente
dallo studioso Mario Ziccardi:
interno dell'elemento architettonico (foto Mario Ziccardi) |
“Questo particolare elemento
architettonico si presenta come un semicilindro sporgente dal muro con una
forma tubolare a gomito in corrispondenza del mento. Indagando all’interno si
rivela come un solido cavo con il fondo piatto; è il terminale di una
conduttura proveniente dal tetto o dall’interno della casa e serviva
principalmente per raccogliere e convogliare l’acqua, assolvendo le funzioni
dei famosi doccioni medievali, infatti la caratteristica principale è il suo
aspetto mostruoso. Si credeva che demoni o esseri maligni potevano entrare in
casa minacciando gli occupanti e questo punto poteva essere vulnerabile poiché
forniva un accesso diretto alla dimora. Il suo aspetto mostruoso e grottesco
serviva a tenere lontani gli elementi negativi e malvagi proteggendo la casa e
i suoi abitanti.”
Un “nume tutelare” allora e non un
malvagio essere… ma soprattutto un’ennesima importante testimonianza del
passato, sopravvissuta alla furia iconoclasta degli ultimi decenni.
E mentre “il sole scende all’occaso
indorando, con i suoi morenti raggi” le mura delle antiche case… la Città
vecchia ancora ci regala piccole scoperte ed affascinati storie.
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