Se dovrà tornare a vivere perché hanno stanziato soldi per la creazione di un dipinto da cancellare?
Il mercato coperto di Campobasso sfondo per i murales
Il Quotidiano del Molise del 12/10/2011 |
di Paolo Giordano
Agli inizi di ottobre 2011 si è concluso a Campobasso il festival Draw The Line dedicato alla street art. L’ultimo artista a partecipare è stato Ericailcane che ha realizzato un “mega vento” lungo il perimetro esterno del Mercato Coperto.
Fermo restando che non si vuole assolutamente entrare in merito a valutazioni artistiche, è bene interrogarsi sull’opportunità di inserire la struttura progettata dall’ingegner Enrico Mandolesi in questo programma di riqualificazione urbana. Se è vero che si tratta di un complesso in stato di abbandono e degrado è anche vero che sono state le scelte politiche ed economiche a causare questa situazione. Se le responsabilità siano degli amministratori o dell’orientamento socio economico locale e nazionale non sta a noi qui stabilirlo. Oggi si parla di una sua ristrutturazione, ma con che destinazione d’uso? Il murale realizzatovi (e che sarà sicuramente costato) resterà o verrà “cancellato”? Se così sarà perché se ne è consentita l’esecuzione? Attendendo con fiducia le risposte è indispensabile soffermarsi sulla figura di Enrico Mandolesi, classe 1924 (25/11). Egli iniziò giovanissimo, nel 1948, l’attività professionale e nello stesso anno cominciò anche la sua carriera universitaria. Gli oltre sessanta anni (dai primi 50 ai 90) di ricca ed operosa attività sono caratterizzati da una spiccata poliedricità espressa nell’ambito della progettazione architettonica ed urbanistica, della ricerca e dell’innovazione tecnica e della didattica (nel 2002 venne nominato Professore Emerito dell’Università degli Studi “La Sapienza”). La sua vasta produzione, dalla realizzazione di edifici pubblici e quartieri residenziali alla pianificazione a scala urbana, dal disegno degli interni allo studio di sistemi costruttivi per la prefabbricazione nel settore edilizio, è testimonianza di un approccio alla progettazione che muove da una visione globale. Nelle sue opere la forma si integra alla soluzione costruttiva, come espressione legata all’evoluzione del linguaggio ed all’innovazione tecnologica. Tutta la sua “ricerca” è ravvisabile nella sperimentazione di edilizia sociale del C.E.P. (Centro Edilizia Popolare) di Campobasso. Qui il Mandolesi attuò tecniche e soluzioni strutturali totalmente nuove per la città. Fu anche insignito del premio INARCH Molise, 1963. Suo è il progetto della chiesa del quartiere (San Giuseppe Artigiano). Con i propri collaboratori fu, quindi, promotore nel capoluogo di quel riassetto urbanistico che segnò il passaggio verso la “nuova dimensione” tipica della città italiana degli anni 50-60. Infine a lui si devono il palazzo I.N.A. ed ovviamente il Mercato Coperto (1957). Quest’ultimo, purtroppo, non è stato sottoposto a vincolo, sia perché il progettista è ancora in vita, e sia perché il Decreto Legge 70 del 13/05/2011-“Prime disposizioni urgenti per l’economia” ha stabilito lo slittamento dei termini da 50 a 70 anni. La struttura di via Monforte è stata ripetutamente citata da riviste specializzate ed ha un sua “voce” nell’enciclopedia dell’Architettura, quale struttura di riferimento nel suo genere. Per tutto questo è sembrata quanto mai ardita ed inopportuna la scelta di inserirlo, quale “base” per un murale, nel festival Draw The Line.
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un particolare |
A supportare ulteriormente l'opinabilità di questa scelta va osservato che come si può chiaramente notare dalla foto di destra, a causa del pendio del terreno (ne è tangibile prova la scalinata), il dipinto non è completamente visibile.
La prospettiva è, quindi, condizionata e compromessa. Insomma... oltre al danno la beffa!
La prospettiva è, quindi, condizionata e compromessa. Insomma... oltre al danno la beffa!
secondo me il Mercato poteva essere coperto solo con disegni che richiamassero, guardando in prospettiva da via Milano, il castello e la città medievale (che so..., cavalieri, cavalli, dame...).
RispondiEliminaCosì lo hanno solo struppiato...(irrimediabilmente e scioccamente danneggiato)
Gentile Paolo,
RispondiEliminaho letto il suo articolo molto ben fatto e la ringrazio per la difesa del mercato ma anche per la sua sensibilità nei confronti dell’architettura; al di là del fatto personale, credo sia fondamentale occuparsi e diffondere tramite i giornali riflessioni che riguardano lo stato delle nostre città e soprattutto denunciare l’incapacità delle amministrazione nel risolvere problemi di qualità e decoro urbano informandone i cittadini comuni.
Le invio i miei migliori saluti.
Domizia Mandolesi
il provincialismo di un luogo e della mente delle persone sta nel non saper apprezzare eventi ed interventi di Artisti di fama internazionale che potrebbero dar lustro ad una città dimenticata e poco nota per dibattito culturale interno. Scegliete definitivamente il medioevo, le dame e i cavalieri e lasciate i grandi artisti ai luoghi lungimiranti e proiettati al futuro. Quando il saggio indica la luna.... Ines Maddaloni
RispondiEliminalo stolto guarda il dito!
RispondiEliminaE' la frase che ho inserito nel mio profilo FB.
Che dire?
Il tempo sta già cancellando i colori dei dipinti.
Bisogna aver pazienza.......
Per la cronaca: quel dipinto è costato 50 euro di rimborso spese di viaggio. Le vernici erano i fondi avanzati dalle opere precedenti visto che Ericailcane ha chiuso il festival. Vitto e alloggio gentilmente offerti dagli organizzatori. Con tutto il rispetto per Mandolesi io il mercato coperto lo preferisco così....e la chiesa di San Giuseppe e il CEP non mi sembrano proprio grandi progettazioni citate nei manuali. Cmq....massimo rispetto per tutti. Solo chi non fa...non sbaglia. Stefano ROCCIA
RispondiEliminaEgoisticamente quel che mi fa piacere è che a distanza di anni ancora si commentino i miei articoli.
RispondiEliminaNon ho nulla contro questo tipo di arte e non mi entusiasma l'architettura del periodo in questione.
Per la visita del Papa si volevano cancellare i dipinti del vecchio Romagnoli... poi ciò non è avvenuto ed io feci la mia modesta parte evidenziando, con un articoletto, l'inopportunità di una tale operazione.
Mi contraria, però, l'atteggiamento delle alte sfere:
purtroppo sia il murales che il mercato continuano il loro lento declino.
Il primo si sta cancellando ed il secondo continua ad essere il cadavere di un dinosauro in decomposizione.
Noi ci dilettiamo a confrontarci (ed è bello e gratificante) mentre.....
Ma non penso sia il caso di arrendersi. Fin tanto che esiteranno persone disposte a confrontasi su arte e cultura è viva la speranza di un mondo migliore e, perché no, di una Campobasso migliore!
Grazie per il commento
Paolo
Classificare il mercato coperto di Campobasso come un'opera avventuristica lo ritengo azzardato 1° a parer mio non è stato mai funzionale, non tutti ricordano che all'inizio i banchi di vendita erano di forma circolare anche i non addetti sanno che nel commercio è buona norma il venditore non deve dare le spalle al cliente,2° il troppo spazio inutilizzato tra cielo e terra tanto che a parer mio mi è subito sembrato una colata di cemento che architettonicamente non dice nulla 3° in quelli anni in cui fu costruito Campobasso si cominciava ad estendere verso Ferrazzano e il quartiere i Cappuccini costruire a ridosso del centro storico secondo me i progettisti non hanno avuto lungimiranza tanto che sarebbe meglio buttarlo giù e farci qualche cosa di più utile a tutta la cittadinanza
RispondiEliminaNon ricordavo di aver definito il Mercato coperto un'opera avventuristica... ed infatti non l'ho scritto. Ho però parlato di Mandolesi e della sua produzione. Come risposto anche a Pastei (nel commento precedente) devo riconoscere che mi lusinga il fatto che ancora si discorra su miei vecchi articoli. Ciò è sempre dimostrazione di dibattito culturale. Comunque non ravviso in nessun passaggio una strenua e cieca difesa del Mercato Coperto in sé, ma solo la valutazione dell'opera del Mandolesi e la necessità di una progettazione propositiva che non sia il solito centro commerciale (tale doveva essere). Esso sarebbe andato ad intasare una città già abbastanza congestionata. Recuperarlo (perché architettonicamente meritevole) o demolirlo (per sostituirlo con cosa)? Un interessante dilemma che speriamo venga saggiamente risolto dagli amministratori, senza colpi di mano o favori all'amico di turno. La Città non potrà che esserne contenta!
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