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giovedì 20 giugno 2013

La via Matris ancora chiusa spinge alla ricerca di percorsi alternativi per salire verso il Monforte. Una passeggiata tra Natura, Storia e...

Il Quotidiano del Molise
del 06 giugno 2013
di Paolo Giordano

Il progetto della via Matris a Campobasso ha come scopo principale quello di “riavvicinare” alla città la storica collina Monforte attraverso un recupero funzionale di quell’area. “L’idea era di soddisfare una domanda latente di servizi religiosi, sportivi, sociali, ricreativi e di godimento dei beni naturali.” (“liberare suggestioni” di Massimo Pillarella -“Polis”, 1997).
I cancelli ancora chiusi, per ragioni di sicurezza, del percorso cultural-cultuale che si inerpica dalle falde del Monte al Castello di Cola, non possono che riempire l’animo di tristezza! Ed allora viene spontanea la ricerca di altre vie che permettano la scalata del sito attraverso strade non “convenzionali”.
“L’interesse collettivo alla riqualificazione del centro storico rinvia alle istituzioni le iniziative non praticabili a scala individuale e tuttavia assolutamente necessarie, a partire dalla bonifica ambientale… in questa direzione si è posta la recente (primo lustro del nuovo secolo - ndr) iniziativa comunale di sgombero di discariche e contemporanea rivalutazione delle aree marginali confinanti con il territorio inedificato collinare lungo la via porta fredda” (“dinamiche e prospettive del centro storico” di M. L. Benevento- Campobasso Capoluogo del Molise, 2008).
E’ quindi da vico Portafreddo che si inizia l’ascesa alternativa ma (se il buongiorno si vede dal mattino) non lasciano presagire nulla di buono i cavi elettrici malamente appesi sulla targa segnaletica. 
D’improvviso una “visione”! Ad accogliere il viandante una recinzione in ferro, mattoni e pietra (la cui foto è anche nello scritto della Benevento), che sembra l’anticamera di un elegante percorso pedonale. L’adiacente scalinata del primo tratto, però, si restringe progressivamente, invasa dalle erbacce, fino a scomparire del tutto, trasformandosi in un viottolo. 
Dopo l’istintivo fastidio, provocato da una discarica di materiali vari, ci si tuffa nella Natura sotto lo sguardo incuriosito e sornione dei gatti in siesta con il sottofondo canoro degli uccelli. In lontananza il rumore ovattato della civiltà! Il sentiero, tornato “dignitoso”, continua suggestivo nel verde fino a ricongiungersi con le pertinenze a servizio sia di private abitazioni che di Palazzo Japoce (sede della Soprintendenza). 

Si sfocia, infine, dopo aver costeggiato i resti di antiche vestigia medioevali, al di sotto dell’acquedotto, dinanzi all’accesso carrabile dell’Istituto delle Immacolatine. Pur se alquanto breve “l’arrampicata” è indubbiamente piacevole ma, a differenza della via Matris, meno comoda e più selvaggia. Colle Sant’Antonio, quindi, già offre -e potrebbe ulteriormente offrire- la possibilità di realizzare molti itinerari ben diversi tra loro. Entrambi gli attuali, comunque, testimoniano un recente passato di fattiva attenzione, da parte del Pubblico, verso i luoghi “storici” del capoluogo, poi… l’oblio!
Gli unici a continuare indefessi il loro lavoro sono i grafomani, che non hanno esitato a firmare quel che resta di una torre nascosta tra la vegetazione.
Bisogna, pertanto, invocare una progettazione concreta: pare manchino i “fondi”, ma il sospetto è che ci sia parimenti carenza di idee e volontà.
Non resta che attendere tempi migliori, ed i conseguenti sviluppi, ad incominciare dalla riapertura della “via Matris”.


L’adiacente scalinata del primo si restringe
progressivamente, invasa dalle erbacce


l'immancabile "fastidiosa" discarica

 
 


il piacevole percorso nella Natura












 
I resti della cinta muraria medioevale
firmata dagli infaticabili grafomani



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