Il Quotidiano del Molise del 06 giugno 2013 |
di Paolo Giordano
Il progetto della via Matris a Campobasso
ha come scopo principale quello di “riavvicinare” alla città la storica collina
Monforte attraverso un recupero funzionale di quell’area. “L’idea era di
soddisfare una domanda latente di servizi religiosi, sportivi, sociali,
ricreativi e di godimento dei beni naturali.” (“liberare suggestioni” di Massimo
Pillarella -“Polis”, 1997).
I cancelli ancora chiusi, per ragioni di
sicurezza, del percorso cultural-cultuale che si inerpica dalle falde del Monte
al Castello di Cola, non possono che riempire l’animo di tristezza! Ed allora
viene spontanea la ricerca di altre vie che permettano la scalata del sito
attraverso strade non “convenzionali”.
“L’interesse collettivo alla
riqualificazione del centro storico rinvia alle istituzioni le iniziative non
praticabili a scala individuale e tuttavia assolutamente necessarie, a partire
dalla bonifica ambientale… in questa direzione si è posta la recente (primo
lustro del nuovo secolo - ndr) iniziativa comunale di sgombero di discariche e
contemporanea rivalutazione delle aree marginali confinanti con il territorio
inedificato collinare lungo la via porta fredda” (“dinamiche e prospettive del
centro storico” di M. L. Benevento- Campobasso Capoluogo del Molise, 2008).
E’ quindi da vico Portafreddo che si
inizia l’ascesa alternativa ma (se il buongiorno si vede dal mattino) non lasciano
presagire nulla di buono i cavi elettrici malamente appesi sulla targa segnaletica.
D’improvviso una “visione”! Ad accogliere il viandante una recinzione in ferro,
mattoni e pietra (la cui foto è anche nello scritto della Benevento), che
sembra l’anticamera di un elegante percorso pedonale. L’adiacente scalinata del
primo tratto, però, si restringe progressivamente, invasa dalle erbacce, fino a
scomparire del tutto, trasformandosi in un viottolo.
Dopo l’istintivo fastidio,
provocato da una discarica di materiali vari, ci si tuffa nella Natura sotto lo
sguardo incuriosito e sornione dei gatti in siesta con il sottofondo canoro
degli uccelli. In lontananza il rumore ovattato della civiltà! Il sentiero,
tornato “dignitoso”, continua suggestivo nel verde fino a ricongiungersi con le
pertinenze a servizio sia di private abitazioni che di Palazzo Japoce (sede
della Soprintendenza).
Si sfocia, infine, dopo aver costeggiato i resti di
antiche vestigia medioevali, al di sotto dell’acquedotto, dinanzi all’accesso
carrabile dell’Istituto delle Immacolatine. Pur se alquanto breve “l’arrampicata”
è indubbiamente piacevole ma, a differenza della via Matris, meno comoda e più
selvaggia. Colle Sant’Antonio, quindi, già offre -e potrebbe ulteriormente offrire-
la possibilità di realizzare molti itinerari ben diversi tra loro. Entrambi gli
attuali, comunque, testimoniano un recente passato di fattiva attenzione, da
parte del Pubblico, verso i luoghi “storici” del capoluogo, poi… l’oblio!
Gli unici a continuare indefessi il loro
lavoro sono i grafomani, che non hanno esitato a firmare quel che resta di una
torre nascosta tra la vegetazione.
Bisogna, pertanto, invocare una
progettazione concreta: pare manchino i “fondi”, ma il sospetto è che ci sia
parimenti carenza di idee e volontà.
Non resta che attendere tempi migliori,
ed i conseguenti sviluppi, ad incominciare dalla riapertura della “via Matris”.
L’adiacente scalinata del primo si
restringe progressivamente, invasa dalle erbacce |
l'immancabile "fastidiosa" discarica |
il piacevole percorso nella Natura |
I resti della cinta muraria medioevale firmata dagli infaticabili grafomani |
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