"La fortuna creativa nel simbolismo magico".
Donatella di Lallo, riciclando,
attraverso le sue opere evoca atmosfere di terre lonatane
Il Quotidiano del Molise del 02/04/2011 |
“La fortuna creativa nel
simbolismo magico” è il “titolo” della mostra di Donatella di Lallo visitabile
dal 2 al 15 aprile presso la Palladino Company di Campobasso. In esposizione
alcune sculture che l’occhio razionale degli adulti vedrà semplicemente come
oggetti di cartapesta. Ma il “fanciullino” (dimorante in ognuno) percepirà la
magia sprigionata da un mondo fantastico. Non si tratta di semplici sedie,
bensì di autentici troni sontuosamente ornati e degni di mitici sovrani.
L’autrice
impasta, modella, domina la cartapesta con abilità, inventiva e creatività. Ha
alle sue spalle una trentennale esperienza artistica che, partendo da pregevoli
quadri “classici” sia nello stile che nei soggetti, è giunta alle “maschere”,
per approdare -un domani- a chi sa quali sconosciuti nuovi lidi. Donatella con
molta umiltà ha sempre evitato le luci della ribalta, eppure ha un curriculum di
tutto rispetto. In Molise ha esposto a Guardialfiera (2000), Torella del Sannio
(2009), Oratino e Pesche (2010). A Campobasso è stata accolta dal Circolo
Sannitico (1990) e dai Grandi Magazzini Teatrali (2009). Ma anche Zagabria
(1989), Merano, Bolzano, Foggia (1998) e Viterbo
(2006) hanno ospitato le sue creazioni. Decine di quotidiani, periodici e riviste specializzate d’arte ed arredamento hanno trattato della sua produzione ed ha all’attivo il catalogo della personale “Sculture Comode” (2009). Le sue creature rimandano immediatamente all’arte etnica. I colori vivaci richiamano le musicalità latino-americane. L’aura sprigionata trasporta nelle realtà oniriche di Lewis Carroll, il padre di Alice nel paese delle meraviglie.
(2006) hanno ospitato le sue creazioni. Decine di quotidiani, periodici e riviste specializzate d’arte ed arredamento hanno trattato della sua produzione ed ha all’attivo il catalogo della personale “Sculture Comode” (2009). Le sue creature rimandano immediatamente all’arte etnica. I colori vivaci richiamano le musicalità latino-americane. L’aura sprigionata trasporta nelle realtà oniriche di Lewis Carroll, il padre di Alice nel paese delle meraviglie.
D’obbligo, in
considerazione dei materiali di recupero utilizzati, un accenno alla
“riciclarte” con la sua valenza sociale. Infine non è secondario l’essere al
cospetto di stupendi e funzionali elementi di arredo per dimore di ogni genere.
Magistralmente, e con la dovuta competenza,
è lo studioso Antonio Picariello ad accompagnare per i sentieri del variegato
“paese delle meraviglie” di Donatella…”Queste
opere propongono l’Italia come dimora aperta all’arte del pianeta intero e permettono
alla staticità del corpo terrestre di poter danzare e lievitare nella forma aurea dei cromatismi ornamentali
carichi di simbolismi della natura a modello comparativo con le architetture
ornamentali delle nostre pietrificate cattedrali medievali. È la ricerca
della forma fortunata dell’istinto
architettonico che l’artista trasforma in gioco visivo, capace di
scatenare passione giocosa nello sguardo dei bambini e degli adulti attraverso
un sotteso riporto codificato ad altre civiltà lontane nel cuore e nella
topologia dalla canonica affezione occidentale. Forse poetica relativamente etnica,
ma certamente molto più avanzate nel pensiero animista dell’imponente
statuaria e imbalsamata vocazione espressiva dettata dalla civiltà industriale
di questo galleggiante
Occidente. Il cuore meridionale dell’Italia si risveglia senza fatica divorando colori e simboli inconsci che quest’arte pre-freudiana e post-junghiana getta ai cuori di chi vuole ritornare nel gioco bello del guardare e del sentire il pianeta. Una grande sedia colorata dove poggiano i sorrisi delle maschere intrise di spiritualità feconda.”
Occidente. Il cuore meridionale dell’Italia si risveglia senza fatica divorando colori e simboli inconsci che quest’arte pre-freudiana e post-junghiana getta ai cuori di chi vuole ritornare nel gioco bello del guardare e del sentire il pianeta. Una grande sedia colorata dove poggiano i sorrisi delle maschere intrise di spiritualità feconda.”
Il pregio basilare della vulcanica campobassana è, comunque, una sana
ironia! In lei non c’è alcuna pretesa didattica né l’intento di lanciare
messaggi epocali socio-filosofico-culturali per i posteri. La sua Essenza è
positiva, solare. Ama visceralmente la Natura ed il genere umano. Chi ha le
capacità e la professionalità per farlo coglierà, decifrerà e diffonderà quel
che i suoi manufatti comunicano. Lo spettatore dovrà solo ascoltare i racconti
narrati dalle sculture di cartapesta, spogliandosi da ogni tipo di
sovrastruttura e mettendo a nudo il proprio animo. Seguendo, quindi, l’invito
dell’artista stessa nell’esplorazione di “mondi lontani miliardi di anni luce, per tuffarsi con un brivido nel
non-conosciuto, arrivando fino in fondo e riemergendo dopo aver toccato le
corde più oscure e insieme più luminose di un mondo che galleggia, acqueo e
pericoloso, nel profondo dell’anima. Usando il proprio coraggio per
arrivare proprio là dove si teme, per scoprire quanti innumerevoli ed
insospettabili mondi albergano dentro le risonanze moltiplicantesi dell’anima,
come grotte comunicanti in cui suoni ed echi sciolti nel colore si mescolano e
si rincorrono.”
Ma al di la di tutto interverranno,
entusiastici, tantissimi fanciulli….dai quattro agli ottant’anni!
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