il Quotidiano del Molise del 25/02/2012 |
di
Paolo Giordano
sen. Luigi Di Bartolomeo Sindaco di Campobasso |
“Non sono Schettino, non abbandono la nave
io!”
Frase,
divenuta celebre, pronunciata con la consueta veemenza dal nostro Primo Cittadino
in un momento drammatico (non il solo purtroppo) dell’Amministrazione da lui presieduta.
Non attraversa certo un momento felice il Sindaco, e nemmeno la nave da lui governata solca mari tranquilli. Se non dovesse riuscire a frenare l’ammutinamento in corso, non riuscendo a guadagnare la rotta, saprà affondare al grido di “tutto
è perduto fuorché l’onore” facendosi sommergere dai flutti. Ma di lui dovremo conservare ugualmente un buon ricordo. In fondo siamo stati noi a consegnargli (in un modo o nell'altro) quel “giocattolo” che tanto desiderava per coronare un’intensa carriera politica.
E
adesso di che ci lamentiamo? La colpa è anche la nostra!
Ma
riflettiamo ancora… e d’altro!
S.A.R. Ferdinando II |
“Ferdinado II di Borbone si prestava
facilmente alle critiche per il suo comportamento. Di carattere impetuoso ed
autoritario, amava esprimersi in dialetto usando un linguaggio greve. Dava del
tu a tutti e sapeva farsi amare dal popolo con comportamenti plateali graditi
ai suoi sudditi.” Così scrive Arrigo Petacco sull’amato sovrano del regno
di Napoli non risparmiandogli critiche per le battute scurrili, per la mancanza
di eleganza nei modi e per la propensione a scherzi sgarbati e pesanti: una
volta sfilò la sedia alla regina Maria Cristina di Savoia (oggi venerata quale
Santa), facendola cadere in terra tra le risate dei presenti. Benedetto Croce
definì i suoi (non senza ironia) “veri atti da re”. Come ad esempio il
togliersi il sigaro di bocca per darlo al primo “lazzarone” che incontrava.
Eppure lo studioso Ferdinando Acton ne esalta le qualità parlandone come “un pater familias partenopeo, cosciente del
suo potere e della sua virilità, che non si limitò a occupare il trono, ma lo
riempì fino alla massima capienza”. Chi se la sente di negare che il
sindaco di Campobasso potrebbe ispirarsi, nel suo populismo, a Sua Maestà? Ad
entrambi non suscitano simpatia “gli intellettuali”. Se uno sembra inviti “i
suoi” a non leggere i giornali, l’altro definiva “pennaruli” gli uomini di
cultura. Anche il rapporto con l’alto clero li accomuna. Mentre il Primo
cittadino e l’Arcivescovo hanno avuto “alcune diversità di vedute”, alle prime
sconvolgenti riforme liberali di Pio IX, il sovrano duosiciliano commentò “stu
prevetarello sta guastanne tutt’e cose!” Infine non ci si può esimere dal
raccontare un episodio campobassano. Venuto in Molise, dopo aver visitato la
Cattedrale del Capoluogo realizzata dal Musenga con attenti criteri
antisismici, il monarca (forse a ragione) commentò: “Agg vist’ ‘a chiesa. Mi piace! Avet’ fatt’ nu bell’ scatolone pe’ i
ccavalli!”. Arrigo Petacco, però, presenta anche un “rovescio della
medaglia”. “Ferdinando II, che pur non esitò, quando lo ritenne opportuno, ad
adoperare bruschi metodi repressivi, si
impegnò per modernizzare il suo Paese anche sviluppando la produzione
industriale”. Durante il suo regno furono inaugurati, per la prima volta nella
penisola, il primo piroscafo a vapore, la prima ferrovia, il primo ponte sospeso
in ferro, la prima forma di raccolta differenziata dei rifiuti, la prima
illuminazione a gas e Napoli ebbe il primato nello sviluppo edilizio. Ripulì la
Corte dai ministri e dai faccendieri più corrotti. Ridusse drasticamente il suo
appannaggio e dimezzò o eliminò tutte le rendite elargite in precedenza ai
cortigiani. Abolì tantissime feste di Palazzo devolvendone i fondi ad opere di
pietà.
Il parallelismo fino ad ora riscontrato, anche alle luce delle
ultime analisi e dichiarazioni del Senatore (parliamo degli inizi del 2012 n.d.r.), lascerebbe ben sperare per il
futuro.
Anche per il Capoluogo regionale, insomma, si starebbe
concretizzando quel “rovescio della medaglia” fatto di progresso, sviluppo e
ricchezza.
I Campobassani attendono!
Nessun commento:
Posta un commento