Il Quotidiano del Molise del 25 giugno 2012 |
di
Paolo Giordano
Bonifacio VIII fatto prigioniero ad Anagni
miniatura
secolo XIV dal Codice
Chigi della “Nuova Cronica”
di Giovanni Villani,
Roma,
Biblioteca Vaticana.
|
Il 7
settembre 1303 Anagni venne presa d’assalto da Sciarra Colonna e Guglielmo di
Nogaret, “emissari” del re Filippo il Bello, colui che decretò anche la fine
dei Templari. Bisognava catturare Bonifacio VIII, reo d’aver ribadito al sovrano
la superiorità del Papa su ogni creatura e, quindi, su ogni autorità umana.
Leggenda vuole, ma non vi è riscontro, che all’atto dell’arresto il Pontefice sia
stato schiaffeggiato con i guanti (di ferro?) da Giacomo Colonna, detto
Sciarra. Il soprannome derivava dall’omonima parola che nel volgare dell’epoca
significava “litigioso, attaccabrighe”. Ancor oggi “sciarrare”, nel sud Italia,
sta per “litigare, discutere con violenza”. Nelle schiere capeggiate dal “rissoso”
nobile romano, e dal giurista francese, c’erano anche due “signorotti della
piccola nobiltà cadetta del contado di Molise, di quelli che se non menano le
mani non si sentono in carattere” (V.E. Gasdia). Erano Pietro di Lupara,
signore anche di Matrice, Limosano e Castelbottaccio, e suo figlio Orlando.
Appartenenti forse ad un ramo cadetto dei Molisio che “con la signoria
acquistata su Lupara ne presero il predicato”. La partecipazione ai fatti di
Anagni causò loro la privazione di parte dei possedimenti, anche se, con il
passare del tempo, “la grazia sovrana ridiscese piena sul capo di questi
feudatari”. Ma torniamo alla notte in cui i congiurati, i molisani tra i primi,
si gettarono allo sbaraglio entrando in Anagni attraverso un passaggio aperto
dal traditore Adenolfo de Papa, capitano della rocca. I Lupara, tra i più
esagitati, per conquistare il Palazzo ne aggirarono le difese penetrando nel
Duomo. Qui si imbatterono nel clero che sperava di aver trovato rifugio nella
casa di Dio. Tra i prelati v’era Gregorio di Katupani, acivescovo eletto di
Grau o di Strigonia, magnate e arciancelliere del regno magiaro, protetto del re
di Napoli. Gregorio aveva incontrato il padre di Pietro, il viceammiraglio
Nicola di Lupara, morto proprio in Ungheria il 23/06/1301 mentre era in
missione per scortare Caroberto, figlio di Carlo Martello, in quelle terre di cui
era Re. A nulla valse questa precedente conoscenza, anzi proprio per chi sa
quale ragione legata forse a quel viaggio, Pietro, con inumana crudeltà, istigò
il figlio titubante dinanzi all’abito ecclesiastico: ammazza, ammazza! “E nel
santuario l’alta persona del prelato si abbatté morta al suolo nel lago del suo
proprio sangue. La sola vittima cruenta
e sacrilega di questo mostruoso atto (la presa di Anagni) fu il prelato
straniero. Del suo destino si commossero gli Anagnini che fino a non molti anni
addietro credevano di ravvisare sul pavimento l’indelebile macchia del suo
sangue” (Gasdia). Quali altre efferatezze, o normali azioni di guerriglia in battaglia,
abbiano poi compiuto i due Lupara non ci è stato tramandato. Probabilmente
entrarono nel Palazzo con lo Sciarra per arrestare Pietro Caetani. Di sicuro
furono, nel bene o nel male, attivi protagonisti di un’importante vicenda.
Ironia della sorte un altro figlio di Pietro, Nicola, generò Angelo che divenne
vescovo di Bojano dal 1345 al 1364.
La nobile famiglia si imparentò anche con i Monforte (Clemenza andò in sposa a Manfredi Monforte), ma il Cognome scomparve, estintisi i discendenti maschi. E’ comunque innegabile che nei secoli addietro i nostri avi si siano distinti, risultando protagonisti e non comparse, in eventi storici. Altro che il maggiordomo di Benedetto XVI, che sarebbe d’origini molisane: questi si è limitato a fare lo “spione”. Vi furono tempi ben “gloriosi” in cui i molisani procedettero, addirittura, all’arresto di un Papa!
La nobile famiglia si imparentò anche con i Monforte (Clemenza andò in sposa a Manfredi Monforte), ma il Cognome scomparve, estintisi i discendenti maschi. E’ comunque innegabile che nei secoli addietro i nostri avi si siano distinti, risultando protagonisti e non comparse, in eventi storici. Altro che il maggiordomo di Benedetto XVI, che sarebbe d’origini molisane: questi si è limitato a fare lo “spione”. Vi furono tempi ben “gloriosi” in cui i molisani procedettero, addirittura, all’arresto di un Papa!
Anagni, Palazzo di Bonifacio VIII. Sala delle oche |
Anagni, Palazzo di Bonifacio VIII. Sala dell'oltraggio |
Anagni, una foto d'epoca del Palazzo Civico, XI - XIII secolo |
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