Il Quotidiano del Molise del 17 maggio 2012 |
di Paolo Giordano
Il nuovo ruolo
amministrativo di capoluogo che Campobasso andò progressivamente acquistando
agli inizi del XIX secolo ne favorì sia l'aumento demografico che l'espansione
urbanistica. In quegli anni a ridosso del nucleo medioevale si sviluppò il
"Borgo Murattiano", la così detta città giardino, in cui si
alternavano armoniosamente edifici ed aree verdi. Con regio decreto del 1856 fu
approvato un regolamento edilizio che in un suo capitolo affrontava
"l'abbellimento della città" stabilendo le regole per salvaguardarne
e favorirne il "decoro". E' in questa fase, in una logica di
razionale sviluppo urbano, che si inserisce la nascita di villetta Flora. Essa
fu realizzata su largo san Lazzaro, conosciuto precedentemente come "le
vignarelle" perché appunto coltivato a viti. Il valore sociale e culturale
di tale spazio è dovuto all'essere anello di congiunzione tra la Campobasso
vecchia, arroccata sul monte, e quella nuova, che si stava aprendo al futuro. Al
centro dell'area verde è una fontana con vasca circolare, secolare polo
d'attrazione per i bimbi desiderosi di ammirare i pesciolini che vi nuotano. Il
laghetto è dominato dalla statua di Flora posta su un basamento lapideo a sua
volta sorretto da uno rustico coperto di verzure. Se si escludono gli arredi di
villa De Capoa quest'opera è l'unica in marmo ed è la più antica in città. Fu
realizzata dallo scultore Giuseppe Prinzi da Messina. La Soprintendenza per i
Beni Storici Artistici del Molise ha provveduto al restauro di alcuni importanti monumenti
cittadini primo fra tutti l'affascinante Flora. Delicato e pazienze
l'interevento degli esperti tecnici della ditta RE. CO. di Roma, che hanno
dovuto affrontare gli estesi attacchi di microrganismi e piante infestanti,
nonché stuccare crepe e fessurazioni. A lavori terminati, dopo aver rimosso
depositi vari ed incrostazioni, la seducente dea è tornata agli antichi
splendori così come la videro gli intervenuti all'inaugurazione del 4 agosto
1873.
Sulla sua base, grazie alla potatura della siepe, è nuovamente visibile
la scritta “Cav. Prinzi F.– Roma 1873”, che purtroppo è stata da subito ignobilmente
scheggiata dal “minus habens” di turno. Il giardino, progetto di Eduardo De
Giorgio, apparve ai campobassani "come un autentico ed elegante
chalet". Ed ancor oggi, pur se assediato dagli autobus (ne è il capolinea)
rappresenta un insostituibile punto di incontro "ove -come scriveva
"il Popolo Molisano" nel 1921- signore e fanciulli passano, numerosi,
intere ore a godere con la più gradevole freschezza un igienico riposo"
Dalle foto (per gentile concessione della Soprintendenza) è possibile constatare le varie fasi del restauro: dalla condizione iniziale al risultato finale.
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