Pensieri



Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi.

mercoledì 10 ottobre 2012

"Il Molise preunitario". Monografie municipali tratte da "Il Regno delle Due Sicilie" descritto ed illustrato da Filippo Cirelli.

"L’internauta" Cosimo chiedeva la datazione della fotografia di Campobasso nella  home page  offrendo così spunto per parlare di un interessante testo del 1858. 
A corredo de "Il Regno delle due Sicilie" il curatore Filippo Cirelli realizzò delle litografie tra cui quella di Campobasso.
Il libro è stato riprodotto in edizione anastatica nel 2001 dalla "Palladino Editore" di Campobasso.
Nella certezza di compiere un atto gradito agli autori di questa pregevole iniziativa, e con l'intento di evitare inesattezze, si pubblica la prefazione al volume a firma dello studioso  Mauro Gioielli, direttore della collana comprendente “il Regno...” di Filippo Cirelli.




II Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato fu un impegnativo progetto editoriale, ideato e curato da Filippo Cirelli. Il programma dell’opera intendeva “di ciascun Comune dire l’origine, le vicende, la prosperità o il decadimento, l’agricoltura, le arti, l’industria, il commercio, il numero, l’indole, i costumi, la civiltà degli abitanti”; secondo uno schema ambizioso che prevedeva un’analisi quanto più completa possibile delle città e dei paesi del reame napoletano.
Purtroppo l’opera, che iniziò a stamparsi nel 1853, restò incompiuta e cessò le Pubblicazioni per la scomparsa di Cirelli e per la fine del reame napoletano.
Il Regno... descritto ed illustrato ripercorse e ampliò le linee di indagine che alcuni decenni prima avevano mosso altri lavori, come la Descrizione di Giuseppe Del Re o il Dizionario di Lorenzo Giustiniani; ma fu anche ispirato, in linea generale, da studi di anteriori di alcuni secoli, come la cinquecentesca Descrittione di Scipione Gazzella e quella seicentesca di Eugenio Caracciolo. Rispetto alle pubblicazioni precedenti, una parziale “novità” introdotta da Cirelli fu quella di riservare giusto spazio al folklore. Egli intuì “che le tradizioni popolari sono elemento primario per chiarire e documentare la vita ed il processo spirituale di una terra” In effetti, nel Regno si trova una anticipazione di quelle ricerche che verso la fine dell’Ottocento vedranno impegnati, dall’Abruzzo alla Sicilia, studiosi come Antonio De Nino, Gennaro F'inamore, Vittorio Imbriani, Salvatore Salomone-.Marino, Giuseppe Pitré.
Il primo fascicolo del volume XIV del Regno delle due Sicilie descritto ed illustrato fu riservato al “Molise”. Tale fascicolo comprende sette monografie municipali Sepino, Sanguiliano, Cercepiccola, Morcone, Sassinoro, Casacalenda, Isernia. Le prime tre furono redatte da Celestino Mucci nel 1853-54, la quarta da Domenico Piombo nel 1855, la quinta da Serafino de Giorgio nel 1853, la sesta da Giuseppe Mancini e la settima da Stefano Jadopi, entrambe nel 1858 Purtroppo, quest’ultima monografia è tronca, si interrompe bruscamente con la frase incompiuta: “affreschi simboleggianti fatti della”. La parte mancante non apparve sul seguente fascicolo riguardante il Molise, che mai venne stampato.
Nel Regno dovevano trovare posto anche altri contributi molisani, che non fecero in tempo a vedere luce per l’interruzione delle pubblicazioni. Pasquale Albino, infatti, su invito di Cirelli, aveva lavorato ad una monografia su Campobasso, mentre Daniele Perugini ne aveva predisposta una su Pontelandolfo.

                                                                       Mauro Gioielli

Oggetto non identificato in corso Mazzini a Campobasso! Ribattezzato "on line" nei più disparati modi. E pensare che nei pressi sorgeva la monumentale fontana di Cacciapesce!

Il Quotidiano del Molise
del 09 ottobre 2012

di Paolo Giordano

Dell’acceso dibattito, generato dall’elemento di arredo urbano posto all’incrocio tra corso Mazzini e via Garibaldi in Campobasso, merita menzione quanto affermato su facebook da Luca L.: “è l’erede della fontana di Cacciapesce!”.
In effetti la monumentale fontana, oggi relegata in fondo a Corso Bucci, senza acqua né illuminazione, originariamente era ubicata proprio in questa area della città: una rara, ed ai più sconosciuta, fotografia ce ne offre testimonianza. Essa fu smontata per consentire la realizzazione del Seminario Diocesano. Il vescovo monsignor Alberto Romita ne consigliò lo spostamento oltre che per favorire i lavori di costruzione anche a causa della vasca antistante alla Fontana stessa che, quindi, “serviva da pubblico lavatoio e la vasca è fonte di malattie con grosso pericolo per l’igiene pubblica. E’ antigienica, coperta di maleodoranti alghe, ottima cultura per larve di zanzara. La zona si bonificherebbe anche moralmente, poiché tra la fitta vegetazione e gli alti alberi vi si danno convegno coppiette di innamorati.” Cosa direbbe oggi l’alto prelato del non meglio identificato oggetto sorto sulla rotonda accanto alla Caserma dei Carabinieri?
L’ufo in questione è stato definito: sarcofago, acquasantiera, barbecue, bidet, impluvium, tinozza per favorire i pediluvi estivi, “callara per la salsa”, cubo da discoteca, ehm... orinatoio e chi più ce ne ha, ce ne metta! Brutto… è brutto, e pare (con delusione dei trafficanti) che non sia neanche di rame, bensì semplicemente “ramato”. Quel che indigna maggiormente il popolo degli internauti è il suo costo che non si suppone certo ridotto e contenuto. Ma amministratori e progettisti tirano dritto, sicuri del fatto loro e non curanti di critiche e sberleffi, ben guardandosi dall’affrontare un confronto e spiegare di che si tratti realmente.
thermopolium
scavi di Ercolano
Ebbene, carissimi lettori, ve lo diremo noi! Siamo dinanzi ad un “thermopolium”, antico luogo di ristoro in uso presso i Romani, dove era possibile acquistare cibi pronti per il consumo. In un locale di piccole dimensioni v’era con un bancone con incassate grosse anfore di terracotta contenenti le vivande: insomma l’antesignano dei moderni fast food.
I campobassani, quindi, prigionieri di una città sempre più congestionata, bloccati nel traffico di punta, potranno ristorarsi di bevande e cibarie, ingannando così i tempi di lunga ed estenuante attesa.

 il thermopolium di Campobasso

scavi di Pompei



giovedì 4 ottobre 2012

ADA TROMBETTA, vestale paziente e devota. Novant'anni vissuti tra ricordi e sete di conoscenza.

Il Quotidiano del Molise
del 03/10/2012



di Paolo Giordano

“L’arte molisana deve essere conosciuta prima ancora che studiata” (A. Monciatti). E’ forse questa la frase che meglio sintetizza i 90 anni di Ada Trombetta compiuti il 21 settembre 2012. La sua famiglia è da sempre legata alla storia, alla cultura, alle arti visive… alla Fotografia.
Il capostipite, nonno Antonio, ed il suo “erede”, papà Alfredo, non hanno nulla da invidiare agli Alinari. Il peso di tale lignaggio probabilmente ha rischiato di offuscare (ad occhi profani) la luce propria di cui risplende l’ultima discendente, che invece “conquista” di persona il Molise: gira, viaggia, scopre, scala, cataloga, fotografa.
Anche quando usa materiale paterno lo fa “stampando inediti” come nel caso di “1943-1944… e fu guerra anche nel Molise”, le cui immagini sono “vetrini” mai sviluppati. 
Ada tra le macerie del 1943
L’adolescente Ada, la professoressa Trombetta, la non più giovane Preside senza mai far vanto del suo appartenere al gentil sesso, ha prodotto libri pregevoli e di vario genere (finanche antropologici) frutti di lunghe capillari indagini sul territorio, incontrando, ascoltando ed intervistando le più disparate categorie: dai parroci ai sindaci, ma soprattutto gli anziani, detentori delle più preziose memorie. Con i suoi scritti ha “fotografato”… meritevolmente “congelato l’attimo”, consegnandoci degli archivi unici da cui acquisire conoscenza anche di opere andate distrutte o rubate.
E’ grazie a lei che alcune di esse sono state salvaguardate, come la Madonna del Piede di Isernia, ed altre recuperate, come la madonna di Costantinopoli di Pietracatella. Decine (se non centinaia) di fotografie provano che la Trombetta è da sempre testimone di accadimenti pubblici e familiari. 
Ada ed il fratello Antonio
 al matrimonio di Bigi
Lo fa nel ruolo di protagonista quando ritira premi e benemerenze o presenta i suoi lavori; è invece “non protagonista” in quelle manifestazioni dove la si incontra in divisa da giovane italiana o in veste di studentessa ed infine compare, quasi “folletto” curioso il cui capino spunta nella selva di corpi, in occasioni private come il matrimonio di Bigi, uno degli intellettuali che nei decenni frequentarono la casa paterna. Un’emblematica curiosità! Il soprintendente per i Beni storici artistici ed etnoantropologici, Daniele Ferrara, in tempi non sospetti ben lungi dalla sua nomina in Molise, scoprì la nostra Terra proprio con “Arte nel Molise attraverso il medioevo” scovato in una casa veneziana. E’ stato, quindi, un atto dovuto la conferenza che il 19 aprile 2012 il Ministero per i Beni Culturali le ha dedicato nella Biblioteca Albino in occasione della settimana della Cultura (14-22/04/2012).
Gli studi pionieristici della Trombetta hanno consentito alla produzione artistica medioevale molisana di affrancarsi dall’essere un’appendice di quella abruzzese. Relativamente alla scultura lignea, ad esempio, molte fotografie devozionali, come la Madonna della Libera di Campobasso, sono quelle “prodotte” da Ada, l’ultima ad aver studiato da vicino opere poste in luoghi anche inaccessibili, avviandone -in alcuni casi- il processo di recupero e valorizzazione. 
Sant'Angelo in Grotte:
opere di misericordia
 (cripta San Pietro in  Vincoli)
da "Arte nel Molise...."
Per quel che riguarda la pittura e la relativa committenza i suoi libri hanno contribuito a dare impulso a quel processo con cui si sta sempre più affermando che il Molise (Periferia) era fattivamente collegato al Centro politico e culturale (prevalentemente Napoli) da un prolifico interscambio e, quindi, non riduttivamente una povera ed improduttiva terra ai confini della realtà. Prove ne sono raffinati cicli pittorici (tra i tanti Rocchetta a Volturno, Sant’Angelo in Grotte, Jelsi e San Giorgio di Campobasso) dove sono evidenti non solo gli influssi ma anche le indiscutibili “somiglianze” con produzioni di alto e qualificato livello. All’instancabile Ada Trombetta, quindi, oltre agli auguri per il suo genetliaco deve andare l’eterna gratitudine (e non solo dei molisani) per l’operato di una vita intera in cui ha, tra l’altro, proficuamente “seminato”. Infatti già sono sbocciati i primi frutti in un miriade di appassionati e studiosi che, ricalcando le sue orme, bramano di dare opportuno lustro e giusto onore alla piccola ventesima regione.

Jelsi - cripta dell'Annunziata
scene della Passione
(Arte nel Molise...)

San Giorgio (Campobasso)
volta della cappella di San Gregorio
(Arte nel Molise....)

Studi di Storia dell'Arte in omaggio ad ADA TROMBETTA (19 aprile 2012)




di Paolo Giordano

 “L’arte molisana deve essere conosciuta prima ancora che studiata” (A. Monciatti). E’ forse questa la frase che meglio sintetizza i 90 anni di Ada Trombetta. A lei il Ministero per i Beni Culturali ha dedicato una conferenza (19/04/12) tenutasi nella Biblioteca Albino, in occasione della settimana della Cultura (14-22/04/2012).
La Preside Trombetta, “zia Ada”, come con commozione l’ha definita Vincenzo Lombardi, “colei che ha deciso di essere mia suocera senza che glielo avessi chiesto”, come con affetto l’ha salutata Paolo Matrella (suo biografo per la circostanza), nasce a Campobasso il 21/09/1922 in una famiglia indissolubilmente legata alla storia, alla cultura, alle arti visive… alla Fotografia. Il capostipite, nonno Antonio, ed il suo “erede”, papà Alfredo, non hanno nulla da invidiare agli Alinari. Il peso di tale lignaggio probabilmente ha rischiato di offuscare (ad occhi profani) la luce propria di cui risplende l’ultima discendente, che invece “conquista” di persona il Molise: gira, viaggia, scopre, scala, cataloga, fotografa. Anche quando usa materiale paterno lo fa “stampando inediti” come nel caso di “1943-1944… e fu guerra anche nel Molise”, le cui immagini sono “vetrini” mai sviluppati.
L’adolescente Ada, la professoressa Trombetta, la non più giovane Preside senza mai far vanto del suo appartenere al gentil sesso, ha prodotto libri pregevoli e di vario genere (finanche antropologici) frutti di lunghe capillari indagini sul territorio, incontrando, ascoltando ed intervistando le più disparate categorie: dai parroci ai sindaci, ma soprattutto gli anziani, detentori delle più preziose memorie. Con i suoi scritti ha “fotografato”… meritevolmente “congelato l’attimo”, consegnandoci degli archivi unici da cui acquisire conoscenza anche di opere andate distrutte o rubate. E’ grazie a lei che alcune di esse sono state salvaguardate, come la Madonna del Piede di Isernia, ed altre recuperate, come la madonna di Costantinopoli di Pietracatella.
Ada ed il fratello Antonio
al matrimonio di  Bigi
Decine (se non centinaia) di fotografie provano che la Trombetta è da sempre testimone di accadimenti pubblici o familiari. Lo fa nel ruolo di protagonista quando ritira premi e benemerenze o presenta i suoi lavori; è invece “non protagonista” in quelle manifestazioni dove la si incontra in divisa da giovane italiana o in veste di studentessa ed infine compare, quasi “folletto” curioso il cui capino spunta nella selva di corpi, in occasioni private come il matrimonio di Bigi, uno degli intellettuali che nei decenni frequentarono la casa paterna. 
Il soprintendente Daniele Ferrara, in tempi non sospetti ben lungi dalla sua nomina, scoprì la nostra Terra proprio con “Arte nel Molise attraverso il medioevo” scovato in una casa veneziana.
Durante la giornata di studi in omaggio alla poliedrica ricercatrice è intervenuto Nicola Di Pietrantonio illustrando la magnifica facciata del duomo di Termoli, realizzata da un cantiere federiciano itinerante (proveniente dalla vicina Puglia) che utilizzò i più svariati materiali policromi, lapidei e non. Il manufatto doveva essere a dir poco meraviglioso, nonché imponente, con richiami a Notre Dame de Paris ed a Chartres. Il recente ritrovamento della statua ritenuta di San Timoteo, oltre a restituire un dettaglio che si pensava irrimediabilmente perduto, aiuterà ulteriormente nella “lettura” di quanto “scritto” dalle maestranze su quella parete.
Le altre relatrici, tutte giovani e motivate studiose, virtualmente raccolgono, con indiscutibile merito, il testimone della novantenne Ada, continuandone l’operato.
Cristina Rossi analizzando l’ambone di Santa Maria di Canneto ha, con dovizia di particolari, spiegato perché si tratterebbe di un’iconostasi (o pontile), una struttura che, munita di un palco per la lettura del Vangelo, separa il presbiterio dalle navate della chiesa riservate ai fedeli: in Italia uno dei rari esempi è nel duomo di Modena. I bassorilievi sono un vero e proprio film della liturgia, che consentiva ai lontani di comprendere quel che accadeva accanto all’Altare.
Valentina Marino ha evidenziato come gli studi pionieristici della Trombetta abbiano consentito, alla scultura lignea medioevale molisana, di affrancarsi dall’essere un’appendice di quella abruzzese. Alcune fotografie devozionali, come quella della Madonna della Libera a Campobasso, sono quelle “prodotte” da Ada, l’ultima ad aver studiato da vicino opere poste in luoghi anche inaccessibili, avviandone -in alcuni casi- il processo di recupero e valorizzazione.
San Giorgio (Campobasso)
San Gioacchino e Santa'Anna
(Arte nel Molise....) 

Infine Francesca Della Ventura, attraverso l’indagine sulla pittura e la relativa committenza, ha ribadito quel che oramai è una verità di fatto, e cioè che il Molise (Periferia) era fattivamente collegato al Centro politico e culturale (prevalentemente Napoli) da un prolifico interscambio. Prove ne sono i raffinati cicli pittorici di Rocchetta a Volturno, Jelsi e San Giorgio di Campobasso. Con opportuni raffronti ha dimostrato non solo gli influssi, ma anche le indiscutibili “somiglianze” con produzioni di alto e qualificato livello, aprendo affascinati scenari futuri.
Solo la pubblicazione degli atti di questo Convegno potrà rendere giustizia alla qualità e all’ampiezza delle relazioni ascoltate. A noi, per ora, piace constatare che sono già sbocciati i primi frutti della proficua semina, pazientemente condotta da Ada Trombetta, in quasi un secolo di instancabile attività.


Jelsi - cripta dell'Annunziata
Scene della Passione
(Arte nel Molise....)

Jelsi - cripta dell'Annunziata
(Arte nel Molise....)   

mercoledì 3 ottobre 2012

Visite guidate nella casa di ALFREDO TROMBETTA settembre 2012. La riproduzione del vero negli scatti di Trombetta.



Il Quotidiano del Molise
del 25 settembre 2012


di Paolo Giordano

L’imprevedibile mese di settembre 2012 ha ospitato un affascinante evento culturale curato dallo studioso Paolo Matrella: le visite guidate nella casa di Alfredo Trombetta per ricordarne l’arte a 50 anni dalla scomparsa. Entrare nel regno dei Trombetta, un autentico sito storico per il Territorio, è sicuramente suggestivo ed è errata la supposizione di incontrare solo un “fotografo”.
Alfredo Trombetta fu artista ed intellettuale a tutto tondo (pittore, ricercatore, docente, progettista, ispettore per la tutela dei monumenti), ma soprattutto fu polo d’attrazione per la cultura del tempo. Visitare la sua dimora consente, oltre che di ammirare la sua produzione ed i successi tecnico artistici conseguiti, anche di entrare in contatto con decine di personalità della cultura e della storia non solo locali. Jerace, Puchetti, Menotti Bruno, De Lisio, Altobello, Michelangelo Benevento, Bigi, Romeo Musa, Gasdia, Alfonso Perrella (con cui curò un progetto di “itinerari turistici” in Molise) e moltissimi altri frequentarono queste stanze in cui furono accolti con mecenatismo tanti giovani, tra cui Gino Marotta, dal Nostro aiutati a “spiccare il volo”. L’intima amicizia è testimoniata da alcune loro opere di proprietà della famiglia.
Alfredo Trombetta
 Il Trombetta fu un grande esperto della Fotografia tanto da essere autore di articoli su riviste specializzate e di schede enciclopediche (Chirone, Piccola enciclopedia metodica italiana ed. Bemporad). Tantissime sono state le attestazioni per la sua genialità: medaglie, encomi, premi e riconoscimenti ufficiali non ultime le nomine a “Cavaliere” e “Grande Ufficiale” della Corona e “Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro”.
Per l’uomo contemporaneo le fotografie in bianco e nero appaiono solo romanticamente affascinanti, ma per l’epoca era l’unico modo per riprodurre il “vero”. Nell’ammirarle attentamente si scoprono meticolosa ricerca e dirompente sperimentazione. Prova ne è “La Fotografia Artistica”, rivista torinese bilingue distribuita anche in Francia di cui fu collaboratore, che riporta un suo celebre scritto sulle tecniche per fotografare i fiori. Ogni paesaggio immortalato contiene le tonalità necessarie a trasmettere la bellezza della Natura. Al pari degli attori del muto, costretti a coinvolgere gli spettatori con tutto il loro corpo ad eccezione della parola, il fotografo doveva catturare il mondo creando autentici dipinti, rinunciando però proprio al colore. Un discorso a parte, ovviamente, merita la “fotopittura” con cui si superò tale limite.
Alfredo fu un eccellente imprenditore della sua professione, uscì dagli angusti confini regionali esportando i suoi capolavori anche all’estero: nel 1914 una collezione di costumi molisani fu donata al console britannico di Napoli sir J.A.Churchill Sidney e venne, poi, integralmente pubblicata su un numero speciale della rivista londinese “The Studio” con il titolo Paisant Art in Italy. Un curioso aneddoto è legato a questa raccolta di fotografie dipinte donata sia al Re Vittorio Emanuele che alla regina Margherita. Il primo dei due omaggi è tornato, dopo lungo peregrinare, a Campobasso offerto in regalo all’avv. Alberto Pistilli Sipio. E’ stato così possibile ricostruirne “l’impaginazione originale”, al contrario di tanti altri album privati invece del contenuto.
Le Glorie Molisane del Risorgimento Italiano
E’ arduo condensare il genio di Alfredo Trombetta e non si può omettere di parlare dei suoi lavori etno-antropologici (legati anche agli eventi del 1911-primo giubileo dell’Italia Unita) e dei suoi studi/progetti per monumenti come la cartolina pro Croce Rossa del 1913 raffigurante le Glorie Molisane del risorgimento italiano incastonate in una “fusione” di vestigia molisane (Larinum, Saepinum, Venafrum). Spontaneamente viene da chiedersi che fine farà l’immensa ricchezza di Casa Trombetta. Il pensiero vola subito alle fotografie degli ingegni del Di Zinno, forse la serie più nota. Esse, raccolte nella cornice che ospitò il gigantesco ritratto del duca d’Aosta (foto pubblicata su “L’Illustrazione Italiana” in occasione delle presa di Gorizia nel 1916), sono state donate al Comune di Campobasso, ma purtroppo giacciono in una “stanza d’ufficio tra scartoffie” e cancellerie. Si confida, quindi, principalmente nella tenacia della novantenne Ada e nella perseveranza indomita del Matrella, pur avendo però ancora davanti agli occhi la tragedia consumatasi esattamente un anno fa con lo svuotamento, nel totale disinteresse delle Istituzioni, dello storico Palazzo Salottolo/Cannavina!


veduta del borgo antico
di Termoli (1910)

"Dopo il tramonto"
di Alfredo Trombetta