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venerdì 8 marzo 2013

La Giornata internazionale della donna: l'otto marzo

tratto dal libro
"Calendario"


La Giornata internazionale della donna


La Giornata internazionale della donna

Si è tentato in questi ultimi tempi di trasformare in una festa del consumo anche la Giornata internazionale della donna che si celebra l'8 marzo, e di aggiungere alla tradizionale mimosa l'obbligo per mariti e fidanzati di un regalino più costoso. Ma la sostanza e il significato di questa data non sono stati stravolti, almeno per ora, perché il motivo che l'ha ispirata, la pari dignità con l'uomo nella vita politica, sociale e familiare, è ancora attuale, come è facile constatare.
Nel nostro paese la Giornata internazionale della donna si celebra regolarmente soltanto dal 1945 per iniziativa delle iscritte all'Unione donne italiane (UDI), di ispirazione comunista e socialista, che 1'8 marzo 1945 si riunirono nella sala grande del liceo Visconti, a Roma, insieme con le cattoliche del Centro italiano femminile, e con vedove di caduti, partigiane, sindacaliste. Tutte insieme approvarono un ordine del giorno inviato a Londra, dove le rappresentanze di venti nazioni, confluite alla Albert Hall per celebrare la Giornata internazionale della donna, approvarono una Carta della Donna, in cui si chiedeva il diritto al lavoro in tutte le industrie, la parità salariale, la possibilità di accedere a posti direttivi e di partecipare alla vita nazionale e internazionale.
Tuttavia, solo nel 1946, conclusa la guerra anche nel Nord, l'8 marzo fu celebrato in tutta l'Italia. In una riunione preparatoria a Roma nacque l'idea di mettere all'occhiello un fiore che potesse caratterizzare la giornata, come il garofano rosso al primo maggio. «Ci voleva dunque un fiore reperibile agli inizi di marzo» ha narrato Marisa Rodano «poiché all'epoca le serre erano poche e non arrivavano fiori in aereo da ogni parte del mondo in tutte le stagioni, come succede ora. A noi giovani romane vennero in mente gli alberi coperti di fiori gialli, quando ancora le altre piante erano spoglie, che crescevano rigogliosi in tanti giardini di Roma e dei Castelli.»
La proposta ebbe successo: la mimosa venne offerta dai bimbi alle mamme, dai fidanzati alle fidanzate, dai mariti alle mogli, dai ministri alle impiegate. E la scelta casuale fu felice anche simbolicamente perché la mimosa simboleggia per tradizione il passaggio dalla morte a uno stato di luce: emblema dunque di rinascita, di vittoria.
Ma se in Italia la Giornata internazionale della donna si è radicata solo a partire dal 1945 (prima di allora si ricorda un'anticipazione il 12 marzo 1922, che non ebbe seguito, nell'ambito del Partito comunista italiano) in altri paesi americani ed europei la ricorrenza si celebrava ormai da decenni.
Negli Stati Uniti il primo Woman's Day risale a un raduno delle donne socialiste americane, il 3 maggio 1908, al Garrick Theater di Chicago, dove il partito socialista organizzava ogni domenica una conferenza. Quella domenica sarebbe mancato per impegni improrogabili il conferenziere; e le donne ne approfittarono per organizzare la prima Giornata della donna, che ebbe un'eco insperata se, alla fine del 1908, l'esecutivo del partito dichiarò ufficialmente: «Raccomandiamo a tutte le sezioni locali del partito socialista di riservare l'ultima domenica del febbraio 1909 per l'organizzazione di una ma­nifestazione del diritto di voto femminile». Così, l'anno dopo, nacque ufficialmente il Woman's Day.
Nel mese di agosto del 1910 le socialiste americane partirono per Copenaghen, dove si sarebbe svolta la Seconda conferenza internazionale dei partiti socialisti, per proporre l'istituzione di una Giornata internazionale della donna da fissare all'ultima domenica di feb­braio, come negli Stati Uniti. 
Clara Zetkin
(fonte internet)
Ma la proposta non venne nemmeno discussa dall'assemblea. Fu invece Clara Zetkin, delegata del partito socialdemocratico tedesco, a suggerirla su «Die Gleichheit», il giornale di cui era direttrice, suscitando molti consensi. Sicché, l'anno dopo, si svolse una Giornata internazionale della donna al 19 marzo, data indicata dal Segretariato internazionale delle donne socialiste perché in quel giorno, durante la rivoluzione del 1848, il re di Prussia aveva promesso, fra l'altro, il voto alle donne. Ma non tutti i paesi europei l'accettarono: in Svezia e in Italia, come in altre nazioni, si preferì il 1° maggio, in Russia, nel 1913, venne scelto il 3 marzo, in Francia, nel 1914, i19 marzo.
Nella Conferenza delle donne del 1914, evento che precedeva il congresso dell'Internazionale a Berlino, le finlandesi, le svedesi e le statunitensi proposero di unificare le celebrazioni, ma si obiettò loro che le differenze di sviluppo industriale e di condizioni climatiche non lo permettevano.
Furono la Prima guerra mondiale e la Rivoluzione bolscevica a imporre l'8 marzo. Il 23 febbraio 1917 a Pietroburgo, in occasione della Giornata internazionale della donna, operaie e mogli di soldati manifestarono per le vie chiedendo pane per i loro figli e il ritorno dei mariti dalle trincee. Alcuni anni dopo, il 14 giugno 1921, la II Conferenza internazionale delle donne comuniste, riunita a Mosca, adottò 1'8 marzo come Giornata internazionale dell'operaia in ricordo del «giorno della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo». Ma, si domanderà il lettore, non era stato il 23 febbraio il giorno della manifestazione? La contraddizione è soltanto apparente perché nella Russia zarista vigeva ancora il calendario giuliano, sfasato rispetto a quello occidentale, il gregoriano, di tredici giorni: sicché il 23 febbraio corrispondeva in Occidente all'8 marzo, data che venne poi adottata universalmente.
Questa è la vera storia dell'8 marzo, mentre è completamente falsa la leggenda che la Giornata internazionale della donna sia stata fissata in ricordo di 129 operaie che in quel giorno, nel 1908, sarebbero morte bruciate in un incendio di una fabbrica americana; così come è infondata un'altra leggenda, diffusa in molti paesi europei, secondo la quale la data avrebbe ricordato uno sciopero di lavoratrici tessili avvenuto a New York l'8 marzo 1857 e represso brutalmente dalla polizia. Probabilmente, come osservano Tilde Capomassa e Marisa Ombra, agli inizi degli anni Cinquanta in diversi paesi si avvertì l'esigen­za di scindere l'8 marzo dalla storia sovietica: «Per quanto riguarda l'Italia» scrivono «l'ipotesi ci risulta abbastanza convincente [...] Corrisponde allo sforzo dell'UDI di superare i limiti dei propri riferimenti culturali. Agli inizi degli anni Cinquanta la celebrazione della Giornata della donna (anche la semplice diffusione della mimosa) era, fuori dell'area comunista e socialista, largamente vissuta come un fatto eversivo. Associare l'8 marzo al martirio delle operaie americane significava ampliare gli orizzonti della celebrazione a un mondo più grande (e non a caso si attinse al repertorio della lotta in America) e al tempo stesso attribuirle un carattere sacro».
Le leggende e i falsi martiri non sono solo quelli tramandatici dalle passiones spurie della cristianità.

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