Il Quotidiano del Molise del 24 marzo 2013 |
di Paolo Giordano
Porta del Paradiso storie di Saul e David (fonte internet) |
In
quell’anno era signore di Campobasso Nicola I il cui nipotino, Nicola II (il
conte Cola), classe 1422/1423, muoveva i primi passi e già era in grado di “arringare”
i suoi futuri sudditi, avendo di certo imparato a parlare. Nel 1424 era nato
Ferdinando (Ferrante I) d’Aragona, re di Napoli dal 1458 al 1494, unico figlio
maschio (illegittimo) di Alfonso I.
Il
calco in gesso di uno dei dieci pannelli dell’opera del Ghiberti è esposto
nella pinacoteca di Palazzo Pistilli a Campobasso. Da alcuni di questi
manufatti, datati fine anni 40 del 1900, si è ricavata una copia moderna (1990)
che ha sostituito l’originale conservato nel Museo dell’Opera del Duomo a
Firenze. La formella campobassana, in cui appare tutta la maestria dell’autore
(la cui produzione segna il graduale passaggio dalla cultura artistica tardo
gotica a quella rinascimentale) racconta le storie di Saul e Davide: Saul
sconfigge i Filistei, David uccide Golia e trionfante porta la testa
dell’avversario.
calco in gesso (collezione Praitano) |
L’opera,
appartenente alla Collezione Praitano, testimonia il perdurare dell’attenzione
che artisti, committenti e collezionisti hanno da sempre avuto per la “copia”
di un modello fortunato o di un capolavoro irraggiungibile.
Nel
1452 la Porta del Paradiso venne completata. Due anni prima Cola di Monforte
era stato “incoronato” Conte di Campobasso ed aveva, inoltre, sposato Altabella
di Sangro. Suo suocero, Paolo, uno dei più rispettabili capitani del Regno, in
quell’epocale 1452 partecipò all’impresa del Duca di Calabria (Ferrante I) proprio
contro Firenze, alleata dei veneziani.
Necessitarono
ben 27 anni per generare quella meraviglia ed altrettanti ne sono serviti per
il suo restauro, iniziato nel 1979. Paziente e laborioso si è rivelato l’iter
della cura per rimediare ai danni del tempo, delle guerre, della tragica
alluvione del 1966 e dei continui palpeggiamenti da parte dei visitatori. La
doratura era stata nascosta da una vernice stesa a pennello nel 1772 e solo nel
1948 si è scoperto lo strato quattocentesco.
Lorenzo Ghiberti prima e dopo il restauro (fonte internet) |
Oggi la Porta è custodita
nell’Opera del Duomo opportunamente collocata in un ambiente climatizzato,
privo di umidità e di ossigeno, sotto gas inerte.
I turisti nell’ammirare il
“bel San Giovanni” si trovano dinanzi ad una copia perfetta, ricavata dai
calchi in gesso eseguiti da Bruno Bearzi (tra il 1946 ed il 1948), realizzati
dalla fonderia artistica fiorentina Enrico Marinelli. Sponsor ne è stato il
businessman giapponese Yokiro Motoyama, che ha così “ringraziato” l’Italia per
la simpatia dimostratagli nei 35 anni in cui ha vissuto e lavorato tra Tokyo e
Firenze.
Gli
addetti ai lavori ci tengono a dichiarare che nessuno vuole “città finte”, ma
l’urgenza di salvaguardare beni preziosi particolarmente delicati induce a
queste falsificazioni. Però, quasi a volersi far perdonare, è in corso uno
strepitoso progetto: la ricostruzione nel Museo dell’Opera della facciata della
Cattedrale di Arnolfo di Cambio, di fronte alla quale sarà rimontata la porta del
Battistero. “Ricreando”, come afferma entusiasticamente il direttore monsignor
Timothy Verdon, “un dialogo che nessuno ha visto da 5 secoli e di cui solo gli
esperti d’arte parlano.”
Un tassello
di questa straordinaria avventura è qui da noi, nella nostra terra, umile ma
comunque ricca di Storia, Cultura ed imprevedibili sorprese.
Davide decapita Golia (particolare calco in gesso) |
Saul sconfigge i Filistei |
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