Il Quotidiano del Molise del 12 febbraio 2011 |
di
Paolo Giordano
Dante Gentile Lorusso è artista,
restauratore, studioso, ricercatore…insomma “portatore” sano di quel virulento
morbo chiamato cultura!
Dante Gentile Lorusso |
Nel 1993 era nel comitato scientifico della
mostra “Oratino. Pittori, scultori e botteghe artigiane tra XVII e XIX secolo”,
nel 1995 ha realizzato con Maria Antonella Fusco e Riccardo Lattuada una
monografia sul pittore Nicola Giuliani. Nel 2002 ha pubblicato “Uomini
Virtuosi” il “caso” Oratino nella geografia culturale molisana.
Il 18 febbraio 2011, alle ore 17,00, nell’Aula
Magna del Convitto Mario Pagano presenterà la sua ultima fatica editoriale:
“ATTRAVERSAMENTI. Sulla cultura artistica nell’Ottocento molisano”. Una lunga
indagine di ricognizione su pittori e scultori del Molise attivi nel corso del XIX
secolo. Valutando la sua produzione letteraria è spontaneo pensare a lui come ad
un novello Vasari, l’autore de “Le VITE dei più eccellenti pittori, scultori,
architetti”.
In realtà sono solo uno di coloro che negli
ultimi 15-20 anni si sono prodigati, ognuno interessandosi ad un diverso
periodo storico, per salvaguardare con opportune ricerche, la memoria degli
artisti che operarono nella nostra terra.
Un
sintetico bilancio di questa ricerca: cosa è affiorato di poco conosciuto e di
interessante?
Ho voluto studiare l’ottocento perché è un
secolo totalmente trascurato dalle indagini critiche di storia dell’arte del
Molise. Si parla in modo frammentario di qualche autore, ma non c’è una
ricognizione completa. Non c’è mai stata su pittori scultori, artisti molisani
che pur se straordinariamente interessanti sono stati completamenti
dimenticati. Di molti non si conosce nulla, neanche nei loro paesi natali. Artisti
di grandissimo livello caduti nell’oblio, ignorati dalla storiografia della
nostra regione…dell’intero meridione. Io ho investito anni di lavoro
analizzando documenti nell’archivio dell’Accademia di Napoli, consultando le
schede anagrafiche dei vari studenti, i loro fascicoli personali con
certificati, informazioni e testimonianze dirette dei professori. Parliamo ad
esempio di Francesco Pietrantonio da Casacalenda, che andò a studiare alla fine
dell’Ottocento a Brera (invece che a Napoli come si usava in quei tempi)
restando poi a vivere in Lombardia. Egli
fu compagno di studi di Pellizza da Volpedo, autore del famoso dipinto
“Il Quarto Stato” e di Medardo Rosso, artista che ha anticipato di mezzo secolo
le soluzioni dell’informale. Eppure a Casacalenda nessuno sa chi sia. Ho
rinvenuto solo una sua opera, ma ne ho segnalate diverse rintracciate dai cataloghi
e dai giornali dell’epoca. Egli donò un ritratto del Re al comune di
Campobasso, andato però perso. Ecco il perché dell’esigenza di delineare
questo percorso dall’inizio del 1800
fino ai primi del 1900. Ed ecco il senso del titolo “Attraversamenti”.
Ben 360 pagine dedicate solo ad artisti
molisani?
Sì! Tutti questi artisti nacquero in Molise,
ma la maggior parte visse ed operò a Napoli. Eccezione furono coloro che
tornarono nella terra natìa per dedicarsi all’insegnamento, diffondendo la
cultura artistica. Tra essi Leopoldo Grimaldi, per anni docente al Mario Pagano,
ed Abele Valerio che svolse la sua attività di educatore presso un istituto
professionale.
Va evidenziata la lungimiranza politica
dell’epoca: l’ottanta per cento degli artisti molisani poté studiare
all’Accademia delle Belle Arti di Napoli grazie ad un sussidio erogato
dall’allora Provincia di Molise. Per 6-7-8 anni coloro che avevano un buon
profitto ricevevano il finanziamento. Gli Amministratori, consci che nel
territorio non vi era alcuna struttura idonea, selezionavano i migliori
consentendo loro di frequentare la prestigiosa e potente Accademia nella
Capitale del Regno. Essa era la più antica d’Europa, fondata dai Borbone a metà
settecento, con una classe docente estremamente qualificata e rappresentava un
importantissimo snodo per le attività culturali.
Qual
è lo stato di conservazione e di fruibilità delle opere molisane
dell’ottocento?
Alcune opere sono in collezioni private
molisane e di fuori regione. Moltissime nei depositi di importanti Musei:
Capodimonte, Galleria dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli e Galleria
Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Non sono esposte e quindi potrebbero tornare
in Molise in prestito, come affermano con piena disponibilità i vari
sovrintendenti e direttori di museo. Ma la nostra terra non possiede un idoneo
contenitore espositivo. Si potrebbero raccogliere opere di grandissima qualità
ed attraverso di esse raccontare la storia della cultura artistica del Molise
salvaguardando, così, la nostra identità di popolo, tutt’altro che povero ed
ignorante. Si potrebbe finalmente inaugurare una Galleria d’Arte Moderna e
Contemporanea. Siamo l’unica regione priva di una struttura museale del genere.
Lei ha una proposta concreta?
Il contenitore ideale è quello dell’ex GIL. Esso
è nel Capoluogo, al centro della città, con caratteristiche uniche, nonché con
ampia disponibilità di volumi e spazi. Completerebbe egregiamente il tutto
una sezione sul “contemporaneo”.
Allo stato attuale sembra che nei secoli successivi ai Sanniti non sia accaduto
nulla… questo perché nulla racconta la Nostra Storia. Per meglio far intendere
la gravità della situazione parlerei di Arturo Stagliano, nato a Guglionesi nel
1867. Fu collaboratore di Leonardo Bistolfi e realizzò, nel 1926, il Monumento
ai caduti di Treviso. Un suo nipote, Flavio Brezzo, ha donato al nascente Museo
di Montevarchi (AR) 5 opere di scultura, 21 disegni e tutto l’archivio
fotografico. A Novembre è stata inaugurata a Treviso una mostra su questo
artista ed attualmente l’evento è ospitato al Cassero di Montevarchi.
Quante donazioni potrebbero essere fatte ad
una pinacoteca campobassana! Si valorizzerebbero così le opere e gli artisti che le hanno
realizzate! In tutta Italia città e Regioni si attivano per sviluppare le
proprie risorse turistico culturali, mentre a Campobasso, Capoluogo di regione,
nulla sembra muoversi.
A
volume concluso quali motivazioni rafforzano la convinzione che “ne valeva la
pena”?
Aver avuto al possibilità di condividere con i mie corregionali
informazioni e notizie che aprono nuove ed incredibili prospettive nel panorama
culturale molisano. L’aver scoperto come negli amministratori del tempo ci
fosse un intuito ed una capacità progettuale tutt’altro che antiquata.
C’è un capitolo nell’opera, apparentemente
non in tema, in cui tratto della più
grande tradizione artigianale campobassana: l’acciaio traforato. Anche qui la
Provincia, intuì l’importanza e le potenzialità di questa attività ed istituì nel 1840 la prima Scuola di Disegno. I
giovani artigiani molisani, infatti, continuavano a conseguire riconoscimenti,
onorificenze e medaglie d’oro nelle più
importanti mostre nazionali ed internazionali. Campobasso era conosciuta in
tutta Europa per le sue “lame”. Ve ne sono testimonianze nel Museo di
Capodimonte e nell’Armeria Reale di Torino dove
sono esposte opere di Scipione Santangelo e Bartolomeo Terzano. Da noi,
invece, neanche una vetrinetta che testimoni questa straordinaria ed
originalissima tradizione.
Intravede
una qualche “scintilla”, preludio di un incendio culturale, nel panorama
politico o semplicemente nelle attività
quotidiane della società molisana?
La politica non si occupa di cultura, la
politica cerca consensi! Se l’opinione pubblica manderà segnali forti, allora
anche gli amministratori si porranno il problema. Tutti devono nel loro ambito
e nel loro piccolo “fare pressione” perché si cambi! Da questo punto di vista
sono fiducioso. Vedo fermento intorno a me, la cosi detta società civile lascia
trasparire la propria sensibilità verso questi temi. E’ il più classico dei
circoli virtuosi in cui si potrà realizzare anche il desiderio di tanti
collezionisti che voglio donare alla collettività le importi opere di cui sono
in possesso.
Un’ultima curiosità: l’immagine in copertina?
E’ un’opera giovanile di Angelo di Scetta da
Civitanova del Sannio.
Si tratta della “Strage degli Innocenti”
esposta in una “Biennale Borbonica”, ovviamente prima dell’unità d’Italia. Il
di Scetta vinse il “pensionato
artistico” per potersi recare a Roma al fine di perfezionare la sua
preparazione. All’epoca i migliori artisti venivano inviati nella Città Eterna
finanziati dall’Accademia di Napoli. Le dimensioni della tela sono
considerevoli circa 2 metri per 3 ed è conservata nei depositi dell’Accademia,
ovviamente bisognosa di restauro.
Dovremmo meditare attentamente su che
visione ampia e proiettata oltre gli angusti confini territoriali avessero i
nostri Padri.
La mia speranza è di poter ammirare questo
capolavoro stabilmente esposto nel locali della Galleria d’Arte Moderna e
Contemporanea di Campobasso.
L'intervista è consultabile anche dal sito TORO WEB
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