Il Quotidiano del Molise del 13/02/2011 |
di Paolo Giordano
Una
conoscenza superficiale e manualistica porta a credere che le culture antiche
fossero totalmente maschiliste e misogine. Ma desiderio di sapere ed amor
patrio dovrebbero spingere i discendenti dei fieri sanniti a meglio indagare la
propria Storia. Un importante Dea, venerata nel Sannio, era Mephitis, che una
volta assorbita dal Pantheon romano venne tristemente ridotta a presiedere alle
emanazioni solforose molto abbondanti in Italia. Associata, pertanto, all’odore
emanato dalle mofete (emissione diretta di anidride carbonica da fratture del
terreno) dal suo nome deriva il termine “mefitico”.
Ma
in realtà Mefite significa “colei che sta nel mezzo” ed aveva il potere di fare
da tramite, cioè da mediatrice. Divinità pacifica, in un’epoca difficile di violenze
e guerre, sovrintendeva al “passaggio”: vita/morte, giorno/notte, caldo/freddo,
regno dei vivi/oltretomba. Le sue corrispondenti nel mondo greco potrebbero
essere Afrodite, Demetra e Persefone. Non a caso in epoca romana, a seguito di
un’operazione di “riconversione”, molti templi agresti furono consacrati a
Venere ed a Diana. Mefitis era protettrice delle sorgenti, degli armenti, dei
campi e della fecondità. A lei erano affidati i mercati e lo scambio. Proprio
nei Santuari, luoghi di incontro e mediazione, si generava la perfetta armonia
tra venerazione e commercio. Il suo culto andò evolvendosi collegandola
all’utilizzo delle acque termali e solforose ed alle loro proprietà benefiche e
curative.
E’
attualmente in fase di indagine il rapporto con il mondo della transumanza, non
essendo trascurabile un legame tra gli spostamenti delle greggi nei pascoli
stagionali e la presenza di aree sacre dedicate alla Dea proprio ridosso dei
tratturi.
Uno
dei tanti Santuari a lei dedicati, che merita una particolare attenzione, è
quello di San Pietro di Cantoni in agro di Sepino. Qui è stata rinvenuta la
statuina ex voto in bronzo di un’affascinante giovane donna con in mano un
uccello acquatico migrante. L’animale è simbolo dell’alternarsi delle stagioni.
E’ riferimento ad una vicina zona umida e, di conseguenza, alle sorgenti
simbolo della forza dell’acqua che sgorga dalla terra passando all’aria: ancora
un “passaggio” sotto l’occhio amorevole della dea. Tutti i reperti di questo
scavo, testimonianze del mondo agricolo e della transumanza, riconducono alla
protettrice dell’universo femminile che presenziava alla vita dalla
fecondazione al parto. Mefite assisteva la donna nelle attività quotidiane,
proteggendo i suoi familiari nonché il lavoro necessario al sostentamento della
famiglia e, quindi, dell’intera società.
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