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lunedì 27 agosto 2012

Bernardino Musenga: la proposta di Nicola Felice perchè si intitoli un sito cittadino all'artefice della Campobasso Moderna

Il Quotidiano del Molise
del 26 agosto 2012
di Paolo Giordano


La cattedrale di Campobasso
Era il 26/11/2010 quando, in occasione di una convegno su Bernardino Musenga, il dott. Carlo, discendente del celebre architetto, dichiarò: “non riesco ancora a comprendere come Campobasso non l’abbia ricordato intestandogli una strada o una piazza”. Dopo circa due anni, il 20/08/2012 quasi in un’ideale risposta Nicola Felice, studioso, ricercatore, autore di libri d’arte e storia, presidente del Comitato per la memoria della B.C.M., ha presentato al Sindaco di Campobasso una richiesta di intitolazione “di area di circolazione all’architetto Bernardino Musenga”. Non sono certo i cittadini, quindi, a dimenticare i personaggi illustri artefici della storia patria!
“In occasione della fine dei lavori di ricostruzione della cuspide sita sulla torre campanaria della chiesa della S.S. Trinità, realizzata dal Musenga, architetto ed urbanista fra i massimi d’Italia, si propone che allo stesso sia intitolata la villa oggi impropriamente individuata come “villa dei cannoni”, che fu uno degli spazi riprogettati dallo stesso Musenga per la pubblica usufruizione, peraltro ben localizzabile nel piano regolatore da lui firmato nel 1813”. Bernardino Musenga è a tutti gli effetti il Padre della Campobasso Moderna, avendone egli “disegnato” l’impianto e le linee di sviluppo.
Questi sono in breve i termini dell’istanza che, indiscutibilmente, non potrà che essere accolta! Si restituirà, così, lustro ed indennizzo morale ad un Grande il cui operato è precipitato in quell’oblio in cui il Molise, immancabilmente, scaraventa i suoi figli migliori.

MA CHI ERA BERNARDINO MUSENGA?

la Cattedrale di Isernia
L'illuminismo come movimento culturale e filosofico è inquadrabile tra la fine del seicento (1688 cacciata di Giacomo Stuart) e la Rivoluzione Francese (che spazzò via ogni possibilità di progresso concertato). Eppure gli effetti dirompenti dell’Età dei Lumi perdurarono a lungo nei desideri di progresso e di emancipazione umana, nonché in ogni altra forma di pensiero anelante ad “illuminare”, attraverso Ragione e Scienza, la mente degli uomini tragicamente ottenebrata dall’ignoranza e dalla superstizione. In Italia fu Napoli, capitale dell’omonimo Regno, al pari di Parigi, a meglio incarnare il Secolo dei Lumi dando vita ad innovative forme architettoniche ed a nuovi pensieri filosofici, ponendo contemporaneamente le basi dell’economia e del diritto moderno. La città partenopea, in continuità con il passato, brillava ancora di luce propria: era infatti stata nel Rinascimento centro vitale della filosofia naturalistica. Qui si formò il genio di Paolo Saverio di Zinno (1718-1781) e da Napoli giunse a Campobasso, con la famiglia, Bernardino Musenga (1774-1823) che convenzionalmente, in forma riduttiva, viene definito architetto: un titolo acquisito sul “campo” quale summa di tutte le sue numerose e variegate attività. Egli era figlio d’arte, il padre ingegnere operò molto in Molise. Bernardino fu progettista, restauratore e letterato; coniugando gli amori per agricoltura e letteratura compose un inno a Cerere in lingua latina. Illuminista e giacobino sostenne la Repubblica Napoletana e, successivamente, si distinse per attività e fattività durante il periodo napoleonico. Due furono le pietre miliari della sua esperienza professionale e di vita: il terremoto del 1805 e lo sviluppo della città di Campobasso che si apriva al Nuovo. Da una parte bisognava ricostruire la regione devastata dal sisma del 26 luglio, dall’altra traghettare verso la modernità il capoluogo della neonata provincia di Molise la cui popolazione, in fase di sviluppo socio economico, desiderava “uscire” dall’antico borgo medioevale per proiettarsi verso il Futuro. Necessitavano simboli e palazzi pubblici che fossero immagine dell’Autorità, come in passato lo era stato il Castello Monforte, e perciò si doveva progettare una Campobasso extra moenia tagliando di netto con il passato. Musenga vinse una vera e propria sfida con l’ingegnere olandese Vincenzo Wan Rescant. Il fiammingo proponeva più un piano di riqualificazione urbana che di sviluppo, prevedendo l’espansione del tessuto urbano intorno ad una grande piazza esagonale in cui accogliere l’edificio sede dell’Amministrazione (Collegio). Malgrado il parere favorevole del Decurionato (29 settembre 1812) il Ministro degli Interni, Giuseppe Zurlo, “rigettò” quell’idea progettuale. Contrariamente il Nostro immaginò un impianto ben diverso (definibile di primo acchito “coloniale”) con strade parallele ed un susseguirsi di edifici ed orti in una città che doveva essere monumentale, funzionale, unitaria e moderna. Accanto al disegno architettonico anche una serie di regole scritte per consentire gestione ed attuazione del cosiddetto “Borgo Gioacchino”, approvato poi dallo stesso Murat nel 1814, e che per la sua concezione fece guadagnare a Campobasso la definizione di “città giardino”. Ma tutto il Territorio benificò dell’ingegno del Musenga: decine furono le sue perizie, progettò strade, realizzò strutture pubbliche e private, consolidò manufatti compromessi dal terremoto e da altre calamità naturali (l’alluvione del 1811 aveva distrutto i ponti sul Biferno e tantissimi mulini). Merita citare tre suoi importanti luoghi di culto: San Michele Arcangelo a Baranello, la cattedrale di Isernia e quella di Campobasso, il cui pronao, pur essendo del 1859, rispetta il progetto originario. Fu quest’ultima croce e delizia dell’Architetto che ne privilegiò la tecnica costruttiva curando, con spirito anticipatore, le caratteristiche antisismiche. Il Duomo, però, risultò poco gradito ai concittadini perché troppo basso e molto buio. Tradizione orale vuole che, proprio per le feroci critiche il Musenga si sarebbe suicidato. Se è vero che si tolse la vita non fu certo “solo” per la chiesa della SS Trinità. Il professionista viveva sicuramente in uno stato di grande pressione psicofisica per le responsabilità legate alla notevole mole di lavori ed ai relativi impegni progettuali e finanziari. C’è invece chi, come il discendente Carlo (stimato medico ed amministratore cittadino), certificato di morte alla mano, sostiene che si tratti di una montatura: Bernardino sarebbe morto (improvvisamente) nel suo letto il 24 ottobre 1823 a soli 49 anni e la conseguente damnatio memoriae dipenderebbe da ben altro. Certamente non basta l’essersi suicidato per giustificare l’ostracismo di cui è vittima presso i posteri e di contro incuriosisce non poco “il mistero” della sua scomparsa. Tutta la sua Storia merita di essere oggetto di studi e ricerche offrendo anche spunto per la trama di un affascinante e suggestivo best seller!



15 commenti:

  1. signor Paolo, in riferimento alla cuspide della chiesa della Santissima Trinità porto a conoscenza che purtroppo è stata stravolta la costruzione del Musenga con la nuova ristrutturazione sostituendo le mattonelle a mosaico con altre di altra fattura. Cosa succederà delle mattonelle originarie? Che fine faranno? Andranno a finire come quelle del pavimento della contessa de capoa? Cioè che nessuno ne saprà più niente compreso la sovrintendenza? Poi perché la necessità di costruire un ascensore all'interno del campanile? Non sono fondi che si potevano utilizzare per altre fasi di ristrutturazione? Non so cosa penserebbe il compianto don armando e don pasquale che sicuramente se fosse tra noi si sarebbe fatto una bella risata.

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  2. Per quanto riguarda le mattonelle devo darle un triste notizia. Penso che siano scomparse da tempo. Attualmente c'erano dei mattonacci dipinti.. o almeno questa era la versione ufficiale. Ne scrissi qualcosa ad inizio anno. Insomma c'era stato già un intervento negli anni 70 come racconta anche padre Eduardo Di Iorio.
    Quella dell'ascensore la apprendo adesso da lei. Effettivamente ci sarebbe tanto altro da fare... io penso subito agli affreschi di Trivisonno ad esempio, che necessitano di restauro e non solo per colpa dell'incedere inclemente del tempo, ma anche per danni inferti dall'uomo.

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    1. le posso assicurare che le mattonelle ci sono sempre state finanche quando la cattedrale fu chiusa per il restauro della chiesa con mons. di filippo cosa negata nella conferenza stampa tenuta da bregantini e dall'attuale parroco che non conosce la storia della sua attuale parrocchia. Infatti all'ingresso della chiesa vi è una lapide che attesta la sua riapertura da parte di mons. di filippo. Le mattonelle ora sono state fatte sparire però erano quelle originali le posso attestare che era così finché vi erano don armando e don pasquale che non permettevano che nemmeno una briciola sparisse. Erano casomai loro a mettere qualcosa in più nella chiesa. Ora pur di cambiare le cose in tavola compreso chi segue i lavori il Sig.Nicola Lalli sono capaci anche di dire menzogne. Le mattonelle sono scomparse solo adesso perché hanno chiesto il loro valore economico e si sono fatti i conti in tasca con la benedizione della sovrintendenza che come al solito tace. Il restauro degli affreschi fu fatto già alla ristrutturazione fatta da mons. di filippo furono effettuati dal maestro paglione allievo del trivisonno e conoscitore approfondito delle tecniche. Alla sua morte non trovo chi possa farlo tanto più spero che non vi metta mano chi ha deturpato la concattedrale di bojano con quei brutti affreschi sulla volta e l'autoritratto di bregantini che niente ha a che fare con un luogo di culto. Bisognerebbe trovare qualche allievo del maestro paglione che può essere la persona più competente. Ma purtroppo ciò non interessa perché anche per l'ascensore si pensa a spese inutili per gestire denaro e far gestire denaro.

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  3. Come si suol dire: polemica ricca mi ci ficco! Si lo so bene, potrei apparire un polemico per natura, ma come ho detto anche altre volte, se la polemica o, per meglio dire, la verve di un accesa ma razionale dialettica, serve per raggiungere dei buoni e fattivi risultati su cosa si discute, allora ben venga anche la polemica più accesa. Io non sono certo molto addentro alle cose d'arte pittorica e architettonica come il mio amico Paolo, ma vorrei puntualizzare comunque alcune cose. Penso sinceramente che le pregevolissime opere che la Cattedrale di Campobasso racchiude del compianto maestro Trivisonno, vadano senz'altro recuperate al loro antico splendore, (nonostante il presunto restauro già effettuato) visto che il tempo le sta irrimediabilmente opacizzando attraverso una nebbiolina biancastra che ha tolto ormai da molto l’originaria lucentezza ai colori. E dicendo da molto, intendo dire da quando vi erano ancora le buone anime di Don Pasquale e Don Armando. Da questo punto di vista sono fiducioso che il nuovo parroco si attiverà ben presto per evitare che questi meravigliosi capolavori non vadano perduti per sempre, infatti questi ha già dimostrato, con il recupero del quadro della Vergine che campeggia sul lato destro della cappella del S.S., un' anima particolarmente versata per la comprensione e il restauro di pregevoli opere pittoriche. Per quanto riguarda invece il rifacimento della S.S. Trinità, sono rimasto sconvolto soprattutto da due trovate alquanto bislacche. Una consiste nella copertura con della volgare pittura biancastra delle colonne che delimitano le due navate, le quali erano, e sono sotto questa patina obbrobriosa, formate da una particolare e rara pietra rosata che ha la lucentezza, o per meglio dire, aveva la lucentezza simile al marmo, fatte appositamente per divenire una indubbia trovata architettonica davvero unica per una chiesa del nostro paese. L'altra è stata la soluzione trovata per cassonetti in legno, con motivi floreali in oro, della volta e delle navate, anche questi maldestramente ricoperti senza ritegno, ancora una volta con la famosa pittura biancastra. Per queste ragioni sarei propenso a una bella tiratina d'orecchie agli allora responsabili della sovrintendenza alle belle arti. Per quanto riguarda invece il caso della scomparsa delle mattonelle artistiche che ornavano il campanile, sono certo che se avevano un tale valore, l'attuale sovrintendente alle belle arti non mancherà di far valere la sua autorità in merito, visto l'opera notevole da lui compiuta fin'ora nel tentativo di rilanciare la riscoperta, il recupero e la valorizzazione delle opere artistiche ed architettoniche della nostra regione. Come spero anche, non gli sfugga, soprattutto, lo stato degli affreschi del Trivisonno. Per quanto riguarda poi i dipinti della cattedrale di Bojano, penso che oltre ad avere un indubbio valore artistico, siano anche in linea con i dettami artistici richiesti dalla chiesa cattolica. Un bel passo in avanti, rispetto alle visioni astratte e popapeggianti a cui ci avevano abituato molti dipinti e vetrate che campeggiano anche in molte chiese della nostra Campobasso. E poi il ritrarre il committente o i suoi famigliari, oppure i famigliari dell’artista (non a caso il Trivisonno lo fa propria nell’affresco della moltiplicazione dei pani e dei pesci della Cattedrale) o l’autorità ecclesiastica del luogo, non appaia strano o incoerente rispetto all’opera, visto che questo ha sempre fatto parte dell’indole e della tradizione dei più grandi artisti di ogni tempo.
    Roberto SEVERINO

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    1. Signor paolo nella risposta dell'anonimo c'é un grande marasma di idee e di ricordi poco fondati anche perché non è addentro alla materia ma è soltanto un contestatore che difende la noncuranza della sovrintendenza che se voleva intervenire sulla cuspide del campanile doveva farlo a tempo opportuno e questo il parroco ed il vescovo attuale hanno fatto in modo che non avvenisse. Non capisco l'accesa odiosità verso la ristrutturazione già effettuata della cattedrale che grazie a don pasquale e a don armando hanno riportato luminosità nella cattedrale, il nuovo parroco non conosce l'arte e i maestri pittorici di campobasso non essendo nativo della città come non conosce l'effettiva storia e tradizioni di campobasso né le persone che lo circondano hanno memoria storica. In riferimento a questo sovrintendente si fa notare là dove più gli aggrada o deve c'é più visibilità trascurando magari opere e reperti di sua pertinenza e anche dal suo ente catalogati e delle quali non si sa più niente (vedi istituto de capoa).

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    2. Il Sig. anonimo non conoscendomi di persona, a proposito la mia firma campeggia bella e visibile in fondo al mio intervento, erra nel ritenere che io non abbia memoria storica, visto che è dalla mia infanzia che frequento la cattedrale, e quello che ritiene una “marasma di idee e di ricordi”, sono da una parte vividi e veritieri ricordi di una realtà, che si è andata lentamente trasformando, verso soluzioni e decisioni non sempre condivisibili o necessariamente corrette, dall’altra valutazioni ben ponderate, e non penso dettate solo da “ignoranza assoluta nella materia”, anche se confermo di non essere un esperto professionista in ciò che riguarda l’arte. Il gusto è una qualità essenzialmente personale, e quello che può apparire ad un individuo un opera pregevolissima, per un’altro potrebbe apparire un perfetto obbrobrio. Infine, voglio assicurare il Sig. anonimo, di non essere un estimatore incondizionato e acritico della Sovrintendenza alle belle arti, anzi molto spesso e volentieri, ritengo la sua opera estremamente e unicamente conservatrice delle opere e delle scoperte archeologiche, impedendo in questo modo una vera opera di divulgazione, che non sia solo scientifica per gli addetti ai lavori, ma soprattutto collettiva, nei confronti degli abitanti della regione, che in questo modo, e stavolta malgrado loro, davvero sono destinati a restare tagliati fuori dalla conoscenza delle origini e della vita della loro cultura, che invece dovrebbe sacrosantamente conoscere. Quindi ben vengano persone come Paolo, l’Architetto Valente, e financo il Parroco della S.S. Trinità se sono capaci di dare voce, chi in un modo chi in un’altro, a quest’opera meritoria di riscoperta e valorizzazione di una cultura per troppo tempo rimasta celata per opportunismo o per disinteresse. Come può vedere Sig. anonimo, in fondo in fondo la mia contestazione non è poi sempre fine a se stessa. Cordialmente.
      SEVERINO Roberto

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  4. Cari amici, anonini e non, perchè?
    Perchè pur essendo tutti dallo stesso lato della barricata questioniamo?
    Ed è per questo che "gli altri" la spuntano!!!
    Recapitoliamo:
    bisogna appurare e contenporaneamente evidenziare, una serie di dati.
    1) la cuspide della cattedrale... si trattava di mattonelle o mattonacci dipinti?
    2) dove sono finiti gli arredi del "de Capoa"?
    3) gli affreschi del Trivisonno sono stati barbaramente schizzati dagli operai con materiale edile bianco e quelli della navata di sinistra sono molto deteriorati. Il restauro del Paglione interessò la parete di fondo (consegna delle chieavi a san Pietro).
    4) la soprintendenza ha pregi e difetti e quando opera bene (al di la delle motivazioni) è sempre cosa buona e giusta.
    Sarebbe interessante andare a visitare i fantomatici depositi per sapere cosa v'è dentro poichè molto manca all'appello anche (ad esempio) degli arredi di San Bartolomeo, dove l'avvocato Pistilli sta conducendo una convita battaglia di recupero e ricerca. Dove sono finite tante opere? Vendute, trafugate, conservate in altri siti e quindi non più riconducibili alla collocazione origianria o, effettivamente, conservate nei depositi statali?
    Interessantissima la questione del cimitero monastico in Santa Maria delle Grazie
    5) il ritratto del vescovo Bregantini a Boiano è una volontà del parroco don Rocco che ne volle la raffigurazione.
    E per ora, se solo volessimo lavorare su questo, avremmo già portato a casa un "buon bottino".
    Per questo invito ancora gli animi a rasserenarsi perchè le divisioni sullo stesso fronte portano alla sconfitta. Ben venga, invece, dic ontro il confronto convinto di idee diverse, che però devono avere sempre lo stesso fine: la tutela storico artistica di Campobasso.

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    1. Al Signor Roberto severino, intendo chiarire che anche io ho frequentato la cattedrale da quando ero piccolo,anzi vi sono stato battezzato, e ho partecipato a tutte le funzioni che vi si tenevano, come quelle del periodo pasquale, che ai miei tempi si svolgevano tutte, partendo dal lunedì santo e finendo al mezzogiorno del sabato santo, in cui si dichiarava la pasqua. Per quanto riguarda i dipinti della cattedrale, li ricordo benissimo, e conosco anche lo stile del Trivisonno, dal momento che nella mia famiglia esiste un ritratto da lui eseguito. Così come conosco bene l'operato del Paglione, allievo del Trivisonno, che poi ha continuato a dipingere in proprio e i suoi dipinti ancora oggi hanno un nome. Solo vorrei sapere quale memoria storica segua il nuovo parroco, dal momento che non è vissuto a Campobasso e che solo da pochi anni gestisce la cattedrale.

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    2. Signor paolo perché non propone all'arcivescovo ed al parroco giacché devono effettuare dei lavori di ristrutturazione ad occuparsi anche degli affreschi deteriorati che sono un grande valore storico artistico e culturale. Hanno fatto una grande conferenza stampa negando anche le passate ristrutturazioni quando la cattedrale fu chiusa per un anno intero e le celebrazioni si tenevano a santa maria della croce, si sono soffermati sull'urgenza di realizzare l'ascensore al campanile che certo non serve a nessuno, ed invece hanno tralasciato e pensato di sotituire le piastrelle colorate originarie con altre simili ma di fattura totalmente diversa e valore certo non come quelle fino a poco tempo fa esistenti (ORIGINALI) tralasciando anche i magnifici dipinti al logorio del tempo. Sarebbe bene evidenziare ciò anche a mezzo stampa perché la popolazione già sta mormorando sulla sostituzione delle piastrelle in modo che venga fuori la verità sulla fine che faranno le originali e su chi (non capendo niente) le ha fatte rimuovere pur di realizzare altre opere inutili.

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    3. Ho nuovamente chiesto lumi.... mi è stato confermato che le "mattonelle" erano mattoni dipinti e che non esiste alcun progetto per la realizzazione di un ascensore.

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  5. Signor Paolo bisogna vedere anche la fonte a cui si è rivolto perché l'ascensore è stato ribadito nella conferenza stampa da mons. bregantini. Riguardo alle mattonelle penso che vi siano fraintendimenti per non farle capire che fine ne hanno fatto delle originale che le assicuro che don pasquale e don armando ribadivano che erano quelle (ora purtroppo sono deceduti ) e giustamente chi è rimasto cambia le carte in tavola come più gli aggrada non avendo il contraddittorio come la negazione della ristrutturazione effettuata da mons. di filippo. Menomale che le pietre non possono parlare altrimenti se ne vedrebbero delle belle! Il detto è chi muore giace e chi resta si dà pace! Non so nell'aldilà cosa penserebbero don pasquale e don armando ma sicuramente non sarebbero contenti per la fine che hanno fatto fare alle mattonelle.

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    1. La fonte è il parroco. Sinceramente in merito alle mattonelle non saprei cosa dire poichè penso non sia più possibile fare una verifica. In merito all'ascensore.... il fatti parleranno. Alla fine dei lavori si constaterà quanto è stato realizzato. Potrebbe forse trattarsi di un fraintendimento poichè un ascensore è stato montato esternamente per agevolare i lavori?

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  6. Il Parroco attuale non può asserire nulla dato che è parroco da poco tempo e non conosce ahimé la storia della sua parrocchia, alcune cose sono nascoste dal parroco (penso all'ascensore)altrimenti la regione molise non avrebbe dato una parte del finanziamento. Il parroco studiasse di più la storia della sua parrocchia e cercasse di rendersi conto che fare il parroco non vuol dire rimodernizzare qualcosa di storico e trasformare le antiche tradizioni del popolo campobassano non essendo lui un campobassano e non conoscendo appieno la nostra mentalità. Chissà cosa staranno pensando don pasquale e don armando del suo comportamento (del parroco attuale) sicuramente non avrebbero condiviso il suo modo di gestire la situazione dei lavori. Tanto è vero che don armando è morto coon il rimpianto di non aver potuto effettuare lui la ristrutturazione del campanile. Poi da buon approfittatori hanno sfruttato la figura di don armando per sensibilizzare la cittadinanza sulla ristrutturazione del campanile. Ciò è stato detto in conferenza stampa, se si rimangiano quello che hanno detto allora... Il popolo campobassano sa discernere ciò che è vero e ciò che non lo è e certo non si farà ingannare dai loro intrighi. La regione ribadisco che comunque non avrebbe dato finanziamenti per un ascensore.

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    1. In fin dei conti lo constateremo alal fine dei lavori....

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    2. tanto prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.

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