Pensieri



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mercoledì 8 agosto 2012

Fra Immacolato, al secolo Aldo Brienza. (1° - estate 2011)


Durante l'estate 2011 si scatenò una diatriba tra due schieramenti “l'uno contro l'altro armato” per la traslazione delle spoglie mortali del Servo di Dio fra Immacolato Brienza.
Ad un anno da quei fatti penso sia opportuno, per non perdere la memoria di quanto accadde, riportare alcuni passaggi della vicenda.....
il primo scritto è il pensiero di un lettore che faceva riferimento ad un sogno di fra Immacolato da cui partiva tutta la querelle.


"l Quotidiano del Molise" del 10/07/2011

Gentile Direttore,
sicuramente questa mia anticiperà tutta la serie di polemiche che (purtroppo) esploderanno tra qualche tempo. Quando, cioè, le spoglie mortali di Aldo Brienza saranno traslate! Nel leggere “l’interpretazione del sogno” con cui si cerca di giustificare l’inumazione del servo di Dio a Castelpetroso nascono spontanee due riflessioni.
1)   perché percorrere una strada così complicata quando basterebbe esternare il pensiero della chiesa locale. Cioè che si vuole opportunamente associare il suo aver accettato e donato il proprio dolore a quel “sì” incondizionato di Maria di Nazareth ed alle sofferenze dell’Addolorata ai piedi della Croce. Un ragionamento, questo, semplice, lineare e comprensibile… altro che oniromanzia!
2)    Il sogno in sé! Il beato campobassano ha sognato Santa Maria della Croce… e Santa Maria della Croce sia!
Insomma perché cercare spiegazioni oltre a quella evidente? Perché manipolare ad usum dephini? E’ nell’antica chiesa campobassana che deve essere ospitata quella tomba. Al pari di Santa Croce in Firenze è un luogo ricco di storia, reliquie e sepolture. Se è vero che fra Immacolato “è di tutta la diocesi” è pur vero che il Signore lo ha voluto a Campobasso. Ed è qui che deve restare quale esempio ed ammonimento per una città scristianizzata e fin troppo corrotta, sotto l’aspetto di pacioso centro di provincia. Un faro di riferimento per la spiritualità del capoluogo. Del resto padre Pio è rimasto a San Giovanni Rotondo dove visse, soffrì e morì. Nel nostro caso sembrerebbe che si stia cercando di far decollare un Santuario che non ha mai convinto e che i “gestori” susseguitisi non sono mai riusciti ad elevare alla sacralità degna di una struttura di tal genere.
Se il buon Dio ha lasciato che fra Immacolato portasse la sua croce chiuso nella sua casa al vertice di piazza Cuoco, di fronte alla stazione luogo di arrivo nella città, un Progetto c’è.
 Esso va compreso senza strappare il santo alla sua gente e cercando, anzi, di farlo conoscere ed amare principalmente dai suoi indifferenti concittadini.

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