di Paolo Giordano
Leggendo
e rileggendo del “sogno” di fra Immacolato il pensiero continua ad andare a
Santa Maria della Croce “che lo aveva
visto bambino in preghiera dinanzi all’Addolorata Mamma nostra”.
La campobassanità
fa pensare esclusivamente alla forte devozione cittadina per l’Addolorata del
“Teco vorrei”. In nessun passaggio dello scritto, infatti, si ravvisa un
riferimento a Castelpetroso. Per cui nessuna spiegazione tattico-teologica
convince del tutto… maggiormente quando si parla di un trasferimento solo
momentaneo.
Perché
sradicare dalla propria gente fra Immacolato? E’ vero che egli “è di tutti!”,
ma è anche vero che nessuno dal Santuario lo ha ufficialmente “invitato”. Forse
a Campobasso non è abbastanza conosciuto, ma a Castelpetroso è totalmente
ignorato. Del resto, a seguito dei copiosi fiumi di inchiostro versati, si è
scoperto che nella sua città natale c’è molta più devozione di quel che si
credeva. Si svolgono pellegrinaggi sia nella sua casa che sulla sua tomba. Si
vivono momenti di preghiera e di meditazione mossi dall’amore verso il Carmelitano.
Paradossalmente molti “ignoranti” iniziano ad interessarsi alla sua vita,
conoscendone ed apprezzandone la storia.
Non
è secondario il rischio che, volendo a tutti i costi strappare fra Aldo ai suoi
concittadini, si venga a creare una frattura pericolosa e dannosa tra clero e
popolo. Un popolo a cui nessuno ha chiesto parere ed a cui nessuno ha fornito
ufficialmente spiegazioni… e che perciò non gradisce e non comprende! Fra Immacolato come padre Pio
non ha mai abbandonato la sua celletta. Il santo cappuccino è sepolto a San
Giovanni Rotondo, perché non lasciare anche il santo campobassano dove visse
offrendo il suo dolore?
In
fin dei conti, trattandosi di materia di fede, a nulla serve agitarsi,
pianificare e progettare. Se il buon Dio vorrà, la devozione verso il suo Servo
germoglierà rigogliosa anche in un deserto. Basti pensare al beato Charles
Eugène de Foucauld (1858-1916) che visse fino alla morte, unico esponente
dell’ordine da lui fondato, nel silenzio e nella solitudine. Solo dopo il suo
martirio la sua vita ed i suoi scritti divennero tanto noti che numerosi
gruppi spirituali e nuove congregazioni si rifecero alla sua spiritualità.
Solo
Domineddio sa come andrà a finire questa vicenda, a volte purtroppo grottesca.
Per cui, anche alla luce di tutta la vita di Aldo Brienza, ci si deve
necessariamente arrendere dinanzi alla più celebre delle citazioni: “Signore
sia fatta la tua volontà.”
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