Pensieri



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martedì 31 maggio 2011

fotonozia a Campobasso: ATTENZIONE LA CULTURA PUO' ESSERE CONTAGIOSA E QUESTO ESERCIZIO POTREBBE PROVOCARNE. L'ironico cartello esposto dal proprietario di "Scripta manent"

QUESTE SONO SODDISFAZIONI!!!

vitalianodangerio.blog.ilsole24ore.com


Il Quotidiano del 10/03/2011

di Paolo Giordano

Nel gennaio 2010, dopo le festività natalizie, diverse saracinesche di negozi, calate il 31 dicembre, non riaprirono più a causa di cessazione dell’attività. Tra la totale indifferenza di molti campobassani si annoverò nel numero dei “caduti” anche l’elegante e qualificata libreria “Libri & Dintorni” in via Cannavina.
Per qualche tempo sulla vetrina, tristemente chiusa, restò affisso un discreto messaggio di commiato: “Robert Louis Stevenson ha osservato che la destinazione di un viaggio importa meno del viaggio stesso, e che il viaggiatore autentico è quello senza meta. Quasi sempre questa è stata la mia intenzione durante i miei giri nelle librerie. E anche nei casi in cui la mia escursione si prefiggeva una meta ben definita, quella di trovare tale o tal altro libro, la varietà offerta alla mia bramosia mi distraeva implacabilmente da quel proposito iniziale”. (Alberto Manguel, Elogio del libraio)

 
Scompariva così dopo diversi anni di ferventi attività, incontri, conferenze ed altri entusiasmanti appuntamenti culturali questo importantissimo polo aggregativo.
Poiché è bene che il popolo sia ignorante subito, in totale applicazione del principio “panem et circenses”, quel locale fu riconvertito in bar.
Ma l’Operatore Culturale è come l’araba fenice che risorge dalle sue stesse ceneri! Infatti, quasi come un virtuale passaggio di consegne, negli stessi giorni si inaugurò in piazza Pepe “Scripta manent”, il pregevole chiosco per la vendita di libri. Una nuova generazione di sognatori ereditava la lotta contro l’imbarbarimento ed il processo di deculturazione.
L’ironia è una preziosa e raffinata alleata in ogni battaglia, per cui ad un anno dagli eventi narrati sulla vetrina dell’elegante struttura, antistante al Banco di Napoli, è apparso un cartello che recita: “attenzione questa attività può provocare cultura”.
Il messaggio è profondo ed inequivocabilmente chiaro: “ridendo castigat mores”.

Racconti di guerra in Molise: LA PAROLA AI LETTORI

Nel numero de "il Quotidiano del Molise" del 03 novembre 2010, Vittoria Todisco annunziava la pubblicazione di una serie di racconti legati ai molisani in guerra o alla guerra in Molise. Sono racconti interessanti e suggestivi. Testimonianze preziose di vicende passate raccontate dai protagonisti.
E' doveroso riprenderli iniziando proprio con la pubblicazione dell'articolo introduttivo.

Racconti di guerra, la parola ai lettori

di Vittoria Todisco

Inizia da domani la pubblicazione su “Il Quotidiano” di una serie di ‘racconti di guerra’ scritti per la maggior parte dai nostri lettori che hanno accolto questo invito formulato attraverso un ‘passaparola’. La partecipazione naturalmente è ancora aperta a chiunque avesse voglia di farci pervenire un proprio contributo con l’obbligo di attenersi, nella narrazione, a luoghi e persone riconoscibili nell’ambito regionale. I racconti hanno dunque come scenario il Molise e protagonisti siamo noi, la gente comune, che sull’argomento ha ancora cose inedite da raccontare. I lettori possono partecipare attingendo alle memorie personali o ai racconti riferiti al periodo della guerra così come che nelle famiglie vengono raccontati. La traccia proposta è sul genere: “La storia siamo noi” e l’iniziativa non intende affatto esaltare il sistema della guerra, quanto ricordare come i molisani hanno vissuto quell’evento, ricco non solo di storie di tradimento ma anche di episodi di solidarietà e fratellanza.
E’ sembrato doveroso con l’approssimarsi del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia che “Il Quotidiano” rallentasse il passo che ogni giorno è costretto a tenere stando dietro al susseguirsi dei tanti avvenimenti che interessano i nostri lettori e che nel bene e nel male, sono parte della nostra vita. Consideriamo l’iniziativa quasi come una pausa, una piccola parentesi nello svolgimento della quotidianità, utile per volgere uno sguardo indietro e attraverso la cronaca di piccole storie comprendere meglio lo svolgimento della grande Storia quella che i testi scolastici hanno fin’ora quasi del tutto ignorato. L’intento è anche quello di restituire un posto nella memoria collettiva ai tanti avvenimenti ignorati o che rischiano di svanire e, rendere omaggio a coloro che non ci sono più, ai quali molto dobbiamo. Per cui fin da ora ringraziamo tutti coloro che vorranno aderire all’iniziativa


lunedì 30 maggio 2011

Michele Paparella libraio: nel dicembre 2009 chiudeva a Campobasso Libri&dintorni.


Quando chiuse i battenti la libreria di Michele scrissi questo pensiero che inviai ai giornali. Lo pubblicò "Il Ponte" che però nella conclusione tagliò un passaggio. Il mio atto di speranza divenne un pianto funebre....

Nel fuggi fuggi generale, tipico della sera di San Silvestro, tra i primi scoppi di petardi e gli ultimi scambi di auguri per strada, prima che ci si rechi nei luoghi in cui si aspetterà festeggiando la mezzanotte, calano tutte le saracinesche delle attività commerciali.
La città sarà in ferie per circa 24 ore.
Poi i vari negozi riapriranno, gradualmente a secondo del settore merceologico e, solo dopo svariati giorni, ci si renderà conto di quali e quante di quelle serrande non si alzeranno più.
E’ come quando si effettua la conta delle vittime dopo un qualsivoglia cataclisma legato all’uomo o alla natura.
Solo nella brevissima via Cannavina (già via Borgo), nell’indifferenza generale, ben due attività hanno chiuso i battenti ed una delle due è la libreria “Libri & Dintorni”.
Sinceramente si è assaliti da un senso di sconforto nel dover ancora esternare solo pensieri che siano delle laconiche orazioni funebri o delle commoventi rievocazioni, sarebbe bello poter, per una volta, gioire dinanzi ad un evento positivo, ma ci sono circostanze (come questa) in cui non ci si può esimere dal parlare.
Per qualche tempo sulla vetrina, tristemente chiusa, è stato affisso un foglio che poi per scelta, per caso, o peggio per mano di qualche povero sciocco, è stato strappato via:

Robert Louis Stevenson ha osservato che la destinazione di un viaggio importa meno del viaggio stesso, e che il viaggiatore autentico è quello senza meta. Quasi sempre questa è stata la mia intenzione durante i miei giri nelle librerie. E anche nei casi in cui la mia escursione si prefiggeva  una meta ben definita, quella di trovare tale o tal altro libro, la varietà offerta alla mia bramosia mi distraeva implacabilmente da quel proposito iniziale”.
Alberto Manguel, Elogio del libraio


un segnalibro "omaggio"
de La Libreria
Sarebbe sufficiente fermarsi a riflettere attentamente su queste frasi per vanificare ogni altra valutazione.
Ma, anche se probabilmente Michele mi zittirebbe, una breve riflessione desidero ugualmente farla quale atto di gratitudine per l’amicizia di cui mi onora e quale pubblico ringraziamento per il suo operato professionale lungo almeno 6 lustri.
Di Michele Paparella si può dire tanto e tanto potrebbero raccontare amici e nemici, sostenitori e detrattori, ma nessuno può negare la sua professionalità, la sua disponibilità, la sua sensibilità personale e lavorativa.
Il suo buon gusto e la sua conoscenza nella scelta dei libri, delle case editrici e delle edizioni dalla più economica a quella più raffinata, ne hanno fatto un indiscusso esperto del settore.
Profondo conoscitore della natura umana, è sempre stato ottimo amico, consulente e consigliere nell’acquisto e nella lettura dei testi.
Sistematicamente attento e disponibile ai giovani ed alle loro necessità, nonché speranzoso di offrire una “casa” a  tutti coloro che desideravano intraprendere la via della scrittura.
Nello stesso tempo inflessibile ed impietoso “castigatore” –anche solo con un sorriso- dei supponenti e degli intellettuali autoreferenziali.
Sempre pronto e solerte ad assecondare le esigenze del cliente.
La sua storia professionale, inevitabilmente costellata anche di insuccessi ed errori, è stata, comunque, un crescendo alimentato da ogni tipo di vissuto, non secondario quello extra lavorativo.
Tante sono state le iniziative intraprese durante “la sua missione” in favore di un modo diverso di vivere la lettura ed i libri.
La sua battaglia si è svolta in tre scenari:

I primi due in via Vittorio Veneto, con La Libreria e poi con la nascita della Nuova Libreria mentre l’ultimo, dopo un breve periodo sabbatico, in quel gioiellino che è stato Libri & Dintorni.
Delle intuizioni da lui avute in tanti anni di “carriera” mi piace ricordarne solo due:
Una è la tessera del “circolo” de La Libreria.
La tessera socio su cu si annotava ad ogni acquisto uno sconto pari al 10% (se memoria non m’inganna) del valore della spesa sostenuta, da poter poi utilizzare per ulteriori acquisti.
Qual è la particolarità?
Che questa idea, preludio ad un vero e proprio Circolo Culturale, era nata nella provinciale e sonnacchiosa Campobasso della fine degli anni settanta del secolo scorso, in un panorama economico e culturale ben lontano dall’attuale: un’idea oltremodo innovativa per i tempi e per il luogo.

locandina con programma dell'evento
"Menti Curiose"
L’altra è l’effervescente ciclo di conferenze “Menti Curiose”, tenutosi dal 23 maggio al 22 giugno 2006, con l’intervento di personaggi geniali, colti e coinvolgenti appartenenti ai più disparati settori della società.
 Prima che l’oblio inghiotta tutto, chi vuole può curiosare sul blog  http://libriedintorni.splinder.com/ e lì troverà  qualche testimonianza.
 Altro ancora è stato realizzato negli spazi fisicamente ridotti, ma spiritualmente senza confini, di via Cannavina come ad esempio i laboratori per bambini.
Parliamo, comunque, di oltre trent’anni di fervente attività, per cui non è umanamente possibile condensare in un paio di esempi una vita intera.

Libri & Dintorni sembrava potesse essere una delle pietre miliari per un Centro Storico cittadino diverso.
Per qualche anno abbiamo creduto che si stesse per iniziare un nuovo corso, che le nuove generazioni avrebbero potuto godere di un punto di incontro di qualità.
Ma non solo nella libreria, bensì in tutto il contesto circostante: un vero Centro Antico che fosse Storico e Culturale.
Nello specifico l’attività di Michele Paparella era bella, gradevole ed ospitale con testi raffinati, ricercati e di qualità.
Un punto di incontro tra menti curiose……….

Libri & Dintorni si ferma qui e la sua chiusura se ci riempie di amarezza, ci convince che la scelta di avere un luogo libero, una vetrina, delle serate particolari con il pubblico è stata piena di dignità e di passione.
Ringraziamo i nostri lettori che hanno condiviso le nostre particolarità, i libri introvabili, le menti curiose che si sono incontrate e scambiati interessi, curiosità, e che la nostra libreria ha ricambiato con nuovi e vecchi libri che ormai nelle grandi sale con pile di novità, sono messi al bando.
Ringraziamo anche i non-lettori, perché ci hanno fatto comprendere che oggi si preferisce il titolo in grassetto al contenuto, in questo modo nel nostro Paese tante piccole librerie salutano con dignità.
Siamo coscienti che ci fermiamo troppo presto in questo viaggio ma siamo contenti di averlo navigato.

Anche questo poteva leggere il passante sull’oltremodo dignitoso avviso di chiusura, esposto nei giorni a ridosso della fine del 2009.

E mentre in tanti esternano promesse e proclami sulla qualità della vita in città e sull’oramai imminente (se non addirittura già avvenuta) riqualificazione del Borgo Antico, resta solo e sempre la saracinesca serrata.
Nella mia mente rimbomba, invece, una frase del 5 maggio del Manzoni:

Cadde risorse e giacque!

Mi scuso se profano una delle poesie basilari della Letteratura Italiana, ma mi piacerebbe pensarla così:

Cadde risorse e………
giacque?


Paolo Giordano

CAMPOBASSO

giovedì 26 maggio 2011

Campobasso e le sue sale cinematrografiche: il Pidocchietto - Un altro importante tassello si aggiunge alla ricerca di informazioni

Un altro importante tassello si aggiunge alla ricerca di informazioni sul Cinema Pidocchietto" di Campobasso
Grazie ad un lettore, "preziosissima memoria storica", è svelato perché "Il Molisano" era da tutti chiamato "Pidocchietto".

Il termine, da dizionario, è consacrato dal Battaglia (vol. XIII) secondo cui:
Pidocchiétto, sm. Piccolo pidocchio; lendine. - Anche, con uso improprio: insetto di piccole dimensioni.
2. Gerg. Locale pubblico (in partic. albergo o sala cinematografica) di infima categoria.
Pratolini, 9-1236: Egli spuntò il nome sull'elenco con un segno rosso. “O da che pidocchietto ho incominciato? Albergo Alhambra? A Trespiaanoo? Perciò non l'avevo mai sentito dire” riflette. Pasolini, 3-324: A metà della via c'erano delle luci verdognole, al neon, sopra un portone bianco: era il Vittorio, un pidocchietto dove facevano due film.


In "TRENT'ANNI sotto il MONFORTE" (1982) anche Venanzio Vigliardi racconta del "Molisano". Pur affascinando il lettore ingenera, però, confusione sulla strada di ubicazione e sminuisce l'aspetto artistico-architettonico, apprezzato invece dal Masciotta:

Il ceto medio è ormai tutto preso dal teatro e dal cinematografo. La transizione dal film muto a quello parlato segna l'inizio del declino del "Molisano", meglio noto come "Pidocchietto": un piccolo locale che apriva i battenti ai cineamatori in via Palombo. Per anni aveva avuto un suo pubblico inanellando pienoni su pienoni con le così dette "serie". Quei films interminabili potevano constare anche di una dozzina di pun­tate, e si può essere certi che chi si vedeva la prima le avrebbe fedelmente seguite tutte, fino all'ultima. Una "serie" memorabile rimane quella delle "Fatiche d'Ercole": ogni volta che se ne annunciava una puntata, era un accorrere da tutti i rioni della città; talora si rendeva necessario replicarla più sere, con doppi e tripli spettacoli ogni volta.
Un locale angusto ma decorato con figure policrome più o meno classicheggianti e ramoscelli vari, per la verità pitturati senza eccessive pretese artistiche. Faceva colpo una grande scritta su una delle pareti: “Di qui vedete il mondo!”
Boccheggia il Pidocchietto, ma altri locali offrono spettacoli. Il So­ciale, sorto al posto del vecchio Margherita, in omaggio ai tempi diviene Savoia: ai films si alternano la lirica, le commedie e qualche concerto. Da ricordare una grande orchestra che fa il giro d'Italia e si ferma anche a Campobasso. È la prima volta che una orchestra del genere suona in un teatro della città ed il successo è strepitoso, e meritato, occorre ag­giungere.
Passa anche De Sica e porta "Mezza dozzina di rose scarlatte": al­tro grosso successo. Ma il suo è solo uno dei numerosi nomi di spicco che si seguono alla ribalta del Savoia.
Andare a teatro comporta tutto un rituale, più o meno quello già ri­levato per le serate importanti al caffè. Le signore pongono mano alle pellicce ed ai gioielli e gli uomini estraggono dagli armadi i completi scu­ri. Del resto, di solito, l'abito scuro è richiesto perentoriamente dai ma­nifesti. Per gli altri... la piccionaia, ovvero il settimo cielo del teatro, do­ve il biglietto costa meno: chi soffre di vertigini meglio se ne stia a casa.
In compenso quando c'è il varietà e la lirica, lassù si improvvisano personali "buvette" ed i fiaschi di vino passano di mano in mano ad in­naffiare panini ripieni e magari qualche coscetta di pollo, cucinata in ca­sa.
Altro che i pallidi "toasts" del nostro tempo.

mercoledì 25 maggio 2011

I LIBRI NON LI RUBA NESSUNO.. MA LA CULTURA RISCHI L'ESTINZIONE. "Scripta Manent" il chiosco di Giovanni Fanelli a Campobasso




di Paolo Giordano

Le statistiche parlano chiaro: in Italia si legge mediamente poco e nel Molise ancor meno della media nazionale.
L’aspetto sconfortante è che i cittadini, sommersi quotidianamente da ogni tipo di ricerca demoscopica, non prestano più attenzione agli allarmi che vengono lanciati ed avendo sviluppato un’inquietante indifferenza non prendono alcuna contromisura.
Il primo devastante effetto è la moria delle librerie, tamponata in parte (un male minore) dalla diffusione di punti vendita “commerciali”. In un certo qual modo l’acquisto telematico offre un rimedio, particolarmente in Provincia, ma internet non è quel toccasana che si crede.
Nei quasi sconfinati cataloghi c’è sempre l’irreperibile, inoltre non viene assecondata la natura sociale dell’essere umano, mancando l’interazione con un venditore in carne ed ossa, nonché il contatto fisico con il libro stesso.
Entrare in una libreria coinvolge almeno 4 dei 5 sensi! Il libro indiscutibilmente si vede e si tocca.
Poi l’odore di nuovo di stampa, il profumo di rilegatura che riconduce inevitabilmente alle scuole elementari-all’infanzia e quello di polvere che testimonia la vetustà di un volume.
Infine si odono le voci, i commenti, le recensioni e gli apprezzamenti degli altri clienti.
Solo il “palato” resterebbe escluso, anche se il gusto di una buona lettura non ha prezzo!
In tutte le grande città vi sono delle “bancarelle” che ospitano libri di ogni tipo sia vecchi che nuovi.
Mutatis mutandis, Campobasso ha il suo chiosco, ubicato, oramai da tempo immemore, all’ombra del Banco di Napoli, il quale da pochi mesi ha cambiato gestione e struttura
E’ d’obbligo osservare che, pur senza particolari appariscenti, è stato curato in ogni minimo dettaglio con gusto, amore, attenzione e rispetto per il contesto architettonico in cui si colloca.
Al suo interno, e sugli espositori esterni, libri di ogni genere letterario nuovi, vecchi ed antichi .
Al cliente è offerta anche la possibilità di scovare l’occasione, di imbattersi in un testo febbrilmente cercato o di cui addirittura si ignorava l’esistenza.
Il settore dedicato alla letteratura per ragazzi, che qualcuno giudicherebbe poco intellettuale, è ricco di svariate pubblicazioni, molte delle quali hanno fatto la storia del fumetto.
E’ possibile curiosare, scavare, cercare, trovare, rivivere emozioni del passato da poter condividere con i propri cari.
Oltretutto, grazie, alla disponibilità ed alla “complicità” del giovane proprietario si può arricchire la biblioteca di famiglia con quel “pezzo” mancante, che solo l’abilità di chi gira per mercatini, contratta, acquista e scambia può scoprire, sepolto e dimenticato chi sa dove, ignorato dai mercati web!
Ben altro permette internet, ma di sicuro in “rete” manca il confronto, il nascere di amicizie, lo scambio di pareri, il travaso di conoscenze e, perché no, anche la difficile arte del mercanteggiare sul prezzo.
Indispensabile per la formazione dei giovanissimi è il rapporto umano, l’affrontare e vincere la difficoltà di interloquire e confrontarsi con l’altro, confidando a lui i propri desideri ed i gusti personali. Ciò è sempre più difficile in un mondo in cui si deve sapere fare tutto e non si può essere secondi a nessuno.
Una realtà dove i bimbi sono mostruosamente tecnologici, ma, forse, non hanno mai giocato in un cortile con dei loro coetanei, succubi di una mentalità che stabilisce per loro ciò che è cultura e ciò che non lo è.
Se poi ci si volesse distrarre un attimo dai libri, il poliedrico gestore si rivela appassionato di modellismo, cartoline, subbuteo, dissertazioni storiche e di chi sa di cos’altro.
In questo originale punto vendita la status di cliente affezionato non garantisce uno sconto in percentuale sul prossimo acquisto, ma assicura il venir sempre accolto con uno sorriso ed una stretta di mano, anche se si è solo di passaggio per il centro cittadino.
Significa ricevere puntuale informazione quando salta fuori quell’articolo introvabile, che oramai si era rassegnati a non possedere e permette di essere coinvolti in qualche idea di progetto culturale in via di realizzazione.
Dopo aver frequentato per un po’ questa “libreria”, prima o poi, tutti rivolgono la ferale domanda: “ma non hai paura che ti derubino?”
L’immancabile risposta è:”devo proprio farmi realizzare quella maglietta con su scritto: i libri non li ruba nessuno!

CAMPOBASSO: ELEZIONI PROVINCIALI 15-16 MAGGIO 2011 **** Alcuni elettori chiedono di verbalizzare l'annullamento della propria scheda - le elezioni come la raccolta figurine Panini

Alcune interessanti curiostià legate alle elezioni per la Provincia di Campobasso
 
Protesto qualificandomi (Il Quotidiano del Molise del 18/05/2011)

di Paolo Giordano

Il 44,66% degli elettori per la Provincia di Campobasso ha esternato la propria sfiducia verso la classe politica astenendosi dall’esercitare il diritto al voto. Il 5,15% in più rispetto al 2006. Del restante 55,34%, circa il 7,40% non ha espresso consensi (schede bianche e nulle). Questo è un preoccupante segnale che deliberatamente si continua a trascurare, giustificandolo con un disamore verso la politica da parte del cittadino. Molti dei votanti, comunque, si sono dichiarati amareggiati e delusi, pochi gli speranzosi di un cambiamento e sempre troppi i sostenitori del “candidato meno peggio!”
Eppure è emersa un “terza via” che induce a riflettere. A Campobasso c’è stato chi ha richiesto di “mettere a verbale” la propria volontà di annullare la scheda. Non scarabocchiandola nel segreto della cabina, ma esprimendo in modo palese il personale rifiuto nei confronti di partiti e candidati, ritenuti non rappresentativi ed inadatti. Insomma “costringendo” ad un lavoro extra gli scrutatori, ed in piena applicazione della legge, si è voluto protestare non in maniera anonima. Ma come si suol dire “mettendoci la faccia” e sottoscrivendo la personale scelta. Ci si è rivolti alla pletora di candidati dicendo loro: “per quanto numerosi siate nessuno di voi ha le caratteristiche che vorremmo da un politico degno di tale nome.” Un innegabile atto di coraggio unito al desiderio di “farsi sentire”. Per ora gli unici a prendere atto di quanto avvenuto sono i componenti dei relativi seggi e coloro che leggeranno i verbali stessi. Sicuramente la classe dirigente rischiava di non esserne informata… anche per questo si pubblica la notizia!
 L’episodio verrà di certo sminuito, ma se tale scelta dovesse propagarsi in futuro? Se il numero degli “annullatori palesi” dovesse progressivamente aumentare? Oggi sono solo tre, come i romantici ed illusi corsari salgariani… tre goccioline in un oceano. Però questo avvenimento testimonia come i giovani siano tutt’altro che remissivi e disinteressati. Dinanzi alla rassegnazione dei più essi smaniano alla ricerca di vie alternative per un sistema migliore e non è detto che, alla fine, non le scoprano.

I 3 CORSARI

Ad ogni tornata elettorale qualche buontempone "fa la raccolta delle figurine"! Vale a dire che colleziona i “santini” dei candidati con conseguente scambio dei doppioni. Come, insomma, si faceva (e speriamo si faccia ancora) tra i ragazzi "calciomani". Allora il protagonista assoluto era l'album della Panini di Modena.
Ma non è questa l'unica peculiarità che associa il calcio alle elezioni: si scatena anche un vero e proprio calciomercato. Ad ogni consultazione sono tanti coloro che riscattato il proprio “cartellino d’ingaggio” per farsi arruolare da un'altra squadra. Scelte ideologiche? Brama di impegno politico ad ogni costo? Conversioni sulla via di Damasco?

il glorioso album delle
figurine Panini





lunedì 16 maggio 2011

Campobasso e le sue sale cinematrografiche: Odeon, Modernissimo, Ariston, Savoia..... e Pidocchietto

Con il desiderio di ricostruire una memoria collettiva irrimediabilmente danneggiata da "veline, velone, tronisti e freak vari" continuo a rivolgere “appelli ai lettori”. La speranza è di riuscire a raccogliere memorie legate alle vecchie sale cinematografiche di Campobasso: Odeon, Modernissimo, Ariston, Savoia e, per i più maturi, il "pidocchietto" di via Pietrunto. Di quest’ultimo si è persa ogni traccia! C’è qualcuno chi ne ricorda l’esatta ubicazione, il nome, le dimensioni… e che addirittura ne possieda qualche immagine?


Secondo alcuni il “Pidocchietto” sarebbe stato demolito.
Però occhio sulle espressioni , forte dei ricordi paterni, rincuora i ricercatori segnalando dove sarebbe stato ospitato quel cinema: lo stabile è vivo ed ancora “funzionante”. Chi sa se qualcosa è sopravvissuto della sua “esperienza cinematografica”?
Ed allora, in attesa di ulteriori sviluppi, restituiamo l’insegna al “Pidocchietto”!
Ma quale era il suo vero nome?


quello che forse fu il "pidocchietto"

L’avventura del “Pidocchietto” continua!
Si legge sul “Masciotta” che “alla via Francesco Pietrunti (sic) n° 17 è una vasta sala rettangolare che ben si adatta all’uso per cui è adibita dal 1912. Le decorazioni del soffitto e delle pareti di alquanto buon gusto e dovute al giovane e promettente artista Eugenio Checchi."
Oltre a citare il Masciotta, Vincenzo Lombardi, sul secondo volume di “Campobasso, capoluogo del Molise”, nella scheda “Il teatro. Una storia travagliata lunga un secolo” scrive che già nel 1907 era attivo il “Cinema Salone Molisano” in via Pietrunto, di proprietà di De Socio e Zita.
Svelato quindi il nome! Ma perché "Pidocchietto"?
Si sposterebbe, quindi, di due portoni l’ingresso rispetto a quanto scritto in precedenza. Anche se sorge il dubbio che l’edificio originario sia andato distrutto.
Un'ulteriore curiosità: negli anni 50 (?) l'operatore era anche dipendente di Petrucciani, un negozio di elettronica ubicato all'inizio del Corso. Il titolare dell'attività esponeva i manifesti degli spettacoli cinematografici, che spesso erano gli stessi dell'Odeon proiettati il lunedì, successivamente alla proiezione principale in via Milano. Il Petrucciani, inoltre, usava posizionare la radio fuori dal negozio per consentire l'ascolto delle radiocronache calcistiche.

In attesa di ulteriori scoperte ecco un’immagine “Trombetta” del "Cinematografo Modernissimo" datata 1932.

sulla destra il
Cinematografo Modernissimo


Maggio 2010: la processione della Madonna dei Monti a Campobasso tra fantasia e verità




di Paolo Giordano

E’ appena trascorso maggio, il mese dedicato alla Vergine Maria, e come da tradizione secolare il 31, in quel di Campobasso, si è svolta la Processione della Madonna dei Monti.
Per ben due anni di seguito il tempo è stato inclemente!
L’uomo contemporaneo, figlio della Scienza, prende atto di tal coincidenza e, al massimo, si lamenta perché la Festa ne è stata in qualche modo condizionata. Ma se per gioco si volesse guardare con gli occhi dei bisnonni più semplici, meno razionali, forse un pochino superstiziosi, ma sicuramente avvezzi ad essere rivolti verso il cielo, si potrebbe intravedere un messaggio che và al di la della Ragione.
La statua che sfila per le vie della città sembra sia stata realizzata verso la fine del 1200 dal beato Roberto da Salle, discepolo di Celestino V. Egli sarebbe anche l’autore dell’effige della Madonna della Libera.
Originariamente la Vergine era seduta su di uno scranno senza schienale e teneva il Bambino nudo sul grembo. Le sue mani erano aperte e tese ai fianchi del figlioletto quasi a proteggerlo. Era dipinta ed anche i grandi occhi a mandorla lo erano. Benché i successivi interventi abbiano sconvolto l’opera originale, il monumento in sé ha un profondo valore storico, emotivo e religioso.
Una leggenda metropolitana si è diffusa da qualche anno, precisamente dopo i lavori di restauro dell’immagine mariana. Gira voce che, in realtà, la Madonna non sia la stessa, ma sia stata acquistata ex novo. Che sia pura fantasia lo lascia pensare la serietà di chi custodisce il simulacro, che è parte della storia e della tradizione cittadina, ed inoltre un’indiscutibile garanzia è offerta dalla Soprintendenza, che sicuramente avrà sovrinteso ai lavori, oppure a fronte di tale voci, ne avrà verificato la fondatezza.
Tra qualche secolo, comunque, i bisnipoti racconteranno ugualmente che la madonnina, scontenta di tale operazione, scatenava pioggia ogni qualvolta “doveva uscire”. Invece un’interpretazione più plausibile e più spirituale potrebbe essere l’invito di Nostra Signora a vivere sempre più nell’intimo la Festività. Pur nella gioia e nella gratitudine per la forte devozione e per tutte le manifestazioni da essa scaturite, come la meravigliosa Infiorata, ogni anno più bella e curata, la Vergine del Monte potrebbe volere dai suoi figli un ulteriore salto di qualità. Accanto all’impegno che profondono nell’esternare il loro affetto anche un graduale percorso di crescita nella Fede.
Più Preghiera, più Testimonianza, più Amore Fraterno.
Il corteo processionale è a tratti sconnesso, particolarmente nelle viuzze del centro storico, l’avanguardia e la retroguardia recitano preghiere differenti, il nervosismo e la stanchezza  serpeggiano tra i partecipanti che, per naturale ed umano cedimento, perdono la concentrazione distraendosi. Il popolo curioso, che si accalca, troppo indifferente all’interiorizzazione dell’evento, bada eccessivamente all’aspetto folklorico a danno di quello meditativo. La stessa preparazione e visione dell’Infiorata, atto di stupendo amore verso la Madre Celeste, spesso diventa il fulcro fondante della giornata, per cui il popolo di Dio dimentico della Carità non esita a trattare bruscamente anziani e donne in dolce attesa, addirittura con un altro figlio nel passeggino (chi scrive ne è stato testimone), solo perché sbagliano il lato di transito ai bordi del tappeto di fiori.
La venerata Madonna dei Monti potrebbe volere oltre ai petali di rosa, che piovono al suo passaggio, anche, e principalmente, Amore, Letizia e disponibilità verso il prossimo. Il suo non sarebbe un rimprovero, ma un invito a migliorare: si è dinnanzi ad una Mamma Amorevole non ad un gendarme.
Ma tutto questo lo penserebbe un antenato, non un nipotino di Einstein.
Il vento dispettoso, che ha disfatto le artistiche composizioni floreali, era solo una casuale precipitazione meteorologica, probabilmente………..




“Una città per viverci” - Lily Sverner - Galleria Limiti Inchiusi di Campobobasso (30/04/2011 - 22/05/2011)





Sabato 30 aprile 2011 alle ore 18.00 presso la Galleria Limiti Inchiusi di Campobasso è stata inaugurata la mostra “Una città per viverci” della nota fotografa brasiliana di origine belga Lily Sverner.
La Sverner è nata ad Antuerpia in Belgio nel 1934. Emigrata in Brasile con la famiglia nel 1941, dopo aver conseguito nel 1954 la laurea presso l’Instituto Nacional de Artes” a Rio de Janeiro, si consacra alla fotografia seguendo negli anni settanta un corso presso la scuola “Enfoco Escola de Fotografia” a São Paulo. E’ fondatrice, insieme al fotografo Andrè Boccato, della casa editrice Editora Sver&Boccato, specializzata in libri di fotografia e del “Gabinete da Imagem”.
Vive a Itatiba, dove dal 2006 dirige a il “Centro Mandala de Estudos e Meditação”. La sua città è gemellata tra l’altro con il comune di Toro. L’artista, quindi, ha già avuto modo di conoscere ed apprezzare il Molise anche attraverso una mostra d’arte contemporanea “Viaggio – Viagem”, ideata e realizzata nel 2010 dalle associazioni “Limiti Inchiusi” di Campobasso ed “ENTAO!” di Itatiba . Sicuramente durante la visita di quell’evento tenutosi presso il Museo Storico Padre Lima la fotografa di fama internazionale ha maturato con convinzione l’idea di esporre nella lontana Campobasso.
Le foto presenti nella mostra che si inaugura fanno parte di un saggio realizzato tra maggio e settembre del 2010, commissionato dal Comune di Itatiba per i festeggiamenti dei 153 anni della fondazione della città. Il più convincente invito per intervenire è offerto dalla stessa Lily Sverner che racconta la sua città:Gli sguardi continui, ogni dettaglio dei frammenti-città si espone e si nasconde al desiderio del fotografo curioso e quasi sempre giocano come con lo sfogliare dei petali della margherita. Ho posato lo sguardo su infinite possibilità di presentare allo spettatore una mia visione che non fosse un ritratto della totalità (esiste?) ma un omaggio a Itatiba, una città per viverla”.

 la fotografa brasiliana di origine belga Lily Sverner

lunedì 9 maggio 2011

Il misterioso stemma di Porta San Paolo a Campobasso

 

Campobasso: stemma con sbarra
 in vico 1° Sant'Andrea

A distanza di circa un anno dalla pubblicazione dell’articolo di “debutto nel mondo giornalistico”
(http://paologiordanocb.blogspot.com/2011/05/quanta-storia-e-incisa-sulle-pietre.html),
ad integrazione e correzione di alcune imprecisioni, bisogna distinguere la differenza tra banda e sbarra.
In araldica la Sbarra è un termine utilizzato per indicare la “pezza onorevole” che scende, nello scudo, da sinistra (destra per chi guarda), diagonalmente, a destra (sinistra per chi guarda). La Banda indica la “pezza onorevole” costituita da una striscia che scende, dalla destra alla sinistra, diagonalmente. Per dovizia di particolari bisogna precisare che la Pezza onorevole è un termine utilizzato per indicare figure formate da linee di partizione.

 Insomma… lascio agli esperti il compito di approfondire nel dettaglio il discorso.

Campobasso: stemma con banda
su porta San Paolo
Mi limito a riportare lo stemma con la Sbarra che si trova in vico 1° Sant’Andrea a Campobasso. La qualità della foto è pessima, ma è un’impresa riuscire a immortalare l’emblema, poiché e sempre occultato da biancheria stesa.
Per completezza di immagini ripropongo anche lo stemma di Porta San Paolo con la Banda. 


                                                                                                                                                                                 




venerdì 6 maggio 2011

La Balena di Piazza Savoia a Campobasso




 
Negli anni 70 una balena girava per l'Italia!
Era un cetaceo mummificato che veniva portato a spasso per il Bel Paese.
In un lontano giorno la carovana al suo seguito approdò anche a Campobasso. Come un nebuloso ricordo, i quarantenni di oggi, ne hanno memoria. Ognuno temeva di parlarne sicuro che fosse un suo personale sogno e che sarebbe stato preso per pazzo dagli altri. Poi un giorno un amico mi chiese se anch'io l'avessi vista.
Ed allora, pian pianino, in tantissimi ce ne siamo ricordati.
Se qualcuno ha informazioni ulteriori per ricostruire con dovizia di particolari questa storia..... si faccia avanti serenamente. L'optimum sarebbe recuperare addirittura una foto o un filmato.

giovedì 5 maggio 2011

Sogni e illusioni collettive rinchiusi nel buio del cinema Ariston di Campobasso


Il Quotidiano del Molise
del 28 maggio 2010
di Paolo Giordano

Che sorte toccherà al Cinema Teatro Ariston?
A dispetto della tristezza che ispirano le saracinesche serrate e il “negativo” visibile dov’erano le lettere luminose poste sulla porta d’ingresso, esso è ancor’oggi una risorsa per la città, in quanto è l’unica struttura per cinema, teatro, congressi, convegni, assemblee e qualsivoglia attività aggregativa, presente nel capoluogo regionale.
Proprio in quell’Agorà che oramai è deserta, in quel Foro che era il centro nevralgico di ogni Urbs Romana.
Ma quale sia la vera volontà di recupero è testimoniata dal fatto che anche la caratteristica insegna è scomparsa dal fianco del fabbricato ingoiata dal nulla eterno.
Del resto la televisione, le pay TV, le videocassette –prima- ed i DVD –poi-, unitamente alle multisala, che proliferano nelle periferie, hanno reso praticamente impossibile la sopravvivenza delle monosala, che con il funzionamento tradizionale, non possono più sostenere i costi.
A Campobasso, inoltre, si è assistito ad un particolare fenomeno, per cui il confronto sociale si è spostato dal “Corso Principale” e dalla “Piazzetta” verso i centri commerciali.
Ma resta verità indiscutibile, anche se poco compresa, che le sale cittadine hanno un valore aggiunto.
Una piccola testimonianza è la presenza della Sala Alphaville, che continua le sue proiezioni, oramai da tanti anni, in barba ad ogni logica commerciale.
Tutto sta nel cambiare l’idea che si ha di “Cinema”,
Non solo offrire agli spettatori il prodotto finito, ma ad esempio favorire l’incontro con i registi, nonché dibattito, dialogo e confronto.
Inoltre proporre programmazioni forse non di massa, ma particolarmente apprezzate come le prime proposte dal Circolo la Grande Illusione negli anni 80/90,
A detta degli esperti del settore, la flessione negativa della produzione cinematografica italiana, è stata, in parte, provocata anche dalla chiusura delle sale cittadine, in cui tali proiezioni erano privilegiate.
Un primo passo potrebbe essere incentivare i luoghi che diffondono il “made in Italy”:
Va considerato che il pubblico stesso richiede diverse tipologie di “prodotto”: c’è chi predilige l’home video, chi i multiplex (dove ci sarà sempre più sperimentazione in sala, ad esempio il 3D) e chi, invece, gradisce una visione di differente qualità.
E’ a quest’ultimo segmento che, con opportune iniziative, animate da coraggio imprenditoriale ci si dovrebbe rivolgere.
Le sale cittadine sono una potenzialità sia sociale che culturale e possono diventare fari illuminanti e cenacoli illuminati nei centri urbani.
Il cuore di Campobasso dovrebbe tornare a pulsare curando il diffondersi di iniziative culturali anche in librerie, ristoranti ed altri spazi, come già avviene -ad esempio- presso un eclettico parrucchiere.
Favorendo, così, l’interazione tra pubblico e autori/registi con il naturale, conseguente e progressivo aumento di partecipazione.
Inutile nascondersi che la problematica è, principalmente, nelle mani di imprenditori, politici ed addetti del settore.
Queste sono le figure che, purtroppo o per fortuna, possono decretare la rinascita o la definitiva morte delle strutture come il Cinema Teatro Ariston.




Un pregevole biglietto di presentazione

Quando, in un impeto di follia, ho pensatao di aprire un blog mai avrei immaginato di potermi pregiare di un biglietto da visita cosi importante:

http://www.francovalente.it/2011/05/05/paolo-giordano-campobassensis/

Considerando il successo del sito dell'architetto Franco Valente,  nonché le sue competenze, conoscenze  e storia personale..... non credo ci sia miglior augurio!

martedì 3 maggio 2011

QUANTA STORIA E' INCISA SULLE PIETRE (il misterioso stemma di Porta San Paolo a Campobasso)

di Paolo Giordano

Non è vero che la Storia medioevale del Molise e di Campobasso sia povera di eventi interessanti, determinante è la mancanza di studiosi e “topi di biblioteca”, che vadano a scavare negli archivi e sappiano decifrare documenti e pergamene.
Nel secolo scorso ricercatori particolarmente tenaci, dal cui impegno nacquero autentiche pietre miliari, sono stati Vincenzo Eduardo Gasdia, padre Eduardo di Iorio ed Uberto D’Andrea.
Attualmente si contano, forse su una mano, gli “storici di professione”.
Sarebbe bello che si riprendano, o si inizino, studi approfonditi non solo sui protagonisti di primo piano quali furono Riccardo I di Gambatesa e “l’uomo che volle farsi Re”, cioè Nicola II Monforte/Gambatesa, ma anche su personaggi di minor rilievo, dei quali la storiografia parla pochissimo.
Sottolineo che tra le mie fonti la più autorevole è Benedetto Croce, che ha scritto molto sul conte Cola e la più recente è il Soprintendente Mario Pagano, autore di una preziosissima pubblicazione sulle maioliche del Castello di Campobasso.
In un’ottica di “stimolo” per le nuove generazioni di studiosi vorrei proporre una riflessione di Araldica.
Su porta San Paolo a Campobasso vi è uno stemma con una banda trasversale, che scende da sinistra verso destra, decorata da tre scudi.
Tale stemma è stato in alcuni casi erroneamente attribuito alla famiglia Monforte/Gambatesa, mentre è da ritenersi senza dubbio l’emblema araldico dei “de Molisio”.
E’ quanto mai opportuno, a sostegno del mio ragionamento, procedere almeno a due osservazioni:
Il Comune di Molise, alla ricerca di un idoneo gonfalone ispirato alle vestigia del passato, ha adottato (dopo un’accurata ricerca araldica condotta presso l’archivio di stato di Napoli) uno stemma cittadino molto simile a quello di cui discorriamo.
La differenza consiste nel fatto che al posto dei tre scudi ci sono tre macine di mulino (moli).
Ma la prova inconfutabile che l’emblema su porta San Paolo appartenga alla casata dei Molise è offerto dalle interessantissime proto-maioliche esposte nel Museo Provinciale Sannitico di Campobasso.
Qui sono conservati dei frammenti fortunosamente ritrovati nel 1991 durante dei lavori di consolidamento del Castello Monforte.

In uno di questi è ben evidente un disegno che celebra il matrimonio tra Riccardo II Monforte/Gambatesa e Tommasella di Molise, celebratosi nel 1326 circa.
Con questo sposalizio i Monforte entrano nella storia della nostra città, poiché l’ultima erede della gloriosa casata di Rodolfo de Moulins porta in dote al marito anche Campobasso.
Sulla maiolica, in modo stilizzato, sono visibili lo stemma con le quattro rose dei Monforte affiancato a quello dei de Molisio.
Quest’ultimo è lo stesso che da poco più di 600 anni controlla l’accesso su una porta della città.
Ma le curiosità non finiscono qui:
In vico 1° Sant’Andrea, su di una abitazione privata, vi è uno stemma che sembrerebbe più antico e con lo stesso disegno.
La stranezza è che la banda che lo attraversa è da destra verso sinistra, praticamente capovolta.
Solo un errore dello scalpellino? O si potrebbero iniziare un’ulteriore serie di valutazioni?
Insomma si tratta semplicemente di una pietra recuperata per salvarla dall’oblio, o era una porta cittadina precedente (è in linea con quella di San Paolo), oppure addirittura si è alla presenza di una delle case dei Conti di Campobasso?
Concludendo:
La data su porta San Paolo testimonia che nel 1374 la città era ancora feudo esclusivo dei “Molise” e non dei Monforte, infatti solo nel 1382 si assocerà ad uno di loro il titolo di Conte di Campobasso.
Tommasella, vedova del primo marito si era risposata con un nobile della famiglia dei d’Aquinio e, probabilmente, percepiva tragico il futuro della discendenza del defunto Riccardo, a seguito delle note sventure in cui era incorso il loro figliuolo Carlo, dopo lo sciagurato matrimonio con Sancia de Cabannis.
Ed ecco perché, l’arzilla “vecchina”, poco più che sessantenne, nell’ampliare la cinta muraria vi appose, senza indugio alcuno, la firma dei de Molisio e non quella dei Monforte/Gambatesa.