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giovedì 5 maggio 2011

Sogni e illusioni collettive rinchiusi nel buio del cinema Ariston di Campobasso


Il Quotidiano del Molise
del 28 maggio 2010
di Paolo Giordano

Che sorte toccherà al Cinema Teatro Ariston?
A dispetto della tristezza che ispirano le saracinesche serrate e il “negativo” visibile dov’erano le lettere luminose poste sulla porta d’ingresso, esso è ancor’oggi una risorsa per la città, in quanto è l’unica struttura per cinema, teatro, congressi, convegni, assemblee e qualsivoglia attività aggregativa, presente nel capoluogo regionale.
Proprio in quell’Agorà che oramai è deserta, in quel Foro che era il centro nevralgico di ogni Urbs Romana.
Ma quale sia la vera volontà di recupero è testimoniata dal fatto che anche la caratteristica insegna è scomparsa dal fianco del fabbricato ingoiata dal nulla eterno.
Del resto la televisione, le pay TV, le videocassette –prima- ed i DVD –poi-, unitamente alle multisala, che proliferano nelle periferie, hanno reso praticamente impossibile la sopravvivenza delle monosala, che con il funzionamento tradizionale, non possono più sostenere i costi.
A Campobasso, inoltre, si è assistito ad un particolare fenomeno, per cui il confronto sociale si è spostato dal “Corso Principale” e dalla “Piazzetta” verso i centri commerciali.
Ma resta verità indiscutibile, anche se poco compresa, che le sale cittadine hanno un valore aggiunto.
Una piccola testimonianza è la presenza della Sala Alphaville, che continua le sue proiezioni, oramai da tanti anni, in barba ad ogni logica commerciale.
Tutto sta nel cambiare l’idea che si ha di “Cinema”,
Non solo offrire agli spettatori il prodotto finito, ma ad esempio favorire l’incontro con i registi, nonché dibattito, dialogo e confronto.
Inoltre proporre programmazioni forse non di massa, ma particolarmente apprezzate come le prime proposte dal Circolo la Grande Illusione negli anni 80/90,
A detta degli esperti del settore, la flessione negativa della produzione cinematografica italiana, è stata, in parte, provocata anche dalla chiusura delle sale cittadine, in cui tali proiezioni erano privilegiate.
Un primo passo potrebbe essere incentivare i luoghi che diffondono il “made in Italy”:
Va considerato che il pubblico stesso richiede diverse tipologie di “prodotto”: c’è chi predilige l’home video, chi i multiplex (dove ci sarà sempre più sperimentazione in sala, ad esempio il 3D) e chi, invece, gradisce una visione di differente qualità.
E’ a quest’ultimo segmento che, con opportune iniziative, animate da coraggio imprenditoriale ci si dovrebbe rivolgere.
Le sale cittadine sono una potenzialità sia sociale che culturale e possono diventare fari illuminanti e cenacoli illuminati nei centri urbani.
Il cuore di Campobasso dovrebbe tornare a pulsare curando il diffondersi di iniziative culturali anche in librerie, ristoranti ed altri spazi, come già avviene -ad esempio- presso un eclettico parrucchiere.
Favorendo, così, l’interazione tra pubblico e autori/registi con il naturale, conseguente e progressivo aumento di partecipazione.
Inutile nascondersi che la problematica è, principalmente, nelle mani di imprenditori, politici ed addetti del settore.
Queste sono le figure che, purtroppo o per fortuna, possono decretare la rinascita o la definitiva morte delle strutture come il Cinema Teatro Ariston.




3 commenti:

  1. Sulla scia delle riflessioni di Paolo invito chi legge a riportare le proprie memorie legate alle vecchie sale cinematografiche di Campobasso: Odean, Modernissimo, Ariston, Savoia e, per i più maturi, il "pidocchietto" di via Pietrunto: chi ne ricorda la sua esatta ubicazione, il nome, le dimensioni?

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  2. A proposito di memoria, lancio un appello: c'è qualcuno tra i lettori che ricorda la balena esposta nei primi anni '70 a piazza Savoia? E soprattutto, qualcuno possiede una fotografia o un super 8 della balena? Battete un colpo!

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  3. Le mie memorie cinematografiche risalgono ad un cinema parrocchiale. Campobasso, 1970 circa: il Parroco della Mater Ecclesiae, Padre Renato Valenti, proiettava nelle sere estive i film di Sergio Leone sul terrazzo dell'appartamento che fungeva da canonica. Che nostalgia...

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