Sabato 30 aprile 2011 alle ore 18.00 presso la Galleria Limiti Inchiusi di Campobasso è stata inaugurata la mostra “Una città per viverci” della nota fotografa brasiliana di origine belga Lily Sverner.
La Sverner è nata ad Antuerpia in Belgio nel 1934. Emigrata in Brasile con la famiglia nel 1941, dopo aver conseguito nel 1954 la laurea presso l’Instituto Nacional de Artes” a Rio de Janeiro, si consacra alla fotografia seguendo negli anni settanta un corso presso la scuola “Enfoco Escola de Fotografia” a São Paulo. E’ fondatrice, insieme al fotografo Andrè Boccato, della casa editrice Editora Sver&Boccato, specializzata in libri di fotografia e del “Gabinete da Imagem”.
Vive a Itatiba, dove dal 2006 dirige a il “Centro Mandala de Estudos e Meditação”. La sua città è gemellata tra l’altro con il comune di Toro. L’artista, quindi, ha già avuto modo di conoscere ed apprezzare il Molise anche attraverso una mostra d’arte contemporanea “Viaggio – Viagem”, ideata e realizzata nel 2010 dalle associazioni “Limiti Inchiusi” di Campobasso ed “ENTAO!” di Itatiba . Sicuramente durante la visita di quell’evento tenutosi presso il Museo Storico Padre Lima la fotografa di fama internazionale ha maturato con convinzione l’idea di esporre nella lontana Campobasso.
Le foto presenti nella mostra che si inaugura fanno parte di un saggio realizzato tra maggio e settembre del 2010, commissionato dal Comune di Itatiba per i festeggiamenti dei 153 anni della fondazione della città. Il più convincente invito per intervenire è offerto dalla stessa Lily Sverner che racconta la sua città: “Gli sguardi continui, ogni dettaglio dei frammenti-città si espone e si nasconde al desiderio del fotografo curioso e quasi sempre giocano come con lo sfogliare dei petali della margherita. Ho posato lo sguardo su infinite possibilità di presentare allo spettatore una mia visione che non fosse un ritratto della totalità (esiste?) ma un omaggio a Itatiba, una città per viverla”.
la fotografa brasiliana di origine belga Lily Sverner
Grazie Paolo.
RispondiEliminaHo apprezzato.
Giovanni Mascia